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óàit.e. ij<
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quella voce; quando oltre all’incongruità
ridicola, s’anche l’Autore non avelie inte-
lo il Latino , la version volgare di Daniel
Barbaro rende, non fiano men' alti d’un pal-
mo, e d'un piede \ e Segue, nè più d'un pie-
de efiei dita, bene avendo Ietto l’intero di
quelpassò, cui deformato riporta Lipsio.
Ma che non siano del Fontana i sudetti er-
rori, mi son del tutto persuaso nell’essèr-
mi arrivati alcuni pochi fogli copiati mentr’
egli era ancora in vita dalla Sua Opera ;
poiché riconosco da quelli , molto diversa
dalla sua intenzione, e dal Suo dettato essèr
la fiampa ora divulgata.
E' da notare , come niuno de’ moderni
Autori, o raccoglitori , ha avuto cognizio-
ne d’un libro , eh’è l’unico, in cui si dia
fatto motto dell’intrinseco ripartimento,
e dislribuzione dell’Anfiteatro. Ha per ti-
tolo Difcorfi /opra le Antichità di Roma di
Vicengo Scarnosi Architetto Vicentino , e fu
fiampato in Venezia nel 1583. Delle qua-
ranta Tavole di elso , in cui le Romane
Antichità si mollrano, quindici son consa-
crate all’ Anfiteatro. Nelle poche parole,
che a ciascuna d’esse lo Scamozio premet-
te, delle vie, delle scale, de’lumi cose si
toccano benché leggermente, non intese ,
nè indagate finora dagli altri ; ed ho per
certo, che compita opera ei facea , seve-
niva a ricercar minutamente, e ad ossèr-
var con diligenza l’Arena nostra, e se or-
dinava con quello fine i disegni, e gli adat-
tava a tale intenzione. Ma quelli, che da
lui si spiegano, esfendo fiati prima fatti da
un Pittore , e per servire a chi dipinge
prospettive, e paesi , come in esiì si rico-
nosce , e nella Dedicatoria si accenna, ad
altro poco servono , e rendono oseuri, e
di piccol frutto in tal materia i Discorsi
ancora.
E' ancor più notabile , come i moderni
d’ordinario nè conto, nè menzion fanno di
Bastian Serlio Architetto Bolognese , il
quale ha poco meno di dugent’ anni, diede
fuori un’ottima raccolta degli edifizj an-
tichi, e fu in ciò maestro , e quasi model-
lo d’ogn’altro. Pos’egli difiinta cura negli
Anfiteatri, avendo rappresentati ne’libri
suoi quelli di Roma , di Verona, e di Pe-
la, e datene piante , prospetti, spaccati ,
profili, e parti. Anche Leon Battifia Al-
berti Fiorentino de’gradini, e delle precin-
zioni de i Teatri, che in quella parte agli
Anfiteatri si uniformavano, più di dugen-
cinquant’anni fà parlò assai meglio , che
ne’recenti volumi non si Suole, Al Serlio in
proposito dell’Anfiteatro, e nell’altre fa bri-
che ancora , o reliquie, onor fece unica-
mente il Desgodetz ; perchè se bene con ul-
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terior diligenza andò emendando errori per
lo più di misure , forsè dalle poco ac-
curate fiampe nati, Seguì però di conti-
nuo i vestigi suoi. Difiinta lode fra gli
Stranieri tutti merita quel Franzese Ar-
chitetto , perchè difegnò le Antichità con
intelligenza , e con verità , Senza fabricar
di suo , e senza dar Sue fantasie per co-
se reali , ed antiche , Molt’obligo dob-
biamo avergli ancora per averci date le par-
ti architettoniche de’ quatr’ ordini del Co-
li feo in grande,- e in mjsuracon moltaesat-
tezza,
Le fiampe dell’ Ansiteatro di Capua so-
no fiate prese da una pittura , che l’Arci-
vescovo Cesare Colla (fu Maestro in legge
del Baronie) ne fece fare nel Palazzo,rap-
presentandolo qual si pensava che Sòlse fia-
to , e senza averne maggior lume, che del-
ti due archi inferiori, quali anche in oggi
si veggono conservati. Però nell’ Antichità tom ,
Spiegata vedesi con più porte nel quarto pia- TaV. 149.
no, che sono affatto fuor di luogo ; e mol-
to diverso sigurali nel libro del Canonico
Mazochio, Da quella immaginaria pittu-
ra venne anche la Carta di tale Anfitea-
tro indicata dal P, Vitali Cherico Regolare
Capuano nelsuo LelsicoMatematico.Quel Attua*
di Nimes fu fatto intagliare da Giovanni
Poldo , e dal Grasserò , e da Lipsio , e in
Carta volante , e nell’Atlante delle Città
di Francia stampato nel 1706, e ultima-
mente nell’ Antichità Spiegata, e dal Gau-
tier; ma non s’impara da tutte quelle Car-
te se non l’citeriore. Dell’Arena Verone-
se nell’ istellò tempo del Serlio diedero
mano a publicar difegni Torello Saraina
Istorico, e Giovanni Caroto Pittore , ma
non diedero che prospetto , e pianta. Fin
qui si, slette dentro i termini della verità;
ma dopo quelli Enea Vico gran Rame ne
intagliò, dedicato al Duca Cosimo II, unen-
do insieme alzato citeriore,e interiore,e Sezio-
ne, e pianta ; ma di capriccio vi aggiunse l’e-
fierno recinto in tre ordini, e un portico So-
pra i gradi, e per compimento l’iscrizione di
Flaminio Console . Fu quella carta repli-
cata nel 1560 in Roma con l’assìstenza di
Pirro Ligorio da i torchi del Lafrerio : e
perchè il finto Suoi riportar più applau-
so del vero , e più graditi al popolo essèr
dell’ Jstorie i Romanzi, quella fu abbraccia-
ta universalmente, e con tutte le sue fia-
tue puntualmente fatta copiare da Giulio
Lipsio, e inserra nel suo Trattato de gli
Ansiteatri fuor di Roma ; indi da chi
diede fuori l’Opera postuma del Panvj-
nio Sopra le Antichità Veronesi; e in Som-
ma Servì, e Suol Servir d’efemplare, a chi
vuole appagar gli occhi popolari con la
veda-
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quella voce; quando oltre all’incongruità
ridicola, s’anche l’Autore non avelie inte-
lo il Latino , la version volgare di Daniel
Barbaro rende, non fiano men' alti d’un pal-
mo, e d'un piede \ e Segue, nè più d'un pie-
de efiei dita, bene avendo Ietto l’intero di
quelpassò, cui deformato riporta Lipsio.
Ma che non siano del Fontana i sudetti er-
rori, mi son del tutto persuaso nell’essèr-
mi arrivati alcuni pochi fogli copiati mentr’
egli era ancora in vita dalla Sua Opera ;
poiché riconosco da quelli , molto diversa
dalla sua intenzione, e dal Suo dettato essèr
la fiampa ora divulgata.
E' da notare , come niuno de’ moderni
Autori, o raccoglitori , ha avuto cognizio-
ne d’un libro , eh’è l’unico, in cui si dia
fatto motto dell’intrinseco ripartimento,
e dislribuzione dell’Anfiteatro. Ha per ti-
tolo Difcorfi /opra le Antichità di Roma di
Vicengo Scarnosi Architetto Vicentino , e fu
fiampato in Venezia nel 1583. Delle qua-
ranta Tavole di elso , in cui le Romane
Antichità si mollrano, quindici son consa-
crate all’ Anfiteatro. Nelle poche parole,
che a ciascuna d’esse lo Scamozio premet-
te, delle vie, delle scale, de’lumi cose si
toccano benché leggermente, non intese ,
nè indagate finora dagli altri ; ed ho per
certo, che compita opera ei facea , seve-
niva a ricercar minutamente, e ad ossèr-
var con diligenza l’Arena nostra, e se or-
dinava con quello fine i disegni, e gli adat-
tava a tale intenzione. Ma quelli, che da
lui si spiegano, esfendo fiati prima fatti da
un Pittore , e per servire a chi dipinge
prospettive, e paesi , come in esiì si rico-
nosce , e nella Dedicatoria si accenna, ad
altro poco servono , e rendono oseuri, e
di piccol frutto in tal materia i Discorsi
ancora.
E' ancor più notabile , come i moderni
d’ordinario nè conto, nè menzion fanno di
Bastian Serlio Architetto Bolognese , il
quale ha poco meno di dugent’ anni, diede
fuori un’ottima raccolta degli edifizj an-
tichi, e fu in ciò maestro , e quasi model-
lo d’ogn’altro. Pos’egli difiinta cura negli
Anfiteatri, avendo rappresentati ne’libri
suoi quelli di Roma , di Verona, e di Pe-
la, e datene piante , prospetti, spaccati ,
profili, e parti. Anche Leon Battifia Al-
berti Fiorentino de’gradini, e delle precin-
zioni de i Teatri, che in quella parte agli
Anfiteatri si uniformavano, più di dugen-
cinquant’anni fà parlò assai meglio , che
ne’recenti volumi non si Suole, Al Serlio in
proposito dell’Anfiteatro, e nell’altre fa bri-
che ancora , o reliquie, onor fece unica-
mente il Desgodetz ; perchè se bene con ul-
E C O N D O. 94
terior diligenza andò emendando errori per
lo più di misure , forsè dalle poco ac-
curate fiampe nati, Seguì però di conti-
nuo i vestigi suoi. Difiinta lode fra gli
Stranieri tutti merita quel Franzese Ar-
chitetto , perchè difegnò le Antichità con
intelligenza , e con verità , Senza fabricar
di suo , e senza dar Sue fantasie per co-
se reali , ed antiche , Molt’obligo dob-
biamo avergli ancora per averci date le par-
ti architettoniche de’ quatr’ ordini del Co-
li feo in grande,- e in mjsuracon moltaesat-
tezza,
Le fiampe dell’ Ansiteatro di Capua so-
no fiate prese da una pittura , che l’Arci-
vescovo Cesare Colla (fu Maestro in legge
del Baronie) ne fece fare nel Palazzo,rap-
presentandolo qual si pensava che Sòlse fia-
to , e senza averne maggior lume, che del-
ti due archi inferiori, quali anche in oggi
si veggono conservati. Però nell’ Antichità tom ,
Spiegata vedesi con più porte nel quarto pia- TaV. 149.
no, che sono affatto fuor di luogo ; e mol-
to diverso sigurali nel libro del Canonico
Mazochio, Da quella immaginaria pittu-
ra venne anche la Carta di tale Anfitea-
tro indicata dal P, Vitali Cherico Regolare
Capuano nelsuo LelsicoMatematico.Quel Attua*
di Nimes fu fatto intagliare da Giovanni
Poldo , e dal Grasserò , e da Lipsio , e in
Carta volante , e nell’Atlante delle Città
di Francia stampato nel 1706, e ultima-
mente nell’ Antichità Spiegata, e dal Gau-
tier; ma non s’impara da tutte quelle Car-
te se non l’citeriore. Dell’Arena Verone-
se nell’ istellò tempo del Serlio diedero
mano a publicar difegni Torello Saraina
Istorico, e Giovanni Caroto Pittore , ma
non diedero che prospetto , e pianta. Fin
qui si, slette dentro i termini della verità;
ma dopo quelli Enea Vico gran Rame ne
intagliò, dedicato al Duca Cosimo II, unen-
do insieme alzato citeriore,e interiore,e Sezio-
ne, e pianta ; ma di capriccio vi aggiunse l’e-
fierno recinto in tre ordini, e un portico So-
pra i gradi, e per compimento l’iscrizione di
Flaminio Console . Fu quella carta repli-
cata nel 1560 in Roma con l’assìstenza di
Pirro Ligorio da i torchi del Lafrerio : e
perchè il finto Suoi riportar più applau-
so del vero , e più graditi al popolo essèr
dell’ Jstorie i Romanzi, quella fu abbraccia-
ta universalmente, e con tutte le sue fia-
tue puntualmente fatta copiare da Giulio
Lipsio, e inserra nel suo Trattato de gli
Ansiteatri fuor di Roma ; indi da chi
diede fuori l’Opera postuma del Panvj-
nio Sopra le Antichità Veronesi; e in Som-
ma Servì, e Suol Servir d’efemplare, a chi
vuole appagar gli occhi popolari con la
veda-