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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 2,1): Pitture cimiteriali — Prato, 1873

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https://doi.org/10.11588/diglit.1394#0013
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Volume II.

DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

Tav. i, 2, 3.

TAVOLA III*

In altro cubicolo (De Rossi, t. XV) ancor esso congiunto
con altro più interno, che descriverò dipoi, è una volta
piana (n. t), che rappresenta nel mezzo in un cerchio il
buon pastore, colla pecora perduta sulle spalle, della quale
ritiene separatamente i piedi colle due mani. Veste egli
tunica interamente e non alla esomide. La volta è lavorata
a serti di fiori e vasi che hanno dentro piccole piante. Sui
quattro pizzi sono dipinti quattro uccelli, che recano rami
negli artigli.

La stanza interiore, alla quale si passa per mezzo di que-
sta, ha volta a vela (n. 2), ed erano ai pizzi quattro uccelli
sopra rami: or sono tre, il quarto è perduto. Nel centro
stassi il buon pastore (De R. t. XVI) colla pecora sulle
spalle, tenendone i piedi aggruppati sul petto, ed ha nella
destra la secchia da latte e il bastone, e intorno due pe-
core molto scolorite. Egli cinge tunica esomide listata a
doppia doga, e per soprawesta il breve pallio che si è git-
tate sull' omero sinistro. Le gambe sono munite d'ingrati-
colato fin sopra il ginocchio.

Sulla parete sinistra, in un intramezzo dei loculi (n. 3),
stanno due pavoni con tre cascate di serti: a ridosso del
muro d'ingresso (n. 4, 5) sono dipinti due uccelli che
volano.

Le pitture di questa regione cimiteriale credonsi dal
eh. De Rossi di età remotissima : egli loro assegna la prima
metà del secolo secondo e forse il primo. Fra queste pit-
ture e quelle della region prossima alla cripta de' Pontefici
e di S. Cecilia, che dichiarerò nelle tavole seguenti, il me-
desimo scorge u un immenso intervallo nella ragion sim-

bolica e una grande distanza nella ragion dell' arte n (R. S.
p. 35o). Sono poi queste a parer suo senza dubbio della
seconda metà del secolo secondo e della prima del terzo.
Io ne dovrò trattare al libro settimo della Storia dell'Arte
cristiana. Ma fin da ora è necessario che io richiami l'at-
tenzione sopra un argomento, che non istimo si debba svol-
gere di proposito in questo luogo : essendo d'altra parte ben
provata l'antichità remota di queste pitture. Esso è l'assenza
o l'uso delle due strisce di porpora sulle tuniche. Il De Rossi,
alla p. 270 del volume secondo, stabilisce come indizio di
remota antichità il non trovarsi esempio alcuno della doppia
linea di porpora sulle tuniche, nell'area predetta dei Pontefici
e di S. Cecilia. Se ciò fosse vero, seguirebbe che la regione
di Lucina non sia ben assegnata da lui forse al secol primo,
di certo alla prima metà del secondo : perchè fra le pitture
di essa hannosi esempi di tuniche listate di porpora (V. la
tav. 1, n. 9, e De R. tav. IX). La medesima osservazione, fatta
nella predetta regione della cripta de' Pontefici e di S. Cecilia,
ci dimostra, che ancor qui si ha un primo esempio di questa
doppia lista di porpora nei sette apostoli che seggono a
mensa (tav. 8, n. 4, e De R. tav. XII, XVIII), ed un secondo
certissimo nel Salvatore che risuscita Lazaro (tav. 12, n. 2, e
De R. t. XXIV, n. 1). Altronde poi è noto che l'uso di questa
doppia striscia di porpora, da Alberto Rubenio creduta
l'angusticlavo (de re vestiar. 1. I, e. 8), era in pieno uso ai
tempi di Giulio Polluce (1. VII, e. i3), il quale scriveva,
regnante Commodo, che queste verghe di porpora nelle tu-
niche chiamavansi napvfai: al [xiv roi h> rais /itucti mpfupxi
pdfìtlot nzpvfxì xaXoìrjxM, e ai tempi dei Flavii ne parla Quin-
tiliano nel 1. II delle Istituzioni : Cui laticlavi ius non erit
ita cingatur, uti tunicae... purpurae recte descendant. Ala
vedi la Teorica.

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