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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 4
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Rossi, Angelina: Le Sibille nelle arti figurative italiane, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0489

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LE SIBILLE NELLE ARTI FIGURATIVE ITALIANE

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Libica, si compiaccia nel ritrarre questi contrasti nella direzione elei movimenti delle varie
parti del corpo. A questi compiacimenti di Michelangelo scultore, e non ad altra più riposta
cagione crediamo si debba attribuire il movimento della testa. Dell’aura che alla Sibilla e ai
putti muove i capelli (fig. 33), e che non è il vento di cui i critici parlano, tanto più se si
considera il movimento generale della persona, abbiamo già detto a proposito della Delfica di
Rimini. Essa è un ricordo virgiliano.

Ma di un altro poeta latino, di Lucano, a noi sembra di veder chiara l’azione nella
Delfica del Buonarroti. Al pari della Delfica di Lucano, la Delfica della Sistina sospende a
mezzo il vaticinio. A neh'essa par che prorompa dal tempio, ancora piena del Dio, che le

35 — Raffaello : Particolare dell’affresco suddetto
Roma, Chiesa di Santa Maria della Pace.

volge e gira gli occhi fieri e gli sguardi vaganti nel cielo; anch’essa ha le labbra rosse info-
cate e sulle guance diffuso un terribile pallore; anche a lei pare che escano per le labbra
socchiuse sospiri senza parole, simili al gemito rauco del mare ancor gonfio mentre Borea
si queta.1 Chi confronti con i versi di Lucano la Delfica di Michelangelo, escluderà senz’altro
la possibilità di una concordanza puramente casuale e riconoscerà che mai, dai tempi classici
dell’Ellade, concezione di poeta fu più chiaramente ed efficacemente tradotta in opera di pit-
tore. Chiedeva Michelangelo, come lo stoico poeta latino, al nume che occupava la mente
della Delfica, se non fosse per cominciare un’era nuova nel mondo?

.Tunc pectore vatis

Inpactae cessere fores, expulsaque templis
Prosiluit; perstat rabies, nec'cuncta locutae
Ouem non emisit, superest deus. Ille feroces
Torquet adhuc oculos totoque vagantia coelo
Lumina, nunc voltu pavido, nunc torva minaci ;

Stat nunquam facies ; rubor igneus infìcit ora
Liventesque genas ; nec, qui solet esse timenti,
Terribilis sed pallor inest, nec fessa quiescunt
Corda ; sed ut tumidus Boreae post flamina pontus
Rauca gemit, sic muta levant suspiria vatem.

Lucano, De bello civili, 1. V, ^08-218.
 
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