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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 4
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Salmi, Mario: La Cattedrale d'Arezzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0420

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386

MARIO SALMI

resta evidente il nucleo centrale circolare cui si vanno addossando sempre, semicolonne
staccate luna dall’altra; mentre nel secondo tale evidenza non sussiste e alle semicolonne
si alternano i semiottagoni.

Ciò rafferma l’esempio di edifìzi prossimi ad Arezzo, come San Fortunato di Todi e
la Chiesa superiore di San Francesco di Assisi. Da questa venne all'architetto italiano
l’ispirazione per il pilone di Arezzo, ma seppe moderatamente inspirarsi mantenendo
indipendenza ed unità. Il membro poligono che guarda la nave maggiore, fiancheggiata
dalle due semicolonne sale sino alle volte dove s’incontra col sott’arco e le semicolonne
coi bottacci lievemente puntuti a forma di mandorla mentre gli archi interni seguono,
come già dicemmo la sagoma del membro da cui muovono e sono acuti e doppi.

In un particolare solo, il Duomo nostro risente del carattere straniero : in quelle im-
petuose linee verticali che prepotentemente portano all’alto, costituite dalle membrature
correnti ininterrotte alle volte, contro la tendenza tutta italiana, così spiccata nel
Duomo di Firenze, di romperle con linee orizzontali, di fare cioè un verticalismo oriz-
zontaleggiante. Ma già abbiamo notato come a questa disposizione d’insieme si contrap-
ponga un organico elemento nostro come le volte a pianta quadra cui sono da ag-

A 3

Fig. io — Pianta dei piloni della Cattedrale
di Arezzo.

giungersi i contrafforti esterni e le aperture circolari sulla sopraelevazione della nave
maggiore.

I contrafforti che servono a controspingere il peso delle volte, sono poco sporgenti,
giungono sino alla fine dei muri e seguono un aggetto uniforme in tutta la loro altezza,
notevolissimi caratteri nostrani quando si rifletta che la nostra chiesa sorse in un tempo
in cui non esisteva in Italia che un ogivalismo straniero delle maestranze monastiche,
modificato lievemente dalle accidentalità locali. E, con criterio costruttivo discutibile
ma con semplicità geniale, come a .San Galgano a Santa Maria Novella di Firenze, i
contrafforti che appariscono all’esterno della nava maggiore si muovono dai sott’archi
delle navate laterali sostituendo così gli archi rampanti.

La navata centrale si eleva assai poco al disopra delle due che la fiancheggiano
secondo una usanza italiana al contrario di ciò che avvenne nelle costruzioni gotiche
straniere e nelle nostre che da quello trassero ispirazione come le monastiche cistercensi ;
invece che da finestre, le quali per la sua limitata sopraelevazione non potrebbero cam-
pirvi, essa è forata da occhi circolari.1 Altro esempio consimile ci offrono Santa Maria
Novella e, più tardi, il Duomo di Firenze, mentre il tipo contrario si vede nelle Catte-
drali di Siena e di Orvieto per l’influsso dei vicini modelli cistercensi.

1 C. Enlart, Ovigines frangaises de VArdi. goth.
en Italie, Paris, 1892, pag. 298, afferma che gii oc-
chi circolari nei fianchi del duomo di Arezzo, sono
imitati da Prissy, Mantes e Nótre-Dame di Pa-
rigi. Al contrario, poiché in Italia la loro presenza

è giustificata da una necessità costruttiva e si
perpetuarono fino nel '400 in San Petronio di Bo-
logna mentre in Francia costituiscono una ecce-
zione, non v’ha, dubbio che debbano considerarsi
— siano una caratteristica italiana.
 
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