CAPITOLO TERZO
37i
Felavicìnì ec ; mi stava quas.ì tranquillo lia, si formavano alla scuola dei.primi mae-
della versione a questo modo , nell anno stri sotto dei quali pomìncìavanq a lavorare
dì Cristo i332 Tommasino del Ferro figlio, come scarpellini e finivano come maestri, e
di Siantagìovqnnì massaro di san Gemi- colleghi. Le cronache milanesi ci vammen-
nianofece scolpire auell opera e finire la tanp tutti ì nomi di quei campìonesì che la-
fece dallo scultore Enrico Prendispada, vorarono nel duomo, ma non sappiamp con
quando coli'iterare le diligenze che mai non precisione da esse quali fossero i loro lavo-
bastano, ho verificato dall' archivio capitola-: ri. Non è così del pulpito modonese , né della
re del duomo.di Modena, per ricerche an- sommità della .torre elegante di quella pit-r
Seriormente anche fatte dui Tirabpsciù , che tà, ne più ancora del magnìfico mausoleo
esisteva una famiglia di Campione, terra fra dì Gan Sìgnorio in Verona , uno dei piiù
ì laghi dì Como e di Lugano al Nord dell'Ita-, grandiosi eretti in Italia nel i57Ò . QueT
lia e vicina alla Germania fecondissima dì sto appunto è opera di quel Bonino da
artefici di quella natura , ove cominciava Campione dì cui abbiamo parlato al ca-
ad essere famigliare appunto il nome di En-, pitolo del duomo di Milano, leggendosi
rico., terra di cui era anche nativo quel Mai*-, nel più basso listello del fregio la seguente
co da.Campione e quegli altri di sua patria iscrizione: Hoc prus sculpsit et eecix iìosi-t
e famìglia che citansi fra gli antichi archi- nus* de campigliono kemoi-anessis diocesis,
tetti e scultori del duomo di Milano. Questa Può aversi un'idea di questo magnifico mor
famiglia dunque di Campione gìà fino dallo numentp alla tavola XXIV, e se ne può ve^-
spirare del XII o cominciare del XIII seco- dere qualche poizione alla tavola XXXV, dal-
lo aveva l'impiego di lavorare marmi per la le. quali ispezioni risulterà che lo stile di
cattedrale di Modena. Il documento èdel3o questo Bonino non era mollo conforme al
novembre 1244 e vi si accennano antichi migliore che sì adottava allora in Italia, mg.
patti per questi lavori tra il soprastante e un sentiva un po'del. tedesco. Molte simili ope-
Anselmas de Campilione Episcopatus Cu- re, e fors'anche i mausolei deSignori dì Mi-
7nanì\ e nuovi patti in quello si fanno poi lano, che hanno la data dì quel tempo, ap-
con un Arrigo figliuolo d'Orazio, figliuolo partengouo a questi artisti, che si sono detti
d'Anselmo, dal che deduce il dìligentissimo tedeschi anche abusivamente per la distanza
bibliotecario Tìraboschi che l'Arrigo da Cam- e il minor contatto che eravi tra popoli dell'
pione che lavorò nel pulpito e nella torre nel Italia superiore e quei dell' Etruria , della
i522 probabilmente era nipote dell'altro Venezia e del mezzogiorno, i quali comu- '
Arrigo che vi lavorò nel 1/244$ talché per ni cavano con una relazione più immediata e
cinque generazioni questa famiglia dovette es- seguita.
sere impiegata in servigio dì quella cattedrale. Queste antiche iscrizioni il più delle volte
Piacenii qui anche riflettere che ben esami- sono atte a dilucidare importantissimi passi
nando in Italia le opere degli scultori del me- d'istoria, ma q\;alche volta sono enigmi ,
dìo evo si trovano argomenti onde venire in per isciogliere i quali non basterebbe un Edi-
chiaro di simili verità e di nomi che sì credo- pp, a meno che non si volessero fare dei
no oscuri e di autori di cui s'ignorano le opere sogni. Molte potrei recarne di oscurissimo
che pur sarebbero meritevoli delle maggiori senso, come quella che vedesi scolpita sull'
lodi . Questa razza di scultori e architetti architrave della porta maggiore dì s, Gio: in
luganesi 0 vogliam dire con più precisione Lucca, la quale non basta che sia mancante e
da Campione, diede fino da quel tempo gran scorretta,prima per opera forse di chi la scris-
numero di artisti valentissimi, e chiamati, se, poi di chi la scolpi, ma vi si vede anche
siccome dalle cronache de'monasteri ho pò- adoprata (come mi disse scherzosamente al-
tuto rilevare, di frequente a lavorare nei cuno ch'io consultai) la lingua di Babele,
grandi edìfizj c^ie sorgevano per tutta l'Ita- Io non riporterò le sigle barbare e strane
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Felavicìnì ec ; mi stava quas.ì tranquillo lia, si formavano alla scuola dei.primi mae-
della versione a questo modo , nell anno stri sotto dei quali pomìncìavanq a lavorare
dì Cristo i332 Tommasino del Ferro figlio, come scarpellini e finivano come maestri, e
di Siantagìovqnnì massaro di san Gemi- colleghi. Le cronache milanesi ci vammen-
nianofece scolpire auell opera e finire la tanp tutti ì nomi di quei campìonesì che la-
fece dallo scultore Enrico Prendispada, vorarono nel duomo, ma non sappiamp con
quando coli'iterare le diligenze che mai non precisione da esse quali fossero i loro lavo-
bastano, ho verificato dall' archivio capitola-: ri. Non è così del pulpito modonese , né della
re del duomo.di Modena, per ricerche an- sommità della .torre elegante di quella pit-r
Seriormente anche fatte dui Tirabpsciù , che tà, ne più ancora del magnìfico mausoleo
esisteva una famiglia di Campione, terra fra dì Gan Sìgnorio in Verona , uno dei piiù
ì laghi dì Como e di Lugano al Nord dell'Ita-, grandiosi eretti in Italia nel i57Ò . QueT
lia e vicina alla Germania fecondissima dì sto appunto è opera di quel Bonino da
artefici di quella natura , ove cominciava Campione dì cui abbiamo parlato al ca-
ad essere famigliare appunto il nome di En-, pitolo del duomo di Milano, leggendosi
rico., terra di cui era anche nativo quel Mai*-, nel più basso listello del fregio la seguente
co da.Campione e quegli altri di sua patria iscrizione: Hoc prus sculpsit et eecix iìosi-t
e famìglia che citansi fra gli antichi archi- nus* de campigliono kemoi-anessis diocesis,
tetti e scultori del duomo di Milano. Questa Può aversi un'idea di questo magnifico mor
famiglia dunque di Campione gìà fino dallo numentp alla tavola XXIV, e se ne può ve^-
spirare del XII o cominciare del XIII seco- dere qualche poizione alla tavola XXXV, dal-
lo aveva l'impiego di lavorare marmi per la le. quali ispezioni risulterà che lo stile di
cattedrale di Modena. Il documento èdel3o questo Bonino non era mollo conforme al
novembre 1244 e vi si accennano antichi migliore che sì adottava allora in Italia, mg.
patti per questi lavori tra il soprastante e un sentiva un po'del. tedesco. Molte simili ope-
Anselmas de Campilione Episcopatus Cu- re, e fors'anche i mausolei deSignori dì Mi-
7nanì\ e nuovi patti in quello si fanno poi lano, che hanno la data dì quel tempo, ap-
con un Arrigo figliuolo d'Orazio, figliuolo partengouo a questi artisti, che si sono detti
d'Anselmo, dal che deduce il dìligentissimo tedeschi anche abusivamente per la distanza
bibliotecario Tìraboschi che l'Arrigo da Cam- e il minor contatto che eravi tra popoli dell'
pione che lavorò nel pulpito e nella torre nel Italia superiore e quei dell' Etruria , della
i522 probabilmente era nipote dell'altro Venezia e del mezzogiorno, i quali comu- '
Arrigo che vi lavorò nel 1/244$ talché per ni cavano con una relazione più immediata e
cinque generazioni questa famiglia dovette es- seguita.
sere impiegata in servigio dì quella cattedrale. Queste antiche iscrizioni il più delle volte
Piacenii qui anche riflettere che ben esami- sono atte a dilucidare importantissimi passi
nando in Italia le opere degli scultori del me- d'istoria, ma q\;alche volta sono enigmi ,
dìo evo si trovano argomenti onde venire in per isciogliere i quali non basterebbe un Edi-
chiaro di simili verità e di nomi che sì credo- pp, a meno che non si volessero fare dei
no oscuri e di autori di cui s'ignorano le opere sogni. Molte potrei recarne di oscurissimo
che pur sarebbero meritevoli delle maggiori senso, come quella che vedesi scolpita sull'
lodi . Questa razza di scultori e architetti architrave della porta maggiore dì s, Gio: in
luganesi 0 vogliam dire con più precisione Lucca, la quale non basta che sia mancante e
da Campione, diede fino da quel tempo gran scorretta,prima per opera forse di chi la scris-
numero di artisti valentissimi, e chiamati, se, poi di chi la scolpi, ma vi si vede anche
siccome dalle cronache de'monasteri ho pò- adoprata (come mi disse scherzosamente al-
tuto rilevare, di frequente a lavorare nei cuno ch'io consultai) la lingua di Babele,
grandi edìfizj c^ie sorgevano per tutta l'Ita- Io non riporterò le sigle barbare e strane