LE SIBILLE NELLE ARTI FIGURATIVE ITALIANE
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queste Sibille, come le altre del Pinturicchio, di cui diremo brevemente, sono un ricordo
dell’Annunciazione, alla quale — ripetiamo — e non all’opuscolo del De Barberiis, il pittore
fiorentino dovette ispirarsi.
^ * 4c
Ben altro linguaggio sa parlare la Sibilla di Luca Signorelli, nel Giudizio finale di Orvieto
(fig. 15). Di seguito alla caduta dell’Anticristo, sull’arco d’ingresso alla cappella di San Brizio,
Fig, 16 — Pinturicchio : Chiesa di Santa Maria del Popolo. Roma.
il Signorelli dipinse il finimondo, il « Dies irae». Seguendo l’inno di Tomaso da Celano,
egli fa testimone della catastrofe finale la Sibilla e un Profeta. Il sole si è spento, la luna ha
impallidito, i templi e le case cadono in ruina, una pioggia di fuoco mette lo scompiglio e
il terrore nella moltitudine dei reprobi. Nell’acrostico, più volte citato, in modo simile è de-
Fig. 17— Pinturicchio : Chiesa di Santa Maria del Popolo, Roma.
scritta la scena, che cosi spesso ricorre nei Sibillini, della fine del mondo. Il fuoco incendierà
il cielo e la terra e il mare:
Lune erit et luctus, stridebunt dentibus omnes.
Eripitur solis tubar et chorus interit astris.
Volvetur coelum, lunaris splendor obibit.
Sono madri pazze di terrore che stringono al seno i loro pargoli, vecchi stanchi che ten-
tano uno sforzo supremo per unirsi alla furia dei fuggitivi, giovani spavaldi, imprecanti alla
morte, ma che pur essi sono abbattuti dall’ira divina. In tutti domina l’angoscia suprema, il
terrore folle. In mezzo a tanta desolazione, a destra il potentissimo artista ci presenta, in un
gruppo di giovani guerrieri, il Profeta, che, raccolta con la sinistra l’ampia veste, indica con la
destra levata imminente la discesa del Giudice divino, e la Sibilla, che mostra nel libro riaperto
la profezia da tempo rivelata, e che ora s’avvera. La figura della Sibilla è una delle più forti
rappresentazioni della pittura del Quattrocento. Nel fiore di una gagliarda maturità, vestita
L’Arte. XVIII, 55.
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queste Sibille, come le altre del Pinturicchio, di cui diremo brevemente, sono un ricordo
dell’Annunciazione, alla quale — ripetiamo — e non all’opuscolo del De Barberiis, il pittore
fiorentino dovette ispirarsi.
^ * 4c
Ben altro linguaggio sa parlare la Sibilla di Luca Signorelli, nel Giudizio finale di Orvieto
(fig. 15). Di seguito alla caduta dell’Anticristo, sull’arco d’ingresso alla cappella di San Brizio,
Fig, 16 — Pinturicchio : Chiesa di Santa Maria del Popolo. Roma.
il Signorelli dipinse il finimondo, il « Dies irae». Seguendo l’inno di Tomaso da Celano,
egli fa testimone della catastrofe finale la Sibilla e un Profeta. Il sole si è spento, la luna ha
impallidito, i templi e le case cadono in ruina, una pioggia di fuoco mette lo scompiglio e
il terrore nella moltitudine dei reprobi. Nell’acrostico, più volte citato, in modo simile è de-
Fig. 17— Pinturicchio : Chiesa di Santa Maria del Popolo, Roma.
scritta la scena, che cosi spesso ricorre nei Sibillini, della fine del mondo. Il fuoco incendierà
il cielo e la terra e il mare:
Lune erit et luctus, stridebunt dentibus omnes.
Eripitur solis tubar et chorus interit astris.
Volvetur coelum, lunaris splendor obibit.
Sono madri pazze di terrore che stringono al seno i loro pargoli, vecchi stanchi che ten-
tano uno sforzo supremo per unirsi alla furia dei fuggitivi, giovani spavaldi, imprecanti alla
morte, ma che pur essi sono abbattuti dall’ira divina. In tutti domina l’angoscia suprema, il
terrore folle. In mezzo a tanta desolazione, a destra il potentissimo artista ci presenta, in un
gruppo di giovani guerrieri, il Profeta, che, raccolta con la sinistra l’ampia veste, indica con la
destra levata imminente la discesa del Giudice divino, e la Sibilla, che mostra nel libro riaperto
la profezia da tempo rivelata, e che ora s’avvera. La figura della Sibilla è una delle più forti
rappresentazioni della pittura del Quattrocento. Nel fiore di una gagliarda maturità, vestita
L’Arte. XVIII, 55.