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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 2,1): Pitture cimiteriali — Prato, 1873

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https://doi.org/10.11588/diglit.1394#0092
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CIMITERO ALLE TRE MADONNE

DETTO

DI SAN PANFILO

In una stanza del Cimitero di S. Panfilo vedonsi dipinti
a modo di giuoco, alcuni soggetti biblici non diversi da
quelli che sogliamo trovare sulle pareti e sugli arcosolii
cimiteriali. Sono scarabocchi e schizzi ( De Rossi, Bull,
arch. 1865, p. 3, 4); ma vi è pure qualche singolarità che
giova sia riferita in queste tavole.

Tre sono le pareti della stanza predetta, sulle quali si
vedono scarabocchiate le pitture di che è parola : la sinistra
donde cominciano, quella di fronte ove seguono, e la destra
ove han termine. Io manterrò l'ordine stesso nella descri-
zione.

Sulla parete sinistra era dipinto Abramo, le cui sole gambe
rimangono sull' intonico : questi ha da presso a sinistra il
montone, a destra Isacco, il quale reca sulle spalle il fascio
di legna. Segue di poi una lacuna che ha tolto due dei tre
fanciulli ebrei nella fornace : quel solo che ne rimane sembra
esser ignudo tra le fiamme: a destra di lui è la statua di
Nabucco, posta sopra piedistallo. Egli è rappresentato nudo
in atto di tenere una patera nella destra e di appoggiarsi
all'asta: e vuol dire che gli è stata data tutta la forma di
idolo, poiché la Scrittura dice, che questa statua era ado-
rata, e ì tre Ebrei che si rifiutarono di prestarle culto, per
questo rifiuto furono condannati alle fiamme. Sono intorno
alla statua due giovani in tunica corta e discinta, i quali
le fanno insulto : uno sembra che gli lanci pietre, l'altro
avendole gettato una corda al collo pare che la voglia
mandar giù dal piedistallo. Colui il quale fece lo scarabocchio
volle significare in tal modo per ipotiposi la risposta solenne
data dai tre garzoni che non avrebbero giammai adorato
quella statua (Dan. XIII, 18): Notum sit Ubi rex quia

Deos tuos non colimus et statuam auream quam erexisti
non adoramus.

Sulla parete di fronte Mosè in tunica corta e discinta
batte la rupe, dalla quale vedesi sgorgare l'acqua. Appresso
è Giona, che appar vestito di tunica, e giace sotto la per-
gola della cucuzza, e col solito gesto di riposo ha rovesciato
la destra sul capo. Segue di poi, a parere del De Rossi, il
sagrifizio di Abramo. Vede in prima una grande ara qua-
drata su quattro piedi e col fuoco acceso: indi Abramo, la
cui metà superiore è perita coli'intonico, stante in mezzo al
montone e al figlio che vedesi in un piano inferiore stendere
ambedue le mani verso il padre. Veramente questo Isacco
è poco dissimile da una pecora rampante, e il sacrifizio di
Abramo si é veduto espresso nel primo scarabocchio, ond' è
che io penso che debbano essere qui figurati altri soggetti.

Sulla parete destra la prima figura è quella del paralitico,
il quale è in tunica cinta e calzoni lunghi a mezza coscia,
come usavansi in quei tempi ; ond' è che se ne vede vestito
uno dei Babilonesi che fanno onta alla statua di Nabucco.
Ei va a sinistra portando la sua lettiera sulle spalle.

Segue di poi la nave di Giona col pilota e tre marinai,
dei quali due traboccano Giona in bocca al pistrice, ed uno
è in prora, forse pregando, non essendo conservato se non
per metà. E degna di notarsi la camera di alloggiamento in
poppa, dettafornix camis puppis da Tertulliano (Carni, de
Iona et Ninive) citato a tal proposito dal P. Guglielmotti (Due
navi romane, p. 35. Roma i866). Da ultimo è rappresentata
l'edicola di Lazaro con la mummia sulla porta, e il Reden-
tore in semplice tunica discinta in atto di elevare la destra.

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