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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 2,1): Pitture cimiteriali — Prato, 1873

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https://doi.org/10.11588/diglit.1394#0006
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STORIA DELL'ARTE CRISTIANA

Anche le nuove pitture, da me aggiunte, e quelle
che ho raccolte da pubblicazioni al Bonari poste-
riori, vengono a rendere più pregevole la colle-
zione : laddove, se ne mancano alcune di quelle
scoperte di recente, non mi si dovrà imputare a
colpa il tacerne, perchè non mi fu possibile farle
disegnare.

Passiamo oltre. La chiesa che tiene il primo posto
dopo la romana, pel numero ed importanza delle
pitture cimiteriali, è senza dubbio la napolitana.

Di pitture cimiteriali napolitane si aveva una
descrizione soltanto, dataci dall'Ignarra nel secolo
scorso. Niuno aveva pensato a disegnarle prima del
D'Agincourt, nelle cui schede vaticane ne ho veduto
i bozzi: e pare che null'altro ne riportasse che soli
bozzi, tali essendo e scorrettissimi e mal interpretati
quei che dalle sue schede prescelse ed inserì nella
sua storia dell'Arte (Pitture, tav. XI, n. 9).

Il napolitano canonico De Iorio, che molto si
dilettò di studii archeologici, si mise anche all'opera
di rimettere in onore il cimitero di S. Gennaro; e
non pubblicando egli che la sola descrizione delle
pitture, ivi da lui vedute, si fé'poscia guida al Bel-
lermann, che ne disegnò alcune e le mise in luce.
Dal qual tempo fu men raro il vedersi citati e
riprodotti alcuni di quei soggetti, da qualche patrio
scrittore.

Più non se ne sapeva alcuni anni or sono; ma
Napoli possedeva nel sacerdote Gennaro Galante
un investigatore appassionato ed interprete solerte
delle patrie antichità sacre ; e a lui dobbiamo l'ini-
ziativa delle nostre scoperte. Egli il primo penetrò
nella stanza sepolcrale del cimitero di S. Severo, e
liberò i dipinti, da sé scoperti, dalla soprapposta
imbiancatura : dietro i suoi passi vidi la prima
volta le pitture del cimitero di S. Gaudioso, e il
sepolcro del santo Vescovo ornato di musaico.

Perchè poi queste napolitane pitture e altre an-
cora che mi era riuscito di scoprire, fossero ben

ritratte, giudicai necessario mettere da parte i di-
segni, avuti successivamente da due riputati artisti
napolitani, e mettermi la terza volta all'impresa,
con un artista romano, che condussi meco a tale
effetto, non mancando di assisterlo e giovarlo per
quanto mi era possibile II risultato ottenuto parmi
assai sodisfacente; perocché noi abbiamo scoperte
nuove pitture, da altri non sapute, e in quelle che
si sapevano abbiamo fatte aggiunte e correzioni
di non lieve importanza : fra le quali conterò la
risurrezione di Lazaro, e Mosè che batte la rupe
fuori di quell'arcosolio, che pur si era disterrato
recentemente, dove oltre al Giona, già mostratomi
dal Galante, v'era il buon pastore e Cristo risorto:
e piacemi ricordare come quel dipinto del Beller-
mann, divenuto celebre per la simbolica àncora
fra due pesci, ora si è veduto che fu interpretato
male, e l'ancora non vi ha luogo per nulla, e i
delfini sono invece mostri. Per queste nuove sco-
perte essendo cresciuto il numero delle tavole, mi
convenne, per dar un posto ad altre pitture, porle
in appendice, replicando il numero io5 con una
lettera aggiunta: e ciò feci perchè le tavole del
volume seguente erano numerate, e sperai che le
citazioni già fatte nel testo, non avrebbero dovuto
cambiare la fatta numerazione.

Queste tre tavole di aggiunta riguardano le pit-
ture di Albano, di Milano, di Alessandria e della
Cirenaica. Ho desiderato moltissimo di dare nella
mia collezione quelle pitture dell'ipogeo alessan-
drino che non sono disegnate, ma soltanto descritte
da Carlo Wescher; e a tal effetto scrissi e feci
scrivere al superiore dei Fratelli della Dottrina cri-
stiana, secondo l'indicazione a lui da me rimessa,
perchè volesse farmi cavare i disegni dei tre arco-
solii, della volta di una camera e di alcune altre
pitture parietarie, e mi facesse ancora disegnare di
nuovo e verificare le pitture dell'abside, le quali,
con due delle figure parietarie, erano state descritte
e pubblicate dal Wescher nel Bullettino di Archeo-
logia cristiana di Roma. Mi fu risposto, che dopo
le visite fatte all'ipogeo da'suoi confratelli, essi si
erano dovuti convincere che non era oggi possibile
 
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