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fortuna, come F arciere fa passar maestrevolmente il suo dardo per entro uno
scopo senza toccarne gli ostacoli.
L’ inferior quadro rappresenta Borso in atto di ricevere le suppliche e ren-
der ragione a’suoi sudditi sotto l’arco d’un ideale maestoso palazzo che porta
1’ epigrafe ivsticia. Fan corona al duca molti cortigiani, fra quali uno sì magni-
ficamente vestito, (lo che succede in tutte le scene storiche di questa sala),
che non la cede , e ben di poco , che al duca. Da molto tempo vien creduto il
favorito Teofilo Caleagnini, se pure non è un Estense, e forse Alberto, cui dal Duca
Ercole suo fratello questo palazzo venne donato. Al di fuori di questa fabbrica,
vien ripetuto Borso a cavallo, seguito dai grandi della sua corte in atto
d’ incamminarsi ad una caccia con cani e falconi. Più in alto a man destra
alcuni contadini stanno in azione di potare le viti , operazione che appunto si
pratica in Marzo.
II.
APRILE
Venere, dea della voluttà, cui era sacro il mese di Aprile, comparisce sopra
un carro tirato da due cigni entro un fiume, e tiene avvinto sul carro avanti
a se il Dio della guerra. A destra del quadro varii giovinetti d’ ambo i sessi
stanno in amorosi diporti, a sinistra una compagnia di lieta gioventù con istro-
menti musicali accompagnano due sposi che s’ accarezzano con molta libertà :
in alto le tre grazie, e sul piano molti conigli simbolo della fecondità.
Un toro corrente si presenta nella fascia di mezzo con sopra una figura
seminuda che tiene in mano una chiave a notare 1’ apertura della buona stagione.
A destra del quadro figurasi la felicità materna espressa nella vaga giovine
che osserva il suo fanciullo che le sta a piedi ; dalla parte opposta è rappresen-
tata la dissolutezza in aspetto d’ uom ributtante, dalla cui bocca escono due
denti di cignale, geroglifico, secondo Oro Apolliiie, dell’uom pernicioso: il
drago che tiene nella destra accenna la vigilanza necessaria alle imprese brutali,
ed il dardo la forza con cui consegue talora il suo intento. Gli sta a’ piedi il fido
suo cane pronto ad avvertirlo nelle sorprese, ed il cavallo per servirsene
all’ uopo.
Nella sinistra parte del quadro inferiore Borso sotto un arco bellissimo in
mezzo a’ suoi nobili amici dona una moneta ad una goffa persona, la quale
se vorrà credersi un buffone non potrà essere il Gonella che visse assai prima
( Frizzi Mem. per la stor. di Ferrara T. Ili, pag. 269, e Tom. pag. jo. ).
Alla destra dello stesso quadro vedesi Borso tornar dalla caccia assieme alla sua
comitiva, osservandosi in aria un girifalco recar fra gli artigli un tarabuso. Da
questa parte in alto sta dipinta una corsa di fantini, di ragazze, di cavalli ,
e giumenti presente il duca e molto popolo. Al lato sinistro la rappresentazione
è interrotta da una porta che conduceva alla magnifica seconda stanza, sopra
li cui battenti, allorché restava chiusa, era certamente continuato il dipinto
soggetto.
III.
MAGGIO
Sopra un carro tirato da quattro cavalli di diverso pelo, le cui redini sono
tenute dall’ aurora , si presenta Apollo , nume della poesia e della eloquenza ,
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scopo senza toccarne gli ostacoli.
L’ inferior quadro rappresenta Borso in atto di ricevere le suppliche e ren-
der ragione a’suoi sudditi sotto l’arco d’un ideale maestoso palazzo che porta
1’ epigrafe ivsticia. Fan corona al duca molti cortigiani, fra quali uno sì magni-
ficamente vestito, (lo che succede in tutte le scene storiche di questa sala),
che non la cede , e ben di poco , che al duca. Da molto tempo vien creduto il
favorito Teofilo Caleagnini, se pure non è un Estense, e forse Alberto, cui dal Duca
Ercole suo fratello questo palazzo venne donato. Al di fuori di questa fabbrica,
vien ripetuto Borso a cavallo, seguito dai grandi della sua corte in atto
d’ incamminarsi ad una caccia con cani e falconi. Più in alto a man destra
alcuni contadini stanno in azione di potare le viti , operazione che appunto si
pratica in Marzo.
II.
APRILE
Venere, dea della voluttà, cui era sacro il mese di Aprile, comparisce sopra
un carro tirato da due cigni entro un fiume, e tiene avvinto sul carro avanti
a se il Dio della guerra. A destra del quadro varii giovinetti d’ ambo i sessi
stanno in amorosi diporti, a sinistra una compagnia di lieta gioventù con istro-
menti musicali accompagnano due sposi che s’ accarezzano con molta libertà :
in alto le tre grazie, e sul piano molti conigli simbolo della fecondità.
Un toro corrente si presenta nella fascia di mezzo con sopra una figura
seminuda che tiene in mano una chiave a notare 1’ apertura della buona stagione.
A destra del quadro figurasi la felicità materna espressa nella vaga giovine
che osserva il suo fanciullo che le sta a piedi ; dalla parte opposta è rappresen-
tata la dissolutezza in aspetto d’ uom ributtante, dalla cui bocca escono due
denti di cignale, geroglifico, secondo Oro Apolliiie, dell’uom pernicioso: il
drago che tiene nella destra accenna la vigilanza necessaria alle imprese brutali,
ed il dardo la forza con cui consegue talora il suo intento. Gli sta a’ piedi il fido
suo cane pronto ad avvertirlo nelle sorprese, ed il cavallo per servirsene
all’ uopo.
Nella sinistra parte del quadro inferiore Borso sotto un arco bellissimo in
mezzo a’ suoi nobili amici dona una moneta ad una goffa persona, la quale
se vorrà credersi un buffone non potrà essere il Gonella che visse assai prima
( Frizzi Mem. per la stor. di Ferrara T. Ili, pag. 269, e Tom. pag. jo. ).
Alla destra dello stesso quadro vedesi Borso tornar dalla caccia assieme alla sua
comitiva, osservandosi in aria un girifalco recar fra gli artigli un tarabuso. Da
questa parte in alto sta dipinta una corsa di fantini, di ragazze, di cavalli ,
e giumenti presente il duca e molto popolo. Al lato sinistro la rappresentazione
è interrotta da una porta che conduceva alla magnifica seconda stanza, sopra
li cui battenti, allorché restava chiusa, era certamente continuato il dipinto
soggetto.
III.
MAGGIO
Sopra un carro tirato da quattro cavalli di diverso pelo, le cui redini sono
tenute dall’ aurora , si presenta Apollo , nume della poesia e della eloquenza ,
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