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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0041
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6 9

LIBRO

lìb. 6,
Ep- ult,

Fam. 1. 3.
Epifl. 8.
et g.
Liv.l. 44-
PI- lib- 8-
Cap. T-j.
Sv. Cai.
il-Cl.u.

chitettura assai più Io potrebbe far credere
de’tempi d’Augnilo, che di Massimiano;
mostrandosi assai più prossima a’ buoni tem-
pi, che a i cattivi; e l’ordine Folcano ser-
rato in tutti i piani sembra conciliare mag-
gior credito d’ antichità . In oltre 1’ avere
Augnilo condotte acque in Brescia, come
da una Lapida s’è imparato, inoltra, eh’
anche in quelle parti promossè lavori ; do-
ve i Palagi di Massimiano in Brescia, e in
Aquileia son meramente suppolli ed im-
maginati, mentre il Panegerifta unicamen-
te citato dal Sigonio , non d’altro parla,
che d’ una pittura fatta porre da Massi-
miano nel Palazzo d’ Aquileia. Con tutto
ciò io non so indurmi a credere, che Anfi-
teatro di tutta pietra, e di così fatta strut-
tura, si edificassè in Colonia a tempi d’Au-
guslo, avanti che altro tale si fosse veduto
in Roma, e avanti che quel di Tito esem-
plare di tutti gli altri fosse inalzato. Pare
ancor credibile , che sarebbe slato nomina-
to in qualche occasione da Plinio, il quale
di pitture , e di cose di minor momento
del suo natio paese in più luoghi fa ricor-
danza. Troppo aspramente per altro deri-
se Lipsio le ragioni dal buon Saraina ad-
dotte per riferirlo ad Augnilo. Da quell’
iflessa pagina di Lipsio si può prender do-
cumento di compatire umanamente, e di
scambievolmente perdonarli, gli errori; poi-
ché grand’uomo com’egli era, cita anch’
egli non meno del Saraina istesso l’Epillola
di Plinio ad Maximum Asricanum, per aver
letto, Vellem Asricane quas coemeras, quan-
do è patente , doverli leggere Asricana?, e
intender delle Pantere . Celio a Cicerone
scrivendo parla dell’ Asricane condotte, e di
dieci Asricane donate , dove conila dalle
precedenti, che parla di Pantere : così Li-
vio, 1’altro Plinio, Svctonio, ed altri.
Ma al crederlo di Massimiano ripugnano
molto più le condizioni de’ tempi. L’Im-
perio era già sconvolto, l’Italia afflitta, e
le Città , massimamente situate alle fron-
tiere come Verona, davano in terrore per
le incursioni cominciate, o minacciate da'
Barbari. L’arti decadute dimolto, e Can-
tiche idee da’travagliati Municipi obliate .
Anche la religion Cri diana già grandemen-
te diffusa, e che poco dette a farsi trionfan-
te, malamente avrebbe lasciato effettuare
a un popolo tanta impresa , proveniente
dalla religion de’ Gentili; e tanto più che
gli Anfiteatri eran già resi mere Tentine di
crudeltà, e piazze di Martini, Ma che
più ? sicura pruova io credo poterli rileva-
re , come avanti Massimiano , cioè {otto
Gallieno, non sidamente era fatta l’Arena
nodra, ma si era già cominciata a disfare.
Ver. Illuflr. Parte IV

PRIMO. 70
r
Riluce tal pruova ne’ molti pezzi, che ci
rimangono dell’antiche mura erette in tem-
po di Gallieno : poiché in elsi quantità di
pietre ho osservate, quali non solamentedal-
la qualità, dal colore, e dalla forma, ma
da legni certi si riconosce, come furon pri-
ma dell’ esterior recinto dell’ Anfiteatro.
Bella conferma ci dà di ciò il Saraina, do-
ve attesla , avercene vedute alcune con p. 13. in
que’numeri, eh’erano seci piti nelle chia- ’p
vi, o pietre di rnezo di tutti gli archi in- Ambite*-
feriori. Nè sia chi si renda diffìcile a ere-tri tabula
dere, che cosi pretto a rumar cominciane rh
l’citeriore di tanta fabrica. Fosse difetto
de’sondamenti, e de’ lìti, o quali naturai
conseguenza, come scrissè un Architetto,
in pareti archeggiate tutte dal basso all’al-
to, e dove però la maggior parte era va-
no; egli è certo, ch’anche l’Ansiteatro di
Catania siotto il Re Teodorico era in gran
parte a terra, e appunto per risiarcir le mu-
ra ne furono impiegate le pietre. Dice
Cassiodorio, che quelle pietre erano preci- Far. 1.3.
pitate non per terremoti, ma per lunga ve-
tustà-, da che apparisee, come fur dell’ al- calappa.
to secole sì fatti edifizj, e come nel loro
intero poche età ebber di vita. Anche il
Teatro di Pompeo in tempo di Teodorico
già minacciava mina, ed era ridotto a ter- Ca^
mine di perir fra poco, le non si trovava/-4-51.
modo di sollentarlo con gran barbacani,
e pilastri. cmiwri
Il desiderio di /coprire con sicurezza
preciso tempo, e l’autore, mi ha fatto
ultimamente sica vare in que’ liti, dove 1’
Iscrizione potea più sperar di trovarli ;
ma non sono fiato così felice: e pure due
meze lettere se ne son rinvenute, quali
unite a un maggior pezzo di lapida, estrat-
to già dal pozzo, eh’è nel mezzo, forma-
no S. CON. Che quelle lettere fòssero dell’
Iscrizione messa in fronte all’ Anfiteatro,
si rende probabile per la loro inusitata
grandezza,perchè 1’0 cresce ds undici on-
ce di diametro, e corriIpondon l’altre. Da
quelle io non mi farò a indovinar colà al-
cuna, e nè pure che voglian dire Senatus
Confulto, che uso era di lignificare con S. C.
Ben posso dire, che la lor forma, e bellez-
za indicano buona età, e non basso tempo.
Non parlo di quella tantoscioccamentefin-
ta Iscrizione, che attribuisee il nostro An-
fiteatro a un Flaminio Console. La diede-
ro fuori il Caroto, e Leandro Alberti co-
me esi (lente in Lucca, dove non fu mais
e malamente è siata ricevuta in più libri.
L’uso Angolare d’ Adriano di fabricar
fuor di Roma potrebbe qui far pensare a
lui ; ma quella Epistola di Plinio il giova-
ne, ch’abbiam poco fa mentovata, ci per»
E z Aia-
 
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