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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI 149
LXXXVII.
FAUNO
OPERA DI NICOMACO CO,
Incifa in una Agata Nera.
DEL GABBINETTO DEL CAV. GIROLAMO ODAM, A ROMA.
E'Fatta menzione dagli antichi Scrittori (2) di alcuni celebri Pittori, che avevano il nome di
Nicomaco. Contuttociò non par probabile, che fia uno di quei pittori V incifore di
quefta gemma, come fembra dubitare il B. Stofch (3), perchè facilmente avrebbero par-
lato di quella prerogativa d'incidere. Io però certamente mi uniformo al di lui fentimento,
che foffe un aliai valente incifore, perciò dirò col medelìmo: perchè fi fi confiderà T efatto difegno
di quefta figura, e la conveniente proporzione delle membra, dirai ejfere un opera perfetta di eccellente
artefice. Io crederei che quello artefice fia vifluto ne' tempi di Vefpafiano.
Io nella fpiegazione di quella gemma mi fervirò delle parole del B. Stofch (4). Il Fauno,
(he fi vede fedente fopra una pelle di Tigre, è rimarcabile per la fua coda, ed orecchie puntagute; egli
ha la tefta cinta dì olivo falvatico, albero confacrato a quefti Numi Silveftri, come dice Virgilio (5),
D' amare foglie un oleaftro a forte A Fauno facro era qui flato.
Egli riguarda attentamente con un volto ilare, e ridente, e fojliene il capo col gomito appoggiato
al ginocchio, pofta fitto al mento la palma della mano ftniftra, e incurva alquanto il dar fi : Ha la
gamba dritta dijlefa, alla polpa della quale re/la fitto il piede finiftro . Traile gambe fi veggono due
Tibie del genere di quelle, che chiamavano Frigie, come ojferva Bartolini (6). Ma quefte non fino
lìfce, ma ornate di certi nodi, del quale muficale iftramento efierfi dilettati i Fauni, lo feri fi
Marziano Capetto (7). Erano certi Dei campeftri, e canori, quelli i quali avevano i piedi
di Becco, li compiacevano della Pandura, quelli Silveftri della zampogna di canna fenza nodi,
che libila, il Fauno li dilettava della Tibia rurale. Perciò convengono ai Fauni le doppie Tibie,
delle quali Marlia ne fu l'inventore, come oflerva Plinio (8) dicendo : Nella medefima nazione
( cioè de' Frigi ) le doppie Tibie inventò Marfia.
Nelle famiglie confolari li trova alla famiglia Petronia una Medaglia (9), nella quale da
una parte è la tefta di Augufto, nell' altra parte V iftefla figura tale quale è la noltra gemma
del Fauno fedente. Credo ficuramente, che Avercampio (io) prenda un grandiflimo sbaglio giudi-
cando, che le due Tibie fiano due zappe. Egli riferifce il fentimento del Vaillant, il quale credette
ejfere cfprejfa una donna, e la vefle fopra la quale fiede la figura nuda, un animai morto, e dardi
quelli che fino alle ginocchia. Crede e fiere rapprefentata la Cantabria vinta, quelTanimale e fiere un
coniglio morto, perche tutti quafi i Cantabri furono diftrutti, ed ejj'ere efprejfi due dardi, come nella
Medaglia della famiglia Sulpicia. L'iftefio Avercampio confuta Vaillant, il quale in quella figura
giudicò elTere efprefla la Cantabria vinta. Ma eflb credette meglio, avendo offervata la Medaglia,
non trovarfi il Coniglio, nei dardi, dei quali parla Vaillant. Imperocché dice confederata meglio
la Medaglia fvanì queir animale, / ofiervano due zappe dalla parte fuperiore più piana, e pia larga,
non conveniente ai dardi. Pare ancora poterfi interpetrare quella figura eflere un agricoltore, cheli
ripofa dalle fatiche, foggiungendo.- Rappacificato principalmente A. V. C. DCCXXXIV. tutto V Oriente,
ricuperata F Armenia, coftretti i Parti alla pace, domandandola fpontaneamente gì' Indi, le Colonie Ilo-
mane, le quali grandemente erano oppofte ai nemici, potevano godere una pace tranquilla, abitare
le loro terre ficur amente, e non temendo ver un nemico, ripofarfi dalle fatiche. Pare a me ejfer quefto
il fentimento di quefta pregievole e rara Medaglia.
Io non ho più prefente quefta rara ed eccellente Medaglia, ma per quanto mi fovviene la
figura nuda fedente ha la tefta coronata di foglie di qualche pianta; come fi vede ancora incifa nel
Teforo Morelliano. Ai piedi certamente mi parvero, non zappe, ma due Tibie, come fono appunto
nella noftragemma. Facilmente può congetturarfi efler (lata battuta quefta medaglia in memoria
degli fpettacoli, celebrati ogni cinque anni, per la Vittoria Aziaca, come dice Vaillant di un altra Me-
daglia della medefima famiglia Petronia, che da una parte vi è la tefta di Augufto, dall' altra una
lira con otto corde.Gli Antiquari,che avranno fottogli occhi quefta Medaglia,potranno deciderne.
ER-
(t) Mi piace molto la congettura, che fa dell'incifore (6) De Tibiis veterum cap. J.
Nicomaco Winkelmann Defcription. p. 143. che fi deva (7) De Nuptiis Philol. lib. 9. p. 307.
leggere piuttofto Nifenas o Niconas : a quello propofito fi (8) Lib. 7. cap. $6. Quae quìs iitvenerit iti vita. Degli
vegga il Chiar. Scrittore . inventori della Tibia vedi Giulio Cefire Scaligero nella
(2) Vedi Iun. de Pia. alla parola Nicomacbas ■ Poetica lib. 1. e. 20. p. 77. e Giovanni Meurfio delle Tibie
(3) Stofch Gem. p. 61. nel Gronovio Antiq. voi. S. p. 2454. e feq. (9) Morelli
(4) Loc. cit. (s) Virgil. Aen. lib. 11. v. 766. Thef. in fam. Pttr. Ut. E. IV. (io) Loc cit. p. 315».
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MEMORIE DEGLI ANTICHI INCISORI 149
LXXXVII.
FAUNO
OPERA DI NICOMACO CO,
Incifa in una Agata Nera.
DEL GABBINETTO DEL CAV. GIROLAMO ODAM, A ROMA.
E'Fatta menzione dagli antichi Scrittori (2) di alcuni celebri Pittori, che avevano il nome di
Nicomaco. Contuttociò non par probabile, che fia uno di quei pittori V incifore di
quefta gemma, come fembra dubitare il B. Stofch (3), perchè facilmente avrebbero par-
lato di quella prerogativa d'incidere. Io però certamente mi uniformo al di lui fentimento,
che foffe un aliai valente incifore, perciò dirò col medelìmo: perchè fi fi confiderà T efatto difegno
di quefta figura, e la conveniente proporzione delle membra, dirai ejfere un opera perfetta di eccellente
artefice. Io crederei che quello artefice fia vifluto ne' tempi di Vefpafiano.
Io nella fpiegazione di quella gemma mi fervirò delle parole del B. Stofch (4). Il Fauno,
(he fi vede fedente fopra una pelle di Tigre, è rimarcabile per la fua coda, ed orecchie puntagute; egli
ha la tefta cinta dì olivo falvatico, albero confacrato a quefti Numi Silveftri, come dice Virgilio (5),
D' amare foglie un oleaftro a forte A Fauno facro era qui flato.
Egli riguarda attentamente con un volto ilare, e ridente, e fojliene il capo col gomito appoggiato
al ginocchio, pofta fitto al mento la palma della mano ftniftra, e incurva alquanto il dar fi : Ha la
gamba dritta dijlefa, alla polpa della quale re/la fitto il piede finiftro . Traile gambe fi veggono due
Tibie del genere di quelle, che chiamavano Frigie, come ojferva Bartolini (6). Ma quefte non fino
lìfce, ma ornate di certi nodi, del quale muficale iftramento efierfi dilettati i Fauni, lo feri fi
Marziano Capetto (7). Erano certi Dei campeftri, e canori, quelli i quali avevano i piedi
di Becco, li compiacevano della Pandura, quelli Silveftri della zampogna di canna fenza nodi,
che libila, il Fauno li dilettava della Tibia rurale. Perciò convengono ai Fauni le doppie Tibie,
delle quali Marlia ne fu l'inventore, come oflerva Plinio (8) dicendo : Nella medefima nazione
( cioè de' Frigi ) le doppie Tibie inventò Marfia.
Nelle famiglie confolari li trova alla famiglia Petronia una Medaglia (9), nella quale da
una parte è la tefta di Augufto, nell' altra parte V iftefla figura tale quale è la noltra gemma
del Fauno fedente. Credo ficuramente, che Avercampio (io) prenda un grandiflimo sbaglio giudi-
cando, che le due Tibie fiano due zappe. Egli riferifce il fentimento del Vaillant, il quale credette
ejfere cfprejfa una donna, e la vefle fopra la quale fiede la figura nuda, un animai morto, e dardi
quelli che fino alle ginocchia. Crede e fiere rapprefentata la Cantabria vinta, quelTanimale e fiere un
coniglio morto, perche tutti quafi i Cantabri furono diftrutti, ed ejj'ere efprejfi due dardi, come nella
Medaglia della famiglia Sulpicia. L'iftefio Avercampio confuta Vaillant, il quale in quella figura
giudicò elTere efprefla la Cantabria vinta. Ma eflb credette meglio, avendo offervata la Medaglia,
non trovarfi il Coniglio, nei dardi, dei quali parla Vaillant. Imperocché dice confederata meglio
la Medaglia fvanì queir animale, / ofiervano due zappe dalla parte fuperiore più piana, e pia larga,
non conveniente ai dardi. Pare ancora poterfi interpetrare quella figura eflere un agricoltore, cheli
ripofa dalle fatiche, foggiungendo.- Rappacificato principalmente A. V. C. DCCXXXIV. tutto V Oriente,
ricuperata F Armenia, coftretti i Parti alla pace, domandandola fpontaneamente gì' Indi, le Colonie Ilo-
mane, le quali grandemente erano oppofte ai nemici, potevano godere una pace tranquilla, abitare
le loro terre ficur amente, e non temendo ver un nemico, ripofarfi dalle fatiche. Pare a me ejfer quefto
il fentimento di quefta pregievole e rara Medaglia.
Io non ho più prefente quefta rara ed eccellente Medaglia, ma per quanto mi fovviene la
figura nuda fedente ha la tefta coronata di foglie di qualche pianta; come fi vede ancora incifa nel
Teforo Morelliano. Ai piedi certamente mi parvero, non zappe, ma due Tibie, come fono appunto
nella noftragemma. Facilmente può congetturarfi efler (lata battuta quefta medaglia in memoria
degli fpettacoli, celebrati ogni cinque anni, per la Vittoria Aziaca, come dice Vaillant di un altra Me-
daglia della medefima famiglia Petronia, che da una parte vi è la tefta di Augufto, dall' altra una
lira con otto corde.Gli Antiquari,che avranno fottogli occhi quefta Medaglia,potranno deciderne.
ER-
(t) Mi piace molto la congettura, che fa dell'incifore (6) De Tibiis veterum cap. J.
Nicomaco Winkelmann Defcription. p. 143. che fi deva (7) De Nuptiis Philol. lib. 9. p. 307.
leggere piuttofto Nifenas o Niconas : a quello propofito fi (8) Lib. 7. cap. $6. Quae quìs iitvenerit iti vita. Degli
vegga il Chiar. Scrittore . inventori della Tibia vedi Giulio Cefire Scaligero nella
(2) Vedi Iun. de Pia. alla parola Nicomacbas ■ Poetica lib. 1. e. 20. p. 77. e Giovanni Meurfio delle Tibie
(3) Stofch Gem. p. 61. nel Gronovio Antiq. voi. S. p. 2454. e feq. (9) Morelli
(4) Loc. cit. (s) Virgil. Aen. lib. 11. v. 766. Thef. in fam. Pttr. Ut. E. IV. (io) Loc cit. p. 315».
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