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li libro delle pitture di Ferrara, nelle brevi notizie
de’ Pittori ecc. che dà sul principio, non fa alcuna
menzione di Laudadio, di Rambaldo, e socio, Com-
pagni, nè di Bartolomeo Vaccarini, nè di Oliviero
San Giovanni, nè di Nicolò scultore, come si è
sentito riportarsi dal nostro Baruffaldi; ma da Ge-
lasio della Masnada passa immediatamente a Cosimo
Turra, che vale a dire dal 1242 al 1469. Poi dice,
che vi erano ancora Ettore Bonacossa che viveva
negli anni 1448, e lo Squarcione, e Stefano da
Ferrara suo discepolo ; de’ quali il Baruffaldi nella
sua Lettera iniziale non ha fatta menzione.
Dicesi ancora in quel libretto, esservi stato fra i
pittori ferraresi più di uno col nome di Stefano, e
che il più antico fu con onore chiamato da Michele
Savonarola nel suo libro ( De Laudibus Patavii Lib.
1. in Voi. XXIV. Rer. Hai. Script, col. 1145), par-
lando della chiesa di S. Antonio, con tal espressione:
« Sunt denique eo in loco multo plures ( capellae )
« e quibus duae ita magnificae et ita ornatae exi-
« stunt ut existimem paucas, iremo fortasse nullas
« eis pares reperiri. Estque prima Antonio nostro
« suis cum pictis miraculis manu Stephani Ferra-
« riensis dedicata ecc. » Nel fine poi enumerando
quelli che con le loro pitture avevano Padova de-
corata, dice « Postremo Stephano Ferrariensi non
« parvum honorem dabimus, qui stupendis miraculis
« gloriosi nostri Antonii Capellam figuris veluti se
« moventibus miro quodam modo configuravi! » .
Similmente il Rossetti nella sua descrizione delle
pitture e scolture di Padova racconta lo stesso par-
lando della cappella di S. Antonio, come vedrassi
nella vita di esso Stefano, che dal nostro Baruffaldi
si cognomina Stefano Falzagalloni.
li libro delle pitture di Ferrara, nelle brevi notizie
de’ Pittori ecc. che dà sul principio, non fa alcuna
menzione di Laudadio, di Rambaldo, e socio, Com-
pagni, nè di Bartolomeo Vaccarini, nè di Oliviero
San Giovanni, nè di Nicolò scultore, come si è
sentito riportarsi dal nostro Baruffaldi; ma da Ge-
lasio della Masnada passa immediatamente a Cosimo
Turra, che vale a dire dal 1242 al 1469. Poi dice,
che vi erano ancora Ettore Bonacossa che viveva
negli anni 1448, e lo Squarcione, e Stefano da
Ferrara suo discepolo ; de’ quali il Baruffaldi nella
sua Lettera iniziale non ha fatta menzione.
Dicesi ancora in quel libretto, esservi stato fra i
pittori ferraresi più di uno col nome di Stefano, e
che il più antico fu con onore chiamato da Michele
Savonarola nel suo libro ( De Laudibus Patavii Lib.
1. in Voi. XXIV. Rer. Hai. Script, col. 1145), par-
lando della chiesa di S. Antonio, con tal espressione:
« Sunt denique eo in loco multo plures ( capellae )
« e quibus duae ita magnificae et ita ornatae exi-
« stunt ut existimem paucas, iremo fortasse nullas
« eis pares reperiri. Estque prima Antonio nostro
« suis cum pictis miraculis manu Stephani Ferra-
« riensis dedicata ecc. » Nel fine poi enumerando
quelli che con le loro pitture avevano Padova de-
corata, dice « Postremo Stephano Ferrariensi non
« parvum honorem dabimus, qui stupendis miraculis
« gloriosi nostri Antonii Capellam figuris veluti se
« moventibus miro quodam modo configuravi! » .
Similmente il Rossetti nella sua descrizione delle
pitture e scolture di Padova racconta lo stesso par-
lando della cappella di S. Antonio, come vedrassi
nella vita di esso Stefano, che dal nostro Baruffaldi
si cognomina Stefano Falzagalloni.