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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0052
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9i DEGLI ANFITEATRI

ta, come I5 Antichità avrebbe bisogno d’es-
ser rifatta tutta ; ma da quello breve Trat-
tato se ne potrà forsè prendere alcun sag-
gio. Siami lecito dire , senza dipartirmi
punto da quell’ umiltà, in cui per ogni con-
to contener mi debbo, che correndo già il
quarto secolo, anzi per l’Italia il quinto,
d'ai rivivere delle buone lettere, sarebbe
oramai tempo in certi studj d’andare in-
nanzi ; e dovrebbe una volta aver termi-
ne il ricopiare, e il desumer la riputazio-
ne, e il merito de’libri , non dalbesàme
intimo delle cole, nè dal condurre al vero,
ma dal collo, dal venir di lontano, e so-
pra tutto dall’ellensione, allor solamente
apprezzandogli, che possiono far figura di
ricchi addobbi ; del qual collume niun al-
tro è siato più mortale alle lettere.
Gli Anfiteatri di tutta pietra non furon
varii nella costruzione come i Tempj, ma
tanto uniformi, che se un solo n’avessi-
mo intero , si potrebbe render ragion di
tutti. Poiché però noh siam sì felici, bi-
sogna rintracciarne la notizia dalle diver-
te reliquie , e singolarmente del Roma-
no, e del Veronese per essèr quelli due
i più magnifici, e i più conservati, men-
tre da uno si ha la faccia , e dall’altro
le viscere , per dir così , di tal corpo.
Gran cote sono siate scritte della sontuo-
sità del Capuano, alla quale però mal
converrebbe ciò, che in uno de’suoi mag-
AD»?/. gior celebratoti si legge , cioè che l’inte-
rior di esfo non folte di pietra, ma late-
tizio. Comunque ha pero, si poco e quan-
to ne rimane, che al nostro intento non
serve. Vedesi veramente intera in più
{lampe, ma secondo l’uso per mero lavo-
ro d'immaginazione . Conservatilsimo si
predica quel di Nimes , ma. si confelsa
nell’ illesso tempo che niente ha delle par-
ti interne ; anzi come accennai, non si
può per anco aver’intera certezza, che
Anfiteatro folte. AI Romano dunque for-
za è ridurli , ed al Veronese ; ma al Ve-
ronese singolarmente : perchè la difficoltà
consille nell’intendere la slruttura segre-
ta, per dir così , e i rigiri delle scale, e
delle vie, che fecero ne’ mezani secoli chia-
mar gli Anfiteatri Laberinti ; al che poco
sussidio presta il Romano , in cui quelle
parti non sussillono. Si arguisca da quello,
quanto potettero accertar coloro, che dell’
Ansiteatro più diffusamente hanno scritto,
non eltendo venuti a studiar sui noslro,
che unicamente potea dar lume. Dili-
genza ancora al'solutamente necessaria era
lo scavare a Roma interiormente , e sco-
prire il piè delle interne porte, e de’più
balli ingressi; de’quali ognuno ha parlato a

caso : nè in altro modo poteasi acquistàr
notizia del sotterraneo, nè del piano antico,
nè delle prigioni ora interrate, nè di più
altre parti. In vece di tutto quello ognu-
no ha preso a tralcriver gli anteriori , ed
ha pollo lo sludio maggiore nel mettere in
di sogno quelle parti, che più non sono, e
che niun sa come veramente follerò. Ab-
bracciato fu singolarmente da tutti il di-
sogno di Giulio Lipsio, con cui rappresen-
tò il Cofrseo nella forma , ch’egli giudicò
avelie internamente, quand’era in elfere.
E pure molto poco sortunatamente pensato
si conoscerà qui tutto ciò, ch’egli vi pose
di suo, cioè a dire quanto in elso disegno
si mostra, a ri serva de’portici, ©corrido-
ri circolari additati già nella sua pianta
dal Serbo.
Non mancherà chi si maravigli del cre-
der io, che redi ancora alcuna cosa a dire
in quella materia, dopo il libro slampato
di fresco di là da’ monti con venti sontuo-
sissime tavole, da Romano Architetto la-
vorate, per metter dinanzi a gli occhi il
Coliseo a parte a parte , nè saprà intende-
re qual riflessione meritar mai possa quell*
operetta con le sue tronche figure, a fron-
te di quel grandissimo volume , dove tut-
to si rappretenta perfètto. Di quel degno uo-
mo altro non dirò per ora, se non che
molto commendabile fu il genio suo, e la
sua fatica, Insoiando il difetto a’libri di tal
professione asfai frequente, di voler’ entra-
re dove non appartiene, buone cote ha,ed
aliai utile potea riuscire in alcune parti :
ma non ebbe da lui l”ultima mano , anzi
rimate imperfetta; e quel eh’ è peggio, in.
vece d’elfer riveduta in Roma, e condotta»
a termine da qualche fuo discepolo, com-
perato da persone oltramontane l’originale
fu data fuori non si sa da cui ; e in oltre „
come in più luoghi dal dettato appare , ri-
toccata, e supphta da slraniera mano; per
lo che oltre a i molti errori, che trasfor-
mano d’una in altra le parole, e mutano il
tenso, oltre al linguaggio che talvolta mal
s’intende, oltre all’erronee citazioni*,, e
malamente esprelse, oltre a somplicità in-
finite, e mirabili, come dove leggesi , che
ilT eatro di Pompeo s’incendiò folto Filip- PW- n*
po Macedone, e che dietro a’ Senatori fede-et z
vano li quatto?deci Ordini de' Cavalieri ; ol-
tre dico a tutte quelle colè, in materia ar-
chitettonica ancora errori ci si trovano,che
non polson mai crederli d’un profesfore :
perchè insognando a cagion d’etempio Vi-
truvio di fare i gradi, fopra i quali si fe-
dea ne’ Teatri, alti non meno d’un palmo- V;tr $
piede ; leggesi in quello libro, voler lui, che d
si facciano alti un palmo, e tanto lignificar
quella r 9
 
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