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rantìo forse di diie canonici di quel tempo, quando
pure uno di essi non sia un cardinale per aver
nelle mani la berretta di color rosso ; e vi si legge
il nome del pittore e il principio della angelica
salutazione in caratteri greci (1).
Quest’ opere non poterono certamente acquistar-
gli credito di valoroso pittore, essendovi a quel
tempo chi dipingeva con maggior maestria. La sua
miglior fortuna provenne dal poter avere nella sua
stanza uno scolare di gran talento, il quale non
contento d’apprendere gli stentati documenti del
Panetti, non ristette di procacciarsi scuola miglio-
re, e riportando poi col tempo migliori principii
al vecchio maestro, lo mosse ad abbandonare le
antiche sue angustie. Fu questi il giovinetto Ben-
venuto Tisio da Garofalo, il quale riuscì poi mae-
stro di tanta rinomanza. Da suo padre che in pit-
tura non comprendeva nè il buono nè il migliore,
fu accordato sotto gl’ insegnamenti del Panetti.
Stettevi egli finché ebbe gli occhi aperti a gusto
migliore con grande piacere del maestro, il quale
scorgeva nel discepolo un più che ordinario talen-
to. Ma poi scioltasi la benda dagli occhi, con ma-
gnanima risoluzione gli si tolse di sotto, e scorse
le città principali, dove allignassero ottimi maestri,
e principalmente Roma, dove operava meraviglie
l’immortale Raffaello d’Urbino. Tornato dopo alquanti
(i) Non può negarsi che questa tavola, che ora conservasi nella sagristia de
Cappellani sotto al gran campanile, non sia di stile piuttosto meschino, ed è
forse una delle prime opere di questo artista. Ha però buone prerogative nel-
l’indietro del paese e nella condotta delle figure, potendosi ricordare quella del
cardinale genuflesso in atto di pronunziare in lingua greca la salutazione ange-
lica» Fu questi, presumibilmente, uno de’ devoti che ordinarono il quadra
della cui persona non abbiamo trovata memoria.
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fidi è poi, d
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rantìo forse di diie canonici di quel tempo, quando
pure uno di essi non sia un cardinale per aver
nelle mani la berretta di color rosso ; e vi si legge
il nome del pittore e il principio della angelica
salutazione in caratteri greci (1).
Quest’ opere non poterono certamente acquistar-
gli credito di valoroso pittore, essendovi a quel
tempo chi dipingeva con maggior maestria. La sua
miglior fortuna provenne dal poter avere nella sua
stanza uno scolare di gran talento, il quale non
contento d’apprendere gli stentati documenti del
Panetti, non ristette di procacciarsi scuola miglio-
re, e riportando poi col tempo migliori principii
al vecchio maestro, lo mosse ad abbandonare le
antiche sue angustie. Fu questi il giovinetto Ben-
venuto Tisio da Garofalo, il quale riuscì poi mae-
stro di tanta rinomanza. Da suo padre che in pit-
tura non comprendeva nè il buono nè il migliore,
fu accordato sotto gl’ insegnamenti del Panetti.
Stettevi egli finché ebbe gli occhi aperti a gusto
migliore con grande piacere del maestro, il quale
scorgeva nel discepolo un più che ordinario talen-
to. Ma poi scioltasi la benda dagli occhi, con ma-
gnanima risoluzione gli si tolse di sotto, e scorse
le città principali, dove allignassero ottimi maestri,
e principalmente Roma, dove operava meraviglie
l’immortale Raffaello d’Urbino. Tornato dopo alquanti
(i) Non può negarsi che questa tavola, che ora conservasi nella sagristia de
Cappellani sotto al gran campanile, non sia di stile piuttosto meschino, ed è
forse una delle prime opere di questo artista. Ha però buone prerogative nel-
l’indietro del paese e nella condotta delle figure, potendosi ricordare quella del
cardinale genuflesso in atto di pronunziare in lingua greca la salutazione ange-
lica» Fu questi, presumibilmente, uno de’ devoti che ordinarono il quadra
della cui persona non abbiamo trovata memoria.
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