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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 1.1898

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Fasc. 6-9
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Tumiati, Domenico: Arte contemporanea, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24143#0372

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ARTE CONTEMPORANEA

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unicamente per il comune indirizzo di questo secolo. Piuttosto, volendo fare una critica di
arte comparata, conveniva, dall'affinità di metodo figurativo che noi troviamo in individua-
lità artistiche isolate, dedurre il comune carattere delle opere d'arte del secolo nostro, quella
particolare fisonomia che le indica tutte figlie di una determinata epoca, quella parentela
che stringe i prodotti di tutti i periodi storici definiti, e che ha per origine e per movente
il clima storico.

Per conseguenza, anche nell'esame del contenuto plastico, Robert de la Sizefanne, che
pure con tanta simpatia ha parlato del Segantini, non poteva, senza cadere in contraddi-
zione, trovare l'origine di tutti gli elementi stilistici del pittore di Maloja, in particolari
reminiscenze.

Dopo aver parlato della solitudine eccezionale in cui vive il pittore, della sua scrupo-
losa, unica contemplazione della natura, dell'originalità della sua interpretazione della mon-
tagna, come si può scrivere che gli angioli del Segantini appartengono a Edward Burne-
Jones, i paesani al Millet, i greggi al Rousseau, le montagne al Normann, le praterie a
Claude Monet, le acque a Besnard, il paesaggio a Defregger ? In questa maniera quegli che
voi chiamate il più originale interprete della montagna diviene una specie di musaicista, e

10 studio deserto del pittore di Maloja, dove non abitano che le idee, è trasformato in un
fumoir parigino, dove si rimuginano gli aneddoti della giornata. Gli angioli del Burne-Jones ?
Ma essi sono presi di pianta al Botticelli. I paesani di Millet? Ma sono abitanti della pia-
nura; come possono avere ispirato chi aveva sott'occhio la popolazione primitiva e indigena
della montagna? Il paesaggio del Defregger? Vi è la stessa distanza che corre fra il Tirolo
e 1' Engadina.

Del resto è completamente inutile ribattere le asserzioni, specialmente in critica d'arte,
quando non si fondano sull'esame comparato dei monumenti. Tanto varrebbe che un tou-
riste passando per la Toscana, e trovandosi di fronte a un quadro di Giotto, scrivesse nel
taccuino : gli angeli sono di Cimabue, la Madonna di Margaritone, il trono di Gaddo Gaddi,
i vasi di fiori di Jacopo Torriti, ecc., ecc. Torniamo al ciclo di Maloja. Accanto ai due quadri
allegorici, di cui ho parlato, ne troviamo due altri ispirati al dolore umano : // Dolore con-
fortato dalla Fede e 77 ritorno al paese nativo, nei quali il ciclo della Maternità trova il
più espressivo commento patetico.

Nel Ritorno, sul carro trascinato dal cavallo stanco, nel tramonto di fiamma, sta la
piccola bara, e sulla bara, secondo il costume del luogo, siede la madre, mentre l'uomo pre-
cede, schiacciato dal dolore : e di lontano, nel tramonto, sorge il campanile del villaggio
dove il bambino era nato, e che per lui sonerà a martello, come prima aveva annunziato

11 suo ingresso nella vita. Tutte le linee, i colori, i contorni, s'intagliano, si avvivano ; la
chiave di fuoco del tramonto lancia il motivo del ritorno, mentre nell'ombra della valle e nel
carro funereo si accoglie tutto il dolore di quelle anime.

In un altro tramonto invernale si svolge II Dolore confortato dalla Fede. Il piccolo
morto è già sotterra, e sulla fossa recente, presso la rozza croce dove sta impresso il
Sudario della Veronica, simbolo di tutti i dolori umani sofferti in un prodigioso istante, il
padre e la madre singhiozzano, e appena qualche sempreverde sopravvive in mezzo alla neve ;
ma in alto, nella seconda parte del quadro, la promessa della fede prende immagine di fatto
nei due angioli che trasportano in cielo la salma del bambino.

Per la prima volta nella pittura contemporanea la neve venne resa nella sua infinita
bellezza e dolcezza di tinte. Ta luce fredda cerulea del levante vi reca un'orma di cielo,
mentre il ponente nascosto vi spira soffi di fuoco : e di queste due luci freme tutta la
distesa cristallina.

L'abilità tecnica tocca il massimo grado in questo ciclo nei Pascoli alpini in primavera
e nella figurazione della Primavera sulle Alpi. Molti ricorderanno a Venezia, nell'ultima
esposizione, il quadro a chiare tinte, dove una mucca sola pascolava in mezzo al rifiorire
delle vette alpestri ; era vinto il grande problema di fare un paesaggio in piena luce, senza
 
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