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LIBRO SECONDO. 126
Ben però si può già riconoscere , quanto
Aorta idea si sia finora avuta dell’Anfitea-
tro; poiché anche la pianta, che ne ab-
biamo nel vallo e sontuosissimo moderno
libro, e che si è qui polla dinanzi a gli oc-
chi, è quali tutta erronea. Vi si mofirano
le sicaie solamentein due cinte, quando ve
n’era in tutte e tre, e delle sicaie, che vi si
segnano, quali la metà è fuor del vero.
L’interno recinto vi si rappresenta come
d’un siotti! muro, quando serviva in certo
modo dalla parte interna di baiamente alla
mole. Si fanno in elso più Spaccature late-
rali, quando ni una ve n’era. Nel mezoper
traversò si mofirano due firade maggiori
dell’altre, quando non erano, e terminan-
ti nel Campo, quando non si entrava in
quello che su le punte dell’ovato ; e con
due porte, e pilastri isolati presso else ,
benché scavando di qua e di là non si sia
trovata in que’siti apertura alcuna . Le
vie diametrali per largo eran bensì oppor-
tune per l’Imperadore, e per gli lottato-
ri più graduati , siccome quelle eh’eran
prossime a’migliori lìti per vedere, ma non
già per l’entrar di coloro, con la cui
comparsaalle efiremità si cercava di pro-
lungare il diletto . Si fanno nelle pallate
piante i due archi di primo ingresso su le
punte dell’ovato quasi dell’ifiella larghez-
za degli altri, quando veramente v’è mol-
ta differenza, e si fanno ristringer quelle
due vie come l’altre nel procedere al pun-
to, con cheli perde la più bella sinezza
dell’Architetto . Vi si rappresenta final-
mente , che nelle punte dell’ ovato una so-
la fosse l’entrata, e che quella via non lòs-
sie più larga , e non avelie quell’ adiacen-
za di due firade per parte, che la rende sì
magnisica : quando oltre all’altre ragioni
necessaria era tale ampiezza, e raddoppia-
mento d’ingressi anche per la pompa, e per
gli apparati con che tal volta entravano
nella piazza, e fiaccano prima di combat-
tere superba mofira.
Che così fosse veramente, si può prima
t37. f.3. raccoglier da Plinio, ove dice, che una
volta Cesare fece tutti gli arnesi per l’Are-
na d’argento; quale apparato si Iacea pre-
cedere pomposamente. Dice anche Plinio
quivi, che allora fu veduto per la prima
volta instigar le Fiere con massèrizie di tal
metallo ; dove non posso non condolermi
con quel misero periodo , nell’ ultima sion-
tuosa edizione senza motivo alcuno , s’ è
lecito dirlo, fatto cambiar Sembianza: di-
rò altresì di pass àggio, che dove il testo ha
vafìs, forsè va letto armis-, perchè dice al-
z.33. r.3. trove l’istesso Plinio, che in un Giuoco di
Nerone si ami 2 e si apparate £viwn. d’ambra.
Qiiando Fabio Valente celebrò un Giuoco W- A s.
gladiatorio in Bologna ,; fece venir di Ro-
ma gli apprestamenti, come si vede in Ta- cultu.
cito . Ma ne gli Anfiteatri fors’ anco nel
principio qualche spezie di Pompa s’intro-
ducea, che si direbbe in oggi Processìone,
a imitazione delle Circensi: mi nasee il sos-
petto dal cenno, che ne dà Prudenzio, ove
nomina la Pompa Anfiteatrale. S’impara in
oltre da Isidoro, come un genere v’ era di
Gladiatori, che combatteano a cavallo, e
come entravan quelli un per l’una porta 1’ rum p/a-
altro per l’altra. su bianchi destrieri, conra ’
elmi dorati, e con lor’armi grandi e picco- Mas E-
le, precedendo le militari ìn[egne : quali ap-
parenze, e comparfe richiedevano spaziosi
ingresfi, e alle quali tornava molto bene 1’
averne due altri presso il più grande . La
clasfe di cofioro era nel Ipr genere la prima,
e la più nobile, come Isidoro accenna, e
Artemidoro altresì, affermando, che pre-
dicano in sogno moglie ricca , e nobile.
Io ravviso nel lor combattere la prima idea
de’tornei, e delle giostre. A tempo di Ci-
cerone chiamavansi con voce Greca Anda-
tati , e perchè le celate impedivan loro gli
occhi in gran parte, come anc’oggi avvie-
ne in quell’ armatura, che si veste, corren-
do con lancie all’ incontro , però tisarono
tal nome proverbialmente per chi operava
alla cieca : parlò di quello dottamente Li-
psio ne’ Saturnali. Che da i Gladiatori!/. w. w.
combattimenti, e non da usi Settentrionali,
come vien comunemente creduto, si origi-
nassero le Giostre, parrai di ravvisarlo an-
cora negli Atti di S. Demetrio, citati da
me nel primo libro ; perchè in essi, mentre
sta FImperadore [ingoiasticertami osfervando
a Tessalonica dentro uno [leccato ; introdot-
tovi certo famoso Duellante, che solea vin-
cer tutti, gridali, eh’ esea in campo chi
ardisee centra lui combattere, e gran pre-
mi! però si propongono: per Io che, temen-
do gli altri, seende un giovanetto da i gra-
di, e francamente si prelenta . Tornando
al sadetto passo d’Isidoro, si riconosce an-
cora in esso,come due furono le porte gran-
di dell’ Anfiteatro, non quattro, e come
l’una riguardava Oriente, l’altra Occiden-
te; il che riseontra nel Romano, ma non
nel nostro, perchè anche fuor di Roma,
quando si trattava d’Anfiteatro, intendea-
si di quel di Tito.
Ora un luogo ricorderò d*Erodiano, che
molta maraviglia recar solca ad un mio il-
lustre amico, cioè a Monsignor Torre VeS
covo d’ Adria, e veramente non potrebbe
intenderli, nè verificarli mai, sie l’Anfitea-
tro fosse slato qual nelle piante si è figurato
finora ; ma si comprende siubito perfetta-
mente,
LIBRO SECONDO. 126
Ben però si può già riconoscere , quanto
Aorta idea si sia finora avuta dell’Anfitea-
tro; poiché anche la pianta, che ne ab-
biamo nel vallo e sontuosissimo moderno
libro, e che si è qui polla dinanzi a gli oc-
chi, è quali tutta erronea. Vi si mofirano
le sicaie solamentein due cinte, quando ve
n’era in tutte e tre, e delle sicaie, che vi si
segnano, quali la metà è fuor del vero.
L’interno recinto vi si rappresenta come
d’un siotti! muro, quando serviva in certo
modo dalla parte interna di baiamente alla
mole. Si fanno in elso più Spaccature late-
rali, quando ni una ve n’era. Nel mezoper
traversò si mofirano due firade maggiori
dell’altre, quando non erano, e terminan-
ti nel Campo, quando non si entrava in
quello che su le punte dell’ovato ; e con
due porte, e pilastri isolati presso else ,
benché scavando di qua e di là non si sia
trovata in que’siti apertura alcuna . Le
vie diametrali per largo eran bensì oppor-
tune per l’Imperadore, e per gli lottato-
ri più graduati , siccome quelle eh’eran
prossime a’migliori lìti per vedere, ma non
già per l’entrar di coloro, con la cui
comparsaalle efiremità si cercava di pro-
lungare il diletto . Si fanno nelle pallate
piante i due archi di primo ingresso su le
punte dell’ovato quasi dell’ifiella larghez-
za degli altri, quando veramente v’è mol-
ta differenza, e si fanno ristringer quelle
due vie come l’altre nel procedere al pun-
to, con cheli perde la più bella sinezza
dell’Architetto . Vi si rappresenta final-
mente , che nelle punte dell’ ovato una so-
la fosse l’entrata, e che quella via non lòs-
sie più larga , e non avelie quell’ adiacen-
za di due firade per parte, che la rende sì
magnisica : quando oltre all’altre ragioni
necessaria era tale ampiezza, e raddoppia-
mento d’ingressi anche per la pompa, e per
gli apparati con che tal volta entravano
nella piazza, e fiaccano prima di combat-
tere superba mofira.
Che così fosse veramente, si può prima
t37. f.3. raccoglier da Plinio, ove dice, che una
volta Cesare fece tutti gli arnesi per l’Are-
na d’argento; quale apparato si Iacea pre-
cedere pomposamente. Dice anche Plinio
quivi, che allora fu veduto per la prima
volta instigar le Fiere con massèrizie di tal
metallo ; dove non posso non condolermi
con quel misero periodo , nell’ ultima sion-
tuosa edizione senza motivo alcuno , s’ è
lecito dirlo, fatto cambiar Sembianza: di-
rò altresì di pass àggio, che dove il testo ha
vafìs, forsè va letto armis-, perchè dice al-
z.33. r.3. trove l’istesso Plinio, che in un Giuoco di
Nerone si ami 2 e si apparate £viwn. d’ambra.
Qiiando Fabio Valente celebrò un Giuoco W- A s.
gladiatorio in Bologna ,; fece venir di Ro-
ma gli apprestamenti, come si vede in Ta- cultu.
cito . Ma ne gli Anfiteatri fors’ anco nel
principio qualche spezie di Pompa s’intro-
ducea, che si direbbe in oggi Processìone,
a imitazione delle Circensi: mi nasee il sos-
petto dal cenno, che ne dà Prudenzio, ove
nomina la Pompa Anfiteatrale. S’impara in
oltre da Isidoro, come un genere v’ era di
Gladiatori, che combatteano a cavallo, e
come entravan quelli un per l’una porta 1’ rum p/a-
altro per l’altra. su bianchi destrieri, conra ’
elmi dorati, e con lor’armi grandi e picco- Mas E-
le, precedendo le militari ìn[egne : quali ap-
parenze, e comparfe richiedevano spaziosi
ingresfi, e alle quali tornava molto bene 1’
averne due altri presso il più grande . La
clasfe di cofioro era nel Ipr genere la prima,
e la più nobile, come Isidoro accenna, e
Artemidoro altresì, affermando, che pre-
dicano in sogno moglie ricca , e nobile.
Io ravviso nel lor combattere la prima idea
de’tornei, e delle giostre. A tempo di Ci-
cerone chiamavansi con voce Greca Anda-
tati , e perchè le celate impedivan loro gli
occhi in gran parte, come anc’oggi avvie-
ne in quell’ armatura, che si veste, corren-
do con lancie all’ incontro , però tisarono
tal nome proverbialmente per chi operava
alla cieca : parlò di quello dottamente Li-
psio ne’ Saturnali. Che da i Gladiatori!/. w. w.
combattimenti, e non da usi Settentrionali,
come vien comunemente creduto, si origi-
nassero le Giostre, parrai di ravvisarlo an-
cora negli Atti di S. Demetrio, citati da
me nel primo libro ; perchè in essi, mentre
sta FImperadore [ingoiasticertami osfervando
a Tessalonica dentro uno [leccato ; introdot-
tovi certo famoso Duellante, che solea vin-
cer tutti, gridali, eh’ esea in campo chi
ardisee centra lui combattere, e gran pre-
mi! però si propongono: per Io che, temen-
do gli altri, seende un giovanetto da i gra-
di, e francamente si prelenta . Tornando
al sadetto passo d’Isidoro, si riconosce an-
cora in esso,come due furono le porte gran-
di dell’ Anfiteatro, non quattro, e come
l’una riguardava Oriente, l’altra Occiden-
te; il che riseontra nel Romano, ma non
nel nostro, perchè anche fuor di Roma,
quando si trattava d’Anfiteatro, intendea-
si di quel di Tito.
Ora un luogo ricorderò d*Erodiano, che
molta maraviglia recar solca ad un mio il-
lustre amico, cioè a Monsignor Torre VeS
covo d’ Adria, e veramente non potrebbe
intenderli, nè verificarli mai, sie l’Anfitea-
tro fosse slato qual nelle piante si è figurato
finora ; ma si comprende siubito perfetta-
mente,