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Garrucci, Raffaele
Storia della arte cristiana nei primi otto secoli della chiesa: corredata della Collezione di tutti i monumenti di pittura e scultura ; incisi in rame su 500 tavole ed illustr. (Band 2,1): Pitture cimiteriali — Prato, 1873

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https://doi.org/10.11588/diglit.1394#0021
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Volume II.

DICHIARAZIONE DELLE TAVOLE

Tav. IO, II, 12.

TAVOLA XI.»

A.,

Lltra imagine di Santa Cecilia (n. i) che è dipinta di lato
del suo sepolcro. Veste ella bianca tunica interiore, sopravi
una dalmatica rossastra fiorita e orlata di perle, con larghe
rivolte al collo e alle maniche di color giallo. Il capo ha
cinto di giallo nimbo, e i capelli annodati sul vertice con
verde nastro, e stretti alla fronte da una filza di perle come
diadema. Ha inoltre due orecchini con una grossa perla a
ciascuno. Sta ella in attitudine di orante sopra un terreno,
dal quale spuntano vaghe rose. Questa imagine sembra al
De Rossi (R. S. voi. II, p. 128) sostituita al mosaico, che
adornava la cripta, un lembo del quale appare di sotto ,
probabilmente circa il secolo VII.

In questo cimitero è una scala, la cui volta fu dipinta
a cassettoni (n. 2): ma nel centro mirasi in cornice rotonda
una figura, della quale rimane soltanto la parte inferiore.
Veste ella dalmatica addogata, e con doppia striscia anch e
all' orlo delle maniche. Porta nella sinistra pel manico un

vaso, e nella destra un arnese che non è stato finora spie-
gato. A me sembra una lampada, cinta e stretta da lunghe
asticelle a più nodi, le quali le servono di manubrio : e
penso che sia così dipinta una delle vergini prudenti ; e la
metto a confronto con la pittura del cimitero di S. Agnese
(tav. 64, n. 2), ove le cinque vergini prudenti portano in
mano la lampada, e nella sinistra un vaso a questo somi-
gliante. In Roma invece servivansi comunemente delle torce,
dette taeiae, quando accompagnavano gli sposi, di modo
che il vocabolo taeda ne ebbe il senso solenne di sponsalia,
per quella figura del discorso che i retori chiamano meto-
nimia. Delle lampadi e della particolar loro struttura Antonio
Gallonio {De SS. Martyr. cruciai. Romae i5a4, p. i42 segg.)
ha trattato, dimostrando che erano vasi di creta o di ferro
di conica forma, della grandezza d' un palmo incirca, ai
quali adattavasi un manubrio, composto di asticelle legate
e strette della lunghezza di cinque o sei palmi, e si riem-
pivano di materie combustibili, che accese davano fiamme.

TAVOLA XII.»

Ci superstite una parte soltanto della volticina di questo
arcosolio (De R. t. XXIV, 3J, ma sufficiente a farcene in-
tendere la composizione (n. 1 ). La figura del centro manca :
ai quattro pizzi del quadro erano figurate quattro teste.
Una d'esse, che esce di mezzo alle foglie di vite ed è da
simili foglie coronata, vedesi inoltre cinta di un viticcio d'e-
dera a modo di nimbo. Al lato destro è un uccello su prato
fiorito: si vede che batte le ali quasi voglia levarsi a volo.

Procedendo oltre neh' ambulacro, perveniamo ad una
cripta, ove rimane tuttavia l'enorme coperchio di un sar-
cofago, indi tolto già da gran tempo, e ne darò il disegno
a suo luogo (tav. 382). La volta che è a botte ha lucernaio
nel mezzo, ond' è che soli due arcali rimangono dipinti, il

sinistro e il destro, per tutta la loro lunghezza. La prima
pittura (De R. t. XXIV, 1, 2) è simile nel concetto ai disegni
delle volte (n. 2) : nel centro Gesù, in tunica listata di due
strisce rosse e pallio di color giallo , sul cui lembo è un
segno simile alla odierna spola, stende la verga sulla mum-
mia di Lazaro, che sta sulla porta della sua edicola se-
polcrale. Una delle lunette porta effigiato un uccello che
saltella su verde prato, e l'altra fiori: ai quattro pizzi erano,
a quanto pare, uccelli volanti, dei quali rimane un solo
al lato sinistro. La seconda pittura (n. 3) imita ancor essa
i disegni delle volticine, e non altro rappresenta che il buon
pastore, che si è levata in collo la pecora smarrita, e
sembra che stesse in mezzo a due pecore, una delle quali
rimane in parte tuttora.


 
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