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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 1.1898

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Fasc. 6-9
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Bibliografia artistica
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https://doi.org/10.11588/diglit.24143#0401

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342

BIBLIOGRAFIA ARTISTICA

nel 1496 ad imitazione dell'antico, scolpita da lui per
consiglio di Lorenzo di Pierfrancesco de'Medici, e ven-
duta poi, come antica, al cardinal Riario. Dalle let-
tere di Michelangelo stesso vediamo che il negoziante
Baldassare del Milanese, che aveva venduta la statua
al cardinale, dovette riprenderla appena che il cardi-
nale seppe di essere stato ingannato, e che la statua
era moderna.

Condivi, Vasari e Varchi ci raccontano tutti e tre
come la statua sia passata, dalle mani del duca Valen-
tino e del duca Guidobardo d' Urbino, nel possesso
di Isabella d'Este, marchesa di Mantova, la quale la
conservò nel suo studio. Giovanni Battista Gelli, invece,
ci dice che fu venduta al cardinale Ippolito d'Este, fra-
tello d' Isabella. Fatto è che Isabella, dopo la cacciata
dei duchi d' Urbino, ottenne da Cesare Borgia in dono
una statua di Cupido, che da lei e da altri fu consi-
derata come opera moderna eccellentissima ; e che più
tardi acquistò un Cupido antico di Prassitele, proprio
per metterlo in confronto con quello moderno ; e che
in un inventario del 1542, ove è valutato a una somma
elevata, e che negli scritti di vari scrittori e poeti del
Cinquecento il Cupido moderno vien lodato e cantato
come opera di Michelangelo. Con molte altre opere
d'arte la statua passò in Inghilterra nella collezione
di Carlo I, e sparì dopo la morte del Re. Se il Cupido
di Torino, come è probabile, fu acquistato nel 1583,
certo non è possibile che sia quello di Michelangelo,
il quale in quel tempo si trovava ancora in Mantova.

L'A. però non riconosce come convincente questa
argomentazione del Venturi, e con grande copia di
argomenti cerca di provare che non sia esclusa la pos-
sibilità della sua ipotesi. Egli rileva che soltanto tre
anni dopo la morte d'Isabella viene fatto per la prima
volta il nome di Michelangelo, e che questo non è
menzionato nelle lettere che trattano dell'acquisto della
statua, e quindi esprime il dubbio sulla originalità del-
l'opera. Dall'altra parte egli accenna alla possibilità
che dall' Inghilterra la statua di Mantova, ammessa pure
per originale, potesse aver fatto ritorno in Italia, a
Torino. Veramente, se anche l'argomentazione del
Venturi non avesse la forza convincente d'un calcolo
matematico, se anche non restasse esclusa la possibi-
lità di altre ipotesi, bisognerà riconoscere che tutte le
probabilità parlano in favore di quella da lui esposta,
e che perciò tutto il peso dell'argomentazione dovrebbe
stare nell'esame stilistico della statua, esame che basta
di per sè a far rifiutare la supposizione dell'autore.

K.

Marcel Reymond: La sculpture fiorentine.
Première moitié chi xve siècle. Florence,
Alinari frères, 1898.

Questo secondo volume comprende i maestri nati
dal 1370 al 1400 (Nanni eli Bauco, Jacopo della Quer-

cia, Brunelleschi, Ghiberti, Donatello, Michelozzo e
Luca della Robbia).

Più ristretto il campo, più divengono prossime a
verità le conclusioni dell' A. Avremmo desiderato
che con maggior prudenza talora fossero da lui ac-
colte certe attribuzioni, come quella della spada se-
gnata dalla falsa firma del Donatello nel Museo di
Torino ; e che con minore esitazione invece fossero
accettate altre attribuzioni che trovano il comune con-
senso dei critici. Ad esempio, la graziosissima lunetta
attribuita dal Bode a Luca della Robbia nel Museo
di Berlino, rappresentante la Vergine col Bambino
tra due angioli. È una delle più care e vivaci compo-
sizioni del maestro ; e ci fa stupore che Marcel Rey-
mond abbia già dubitato e dubiti ancora che a lui
appartenga. E una sua creazione giovanile ; gli angioli
hanno i caratteri delle cose di Luca sotto l'influsso
del Ghiberti, quelle stesse pieghe ondeggianti che si
riversano dai fianchi all' indietro come una vaga ca-
pigliatura ; e in generale hanno lo stesso carattere, la
stessa disposizione simmetrica di quelli che, ad ogni
scompartimento nella porta della sagrestia di Santa Ma-
ria del Fiore, si movono intorno agli Evangelisti. An-
che il bassorilievo sulla porta della sagrestia, opera di
Luca, ci mostra i due angioli assistenti alla Vergine
in un atteggiamento quasi identico ai due della lunetta
di Berlino. Ripete il Reymond che è impossibile di
trovare un gesto simile a quello della Vergine che
sorride e fa il solletico al suo piccolo Bambino. « Il
gesto troppo famigliare, un po'triviale, della Vergine,
è agli antipodi del modo di sentire di Luca. Le madri
di Luca non giuocano col loro fanciullo, ma lo ten-
gono religiosamente nelle loro braccia, come una re-
liquia sacra». Eppure non sono reliquie sacre i fan-
ciulli nelle braccia della madre umanissima di Luca;
sono bei ragazzi, forti e sani, di cui ella si gloria.

A proposito della Madonna di Luca della Robbia,
in via dell'Agnolo, Marcel Reymond continua ad as-
segnarle la data tra il 1450 e il 1460, contrariamente
al Bode che la classifica tra le opere del maestro an-
teriori al 1431. Il Reymond non ha osservato che la
figura dell'angiolo a destra, dal collo lungo e la cla-
mide agrafata nel mezzo, è di tipo più antico degli
altri angioli poi creati da Luca. E per convincersi di
ciò basti confrontare quella Madonna con l'altra della
chiesa dell'Ospedale degl'Innocenti, la più antica di
Luca della Robbia, secondo il Reymond. Al paragone,
quella ci sembra più piacevole e schietta, con il suo
fantolino vestito di tunichetta e con le linee della com-
posizione più rette e semplici.

A parte questi ed altri particolari, in cui dissentiamo
dall'A., conviene riconoscere che questo secondo vo-
lume segna un grande progresso sul primo, e fare
lode all'A., che ha composto con grande cura il suo
libro, e ha animato la ditta Alinari a prodigarvi illu-
strazioni zincografiche. V.
 
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