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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0087
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161

LIBRO S E C O N D O.

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pirmai più che intorno a trentadue, o tren-
taquattro mila persone: onde so Vittore non
ingrandì alquanto il numero, intorno a cin-
quantamila fòrza è dire avesser luogo nelle
parti alte, e sopra i gradi, eh’ or veggiamo.
Grandissimo numero, e maggior che ne i
gradi, ne capiva certamente là /òpra come
vedremo; ma non vi sarebbe già capito, se
i due piani superiori fodero slati per di den-
tro fabricati, come dai noslri Antiquariis’
è ideato; perchè in tal modo pochissime per-
sone vi si porrebbono, perduta la più parte
del sito, e resa per tre quinti inutile l’efire-
ma altezza di tanta mole,
Il pretendere di spiegar precisamente la
forma, e le particolarità di quelli due pia-
ni nell’ interno, è vana immaginazione. Ma
per la conformazion di essi, e per la brut-
tura in generale, abbiamo ove impararla si-
curamente, cioè nelle Medaglie, alle quali
però dovea rincorrere chi dell’ Anfiteatro
ha scritto,e non all’ invenzione. Dalla som-
mità de i gradi all’ esterior recinto era nel
Coliseo lo spazio di due ampj portici : veg-
ga si però nelle Medaglie della prima Tavo-
la, e si olservi prima, come l’importar del?
uno era occupato in alto da nuovi giri di
gradini, poiché i globetti sognati in elle fi-
gurano spettatori. Le fiampe al? incontro
ci voglion far credere, che sui terzo muro
parete si alzass'e ancora con fenefire e porte,
Ai. Feneslre, e colonne, e statue per di dentro
in alto nomina Apuleio, ma ei parla quivi
d’ un Teatro, e più cose ha ne suoi finti
racconti su le quali non si può fare slato ;
perchè dà a quel suo Teatro anche lacuna-
Hk. xq, ri, e tetto, ed altrove spettacoli di Fiere
attribuisee a’Teatri. Nell’Ansiteatro di ta-
li pareti con feneslre, e porte in Medaglia
veruna non abbiamo indizio ; ma ben dalle
prime tre, quali fur lavorate in buoni tem-
pi, e con diltinzione, e con prospettiva, si
può raccogliere, che in que’ gradi, benché
in numero molto minori, quantità di gen-
te avelie luogo, forsè inferior di poco alla
collocata in tutti i sinor deserirti; e ciò non
sidamente per ? allargarli tanto più de’ giri,
ma perchè non vediamo essi gradi punto in-
terrotti , dove negl’ inferiori gran parte del
luogo si veniva necessariamente a perdere
per le aperture , per le scalette, per le Pre-
cinzioni, e per le due gran porte. E’ credi-
bile ancora, fodero que’ gradi in alto meno
agiati, e però più piccoli, e più folti, doven-
do sorvirealla gente minuta, Nel di fuori del
Coliseo veggonsi tra i piedefialsi del quarto
piano alternamente alcune aperture, esiea-
vran datolume ad alcun piccolo corridore de-
sinato al paslàggio degli Operaj , che in co-
pia andavano alla sommità per la Tenda,
Fir. Ulussr. Parte IV.

L’ altro spazio, che veniva a cadere so-
pra il primo portico, era occupato da un
cerchio d’ampie logge coperte, nelle quali
altresì grandissimonumero di persone si con-
teneva, come fa comprendere il tanto mag-
giore allargamento del giro, e altresì l’al-
tezza, nella quale il quarto piano, almeno
nel Coliseo, superava d’asfai ciaseuno degli
altri tre, come abbiam veduto . Che la
parte più alta, ove davano nel? Anfiteatro
gli spettatori, foibe coperta, un passo di
Calpurnio fra gli altri, del quale parlerò nel
prossimo Capo , ? infogna . Simile in que-
lla parte era ? Anfiteatro al Teatro di cui
nominò Vitruvio il tetto dì quel portico, che
ha da effer /opra la più alta gradatone. Di
tal portico, e di tali logge intende Dione flA61’, ,
predò Sibilino, ove dice, che ne’ Giuochi X®” «’s rhù
fatti da Nerone in simulato onor della ma-
dre da lui slesso uccisa , un’ Elefante su
tratto alla fuprema volta del Teatro , e da ef-
fa difeefe fopra suni portando uno a cavallo.
Se quello mirabil fatto soguilfe nel Teatro,
onci? Anfiteatro, ? uso di Sibilino, che per
1’ uno, e per l’altro usa alcune volte tal no- troductut in
me, ci lasoia in ambiguo: ma ovunque lòsi
se, troppo mirabile vien’a renderlo la ver-^„r^rOT-_
sion Latina di Dione , secondo cui ? Eie-cem c°n~
fante a così terribile altezza non fu tratto, a^u/ind»
ma asoese , e non su funi, Ma camminando vehens b»-
fopra ima fune. Quinci poi hanno inteso
alcpni, che gli Elesanti sunamboli, secondo Ws /. s.
Svetonio fatti veder la prima volta da Gal-^*^T
ba, ballalsero fu la corda. Usasi nel Greco incedere .
il numero del più, e così fa Plinio , ove
scrive, che gli Elefanti furono ammaestra- ”
ti a camminarfopra funi-, saranno fiate più
corde congiunte insieme, e formanti un pia-
no sufficiente per sì grand’ animali : ma co-
munque fossè, ciò che racconta lo Storico
dello spettacolo di Nerone maraviglia fu
grande in tanta altezza. E’credibile, che
il tetto di quelle logge rimanesse satto i fe-
ndi roni, che veggiam nel Colisoo al quar-
to piano, e che arrivavano fino a i modio-
ni, oveposavan nel di fuori le travi del Ve-
lario; dovendo per detti fenestroni, quan-
do gli Spettatori eran dal Velario coperti,
venir nel?Anfiteatro aria, e lume.
Or cosa dirò, che riusoirà nuova a mol-
ti , i quali si pensano, che la sommità di
preziosi colonnati fosse comporta : 1’ interno
di quelli due piani da noi deserirti, che vuol
dir gradi, e logge, eran di legno. Di tale
bruttura diede già esompio Tarquinio nel
Circo, avendovi per tellimonio di Dionigi ’
fatti i lèdili inferiori di pietra, e i foperio-
ri di legno. Da quello verranno a intender-
li i palli di Dione, di Lampridio, diS.Ge-
rolamo, e d’altri Scrittori addotti nel pri-
L.
 
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