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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 18.1915

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Fasc. 4
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Rossi, Angelina: Le Sibille nelle arti figurative italiane, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24142#0491

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LE SIBILLE NELLE ARTL FIGURATIVE ITALIANE

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forme poderose di certe figure e nel panneggiamento, è innegabile però che in quelle forme
spira sempre l’alito della grazia e della gentilezza propria di Raffaello.

Come nel fresco di Perugia, così in quello della Cappella Chigi si rivela alle Sibille la
venuta del Salvatore e la liberazione dell’ Umanità dai lacci del peccato. Lì lo stesso Padre
celeste, qui i suoi angeli ne danno l’annunzio. E la chiarezza della buona novella viene man
mano aumentando dalla destra alla sinistra parte dell’arco. A destra, in fatti, sur una
tavola poggiata a terra, sulla quale a sua volta appoggia il braccio destro uno stanco angio-
letto, quasi nell’atteggiamento di chi ha già compiuto il suo lavoro, si leggono le prime parole
dei versi famosi della IV ecloga : « Jam nova progenies... », contenenti il primo e oscuro
presagio del Cristo venturo. Il vaticinio è stato già appreso dalla vecchia Sibilla (fig. 35),
verso la quale tavola ed angelo appariscono rivolti, quando nuovi messaggi richiamano
l’attenzione di lei e della più giovine compagna. Tutt’e due si volgono verso la sommità
dell’arco, dove un angelo, seduto sullo sgabello, tiene appoggiata alla coscia destra una ta-
bella e ne indica con la sinistra 1’ iscrizione. La più giovine Sibilla, appoggiata con la mano
destra e con la coscia alla curva dell’arco, col piede sinistro su di un vaso e l’altra mano
sulla coscia, fissa i begli occhi sulla scritta con un’espressione quasi di stanchezza, che con-
trasta molto bene con l’ansia, con cui la vecchia, tenendo le mani poggiate ai braccioli del-
l’ampia seggiola, protende la persona verso l'oracolo, del quale si sforza d’intendere il
contenuto. È lo stesso atteggiamento della Cumana di Michelangelo, ma la vecchia Sibilla di
Raffaello 1 conserva i tratti caratteristici della donna, non ha nulla della maschia e rude senilità
di quella; sente che il nuovo testo è complemento dell’antico, che già fermò la sua attenzione, del
carme cumeo di Virgilio, e ciò spiega il suo maggiore interessamento. Il suo pensiero segue una
direzione diversa da quella della Sibilla della Sistina. Questa dal nuovo testo torna avida al-
l’antico, al libro, quasi irritata di non avervi veduto prima quel che solo ora le si palesa; la
Sibilla di Raffaello, in vece, curiosa e ansiosa, ma non crucciata, passa dal vecchio al nuovo
oracolo, la cui connessione col primo ci sembra fuori dubbio. Nel carme cumeo del primo
angelo il nuovo ordine di tempi e di cose era appunto prenunziato da un generale commo-
vimento della natura; la scritta, che il secondo angelo addita, comincia col verso dei Sibil-
lini, ove il Salvatore annunzia che rivolgerà il corso del cielo e aprirà le viscere della terra.
Il fanciullo del primo testo è dunque il Figlio di Dio. sarà il Verbo di Dio che farà mutare
alla natura il suo corso. Ma non basta. Il risorgere dell’ Umanità in Cristo, che è il vero fine
della discesa di Lui in terra, resta ancora nascosto alle due Veggenti. Esse non si sono an-
cora accorte dell’angelo che, librato in aria, a destra, con le braccia distese spiega il rotulo,
nel quale la risurrezione è promessa, dell’angelo che pare arresti il suo volo verso il cielo,
per dar tempo alle donne di leggere il compimento del vaticinio. 2

Nella parte sinistra dell’affresco l’idea è ripresa, è svolta in forme nuove, attestanti la
ricchezza inesauribile della fantasia dell’artista. Un’altra Sibilla, come trasognata, dal profilo
fine e leggiadro (fig. 36), coperto il capo d’ un drappo a foggia di turbante, si appoggia con
la persona e con la mano sinistra alla curva dell’arco, mentre con la destra è intenta a scri-
vere su di una tabella, che un angelo, seduto sullo scanno mediano, le tiene dinanzi.3 Infer-
vorato l’angelo detta, mostrando coll’ indice destro il cielo, cioè il regno a cui Cristo, dopo
aver soggiaciuto alla morte, assorgerà vittorioso. L’intensità dell’espressione dell’angelo, preso

1 Che la vecchia Sibilla di Raffaello sia la Cumana,
ci pare fuori dubbio, nè sapremmo dire su quale fon-
damento altri l’abbia creduta la Tiburtina.

2 Viro., Ecl., IV, v. 51-53:

aspice convexo nutantem panciere vmndmn,
terrasque tractusque maris cceluiMiue profuncLum,
aspice venturo laefantur ut. omnia saeclo !

3 Or., Sib., Vili, v. 413-15:

“ Ci'jpoL'ii'i sp.iów, va ir,; jcsuSaw'/a; à'/oi^w,

/.ai tot ’VaaTvistij ve'/.póu', y.olpav àvaX'jcra;,

/.ai Oa-zaTou vAvtog'v.”

Il primo verso è dettato dall’angelo, il secondo
si legge sul rotulo dell’angelo volante sull’ultima
Sibilla.

L’Arte. XVIII, 58.
 
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