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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0058
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i.o 3 D E G L 1 A N
nostrale, parte rosso, e parte bianco delle
, cave, per quanto credono i più, di Greza-
na dalla Città sette miglia. Il lavoro è ru-
nico, ma grandioso; di troppo maggior’o-
pera darebbe slato l’appianar qui, e ripuli-
re quelle pietre vive, che il travertino di
Roma. L’Ordine in tutti tre i piani è Tos-
cano, benché altri abbia scritto vedervi!!
tre diverti ordini d’Architettura. Le parti
lavorate , cioè il Sopraornato del terzo pia-
no, e i capitelli, e le cornici degli altri due,
sono di bianco, il restante regolarmente è
di rollò, il che dovea fare un accordo agli
occhi molto grazioso. Le scale interne, e (
i gradi ancora, li vede da quel che n’avan-
za ch’eran di rollo. Le pietre vi furono u-
sate molto grandi, formandoli col pezzo
idesso, che con le teste vien’a far faccia di
parte e d’altra, tutto il fondo de' piladro-
ni. Non furon dispode regolarmente , ma
senza cura d’uguaglianza, o di corrispon-
denza'fra loro, il che nel disegno esatta-
Diar. ir. mente fi rappresenta. Però forsè ad alcuni
dìt'eih'm stran’eri Parve 1’ Architetto poco perito ,
non finga- pensando consìstere in quello 1’ Architettu-
ra rusticità dell’opera, e le bozze in
ordine Tolcano, e in mole di tal genere, e
di così fatto materiale , sembrano contri-
buire a grandiosità, e a robustezza: le boz-
ze per altro non son già rilevate, ma si iùol
dar tal nome al lavoro non compianato.
E' osservabile 1’ antico uso di non ripianar
nelle pietre l’intero de i lati interni, che
debbono congiungersl, ma un largo orlo So-
lamente, lasciando rozo, e più basso il me-
zo ; o fosse per risparmiar lavoro, o perchè
non così agevol sarebbe il far che si unisse-
ro esattamente, se dovessero per tutto lo
spazio combaciarli insìeme : il che non lì
vede però in tutti i lìti delle fabriche. Da
tal legno si posson riconoscer talvolta le pie-
tre d’ antichi edifizj usate ne’ moderni; ed
alcuna dell’ Anfiteatro si riconosce anche
da quello tra le molte, che a tempo de’
Scaligeri furono usate nel pedamento del
muro, che ri cinge l’orto del Capitano, do-
ve quelle, che sopravanzan da terra, fan-
no fede delle molte più, che saranno siate
gettate ne’fondamenti.
In tutto quello recinto, e così nelle par-
ti interne che son di marmo, non si vede
usata mai calcina, o malta, ma commesse
le pietre senza intriso di sorte alcuna. Si
combaciano bensì perfettamente, e son col-
legate insleme, nelle volte de gli archi con
perni, o chiodi, nelle parti rette conchia--
W. t. vi di fèrro, cioè arpeli, Tale fu I’ uso an-
^co’ e Suant0 anfico, ottimamente il di-
moslra un passo di Tucidide, il quale nelle
grolle mura , per consiglio di Temistocle

F I T E A T R. I

104

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che

Vitruv.
I. 2. c.

fabricate da gli Ateniesi intorno al Pireo,
afferma, che non era nè Rotaia, nè malta,
ma pietre grandi commejfe infieme, e tagliate
in quadro, le citeriori delle quali collegate sra
loro con ferro e piombo : così credo doverli
rendere le sue parole. Molti sono i luoghi
di Scrittori Greci, ne’quali l’islesso si rav-
visa. Quinci come il Fontana afferma, ar-
duo fu per la concatenazione delle spranghe
il lavoro di chi smantellò in età men rimo-
te una parte del Coliseo. Si praticavano
tai legature solamente nelle pietre esterio-
ri, come abbiam’or veduto nel Greco Sto-
rico, e conferma Vitruvio,ordinando, che
con piombo, e fprangbe di serro fiano legate le
fronti. Da quello uso di concatenare 1’ an-
tiche fabriche vennero a nascer poi col tem-
po que’tanti buchi, che si veggon nel Co-
liseo, de’quali tante bizarrie sono siate det-
te, e singolarmente, che fossero opera de’
barbari, o che servissero per piantar legni
da sodener tende in occasion di Fiera. Un
Ragionamento sopra di essi compose il dot-
to Vescovo Suaresio, delle sei varie opi-
nioni componendo la sua. Ma abbiali per
certo, non per altro essere slati fatti, che
per prendere il metallo , quale slringeva
una pietra con l’altra. In fatti asserisce lo
Scamozio nel libro delle Antichità di Ro-
ma , aver conosciuto , che in ogni parte
del Coliseo, o furon levate, o tentato di
levar le chiavi. Forsè ne’ mezani secoli il
metallo era più raro, e in maggior prezzo;
e forsè l’abbandono di quella parte della
Città la fece frequentare da guardiani d’ar-
menti, e da paslori, che dalla povertà, e
dall’ ozio erano indotti a sì fatto lavorio.
Io sospetto fòsse già incominciata a tempo
del Re Teodorico tal misera sorte di latro-
cinio, potendo di ciò intenderli la ripren-
dono da lui fatta a chi rubava dalle mura- Catf.yar.
glie il metallo, e ’l piombo . Nell’ Arco l,b’3' 31-
diSusa veggonsi per l’appunto gl’islessi bu-
chi , come si può ossèrvare nella slampa da-
tane da me nell’Isloria de’Diplomi, e de
gli Atti, dove ho fatto rappresentar tali
buchi come veramente sono. Richiedo,
quando fui sui luogo, che significassero; in
pruova di quanto ho detto feci ossépvare,
come i buchi sopradanno sempre al con-
giungimento di due pietre, e non si veggo-
no oltre a una certa altezza. Ma perchè
ognuno si rendea dissìcile a crederlo, man-
dato in cerca di scarpelli, e fatto fare un
simil buco in sito non ancor tocco, appar-
ve la chiave, qual levata, e portata meco
consèrvo fra le cose antiche da me raccol-
te. Il fèrro, così perchè più tenacemente
legasse, come perchè fòlle da ruggine difè-
so, è tutto circonvestito di piombo, onde
appare
 
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