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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 4
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Rossi, Angelina: Le Sibille nelle arti figurative italiane, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0471

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LE SIBILLE NELLE ARI I EI CURATI VE ITALIANE

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Dal 1472 al 1483 furono da diversi artisti graffite dieci Sibille sul pavimento del duomo
di Siena, che già abbiamo avuto occasione di ricordare: cinque nella navata sinistra e cinque
nella destra. Sono, come dicemmo, le dieci Sibille del canone varroniano ; ma al posto della
Cimmeria, qui c’è la Cumea, che si credette diversa dalla Cumana. La più antica è la Persica,
del 1472, di Urbano da Cortona. Benché di epoca e di mano diversa, pure le dieci figure
presentano nel criterio di composizione un tutto unico, bene intonato alla decorazione. A sini-
stra la Libica, la Ellespontica, la Frigia, la Samia, la Tiburtina ; a destra, la Persica, l’Eritrea,
la Cumana, la Cumea e la Delfica. I caratteri specifici esteriori di ciascuna figura abbondano ;
nessun attributo manca dei più tradizionali : libro, rotulo, vesti e ornamenti propri delle varie
regioni cui esse appartengono. E come se non bastassero questi attributi a distinguere l’una
dall’altra, ai piedi di esse è il nome con le stesse parole di Vairone. Abbondano le frasi e
il testo delle profezie; a ciascuna gli artisti hanno dato libri e tabelle, recanti profetiche parole.
E non solo in mano le Sibille recano i testi, ma anche alla loro destra e alla loro sinistra,

su di una tabella sorretta da un sostegno variamente ornato nelle diverse figure, si leggono
gli oracoli. Sono tutte graffite sul marmo nero del pavimento. Vestite con una certa ricchezza,
qualcuna con ricercata eleganza, come ad esempio la Delfica, tutte presentano nel contorno
una finezza di linea veramente mirabile. Sono curati finanche i più minuti particolari, e nell’ac-
conciatura del capo e negli ornamenti dei vestiti. Della Sibilla Libica, la prima della navata
a sinistra, l’artista ha voluto indicare anche la patria, rappresentandola col viso nero; cosa
che gli riusciva molto facile, dato il fondo di marmo nero di tutto il pavimento. Caratteristica
fra tutte è la vecchia Cumana (fig. 20), a cui l’artista diede tutti i possibili segni di ricono-
scimento; avvolta in ampie vesti, col capo fino alla fronte coperto, regge con la destra un
ramoscello d'ulivo, e con la sinistra sostiene i tre libri superstiti, mentre a terra ardono i sei
libri, che l’avarizia del re Tarquinio aveva condannati al fuoco. E come se non bastassero
questi segni a far distinguere la vecchia e famosa Sibilla, i versi dell’ecloga virgiliana sono
scritti su di una tabella. Agitata, convulsa quanto tutte le altre sono calme e composte, la
Cumea, la Cimmeria di Varrone, è nell’atto d’irrompere in iscena scapigliata con le vesti in
disordine (fig. 21). L’artista si è sforzato di ritrarre l’improvviso spavento, ma è caduto un
po’ nel volgare, dandoci 1 immagine di una menade, piuttosto che di una veggente. Sfarzosa-

Fig. 20 — Pavimento del Duomo. Siena.
 
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