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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0088
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DE GLI ANFITEATRI

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mo libro , ne* quali- si legge esser più volte
seguito incendio nell’Anfiteatro; perchè s’
esso fossè fiato in' ogni parte della materia,
di cui reggiamo essère ciò che rimane, non
vi si sarebbe per certo appesò il fuoco mai.
Quindi è, che Dione nel grand’ incendio al-
trove mentovato espresse, che si abbruggiò
non 1’ Anfiteatro, ma tutto ilfuu cerchio fu-
periore■, e altre cose insicine, che non erano
parte dell’ edilizio. Quel fuoco vien descrit-
to dall’ Iflorico per così veemente, che non
avrebbe al certo potuto suscitarsi , e così
óstinatamenté continuare, se non dove fosi-
se fiata grandisiima quantità di legname.
Appare da quel luogo ancora, come il nu-
mero’ de gli spettatori, aderito da Vittore,
non avea luogo ne’ gradi di pietra, come
pensò Lipsio;. ma tanta parte ne flava ne’
due piani di sopra, che mancando essi, non
poteà farli nell’ Ansiteatro spettacolo . An-
che il Circo Settentrionale in Costantinopo-
li era di somigliante bruttura , leggendoli
nel Cronico di Marcellino , che in tempo
del?Imperadore Anastagiovi s’ abbruggia-
rono ì gradi (cioè i più alti ) con la lor vol-
ta , cioè con la loggia coperta .
Essère stata la più alta parte di legno,
si può imparare ancora dalle Medaglie,
mentre si scorge in esse, come quelle logge
non erano archeggiate, ma architravate,
frammesso tra i larghi spazii un diritto fli-
pite : tanto basta per far conoscere , che
tutto era di legno . Dovea ciò contribuir
grandemente a lasciare aperto lo spazio, e
libera la veduta a gli spettatori, quali nel-
la Medaglia prima veggonsi sino all’ ultima
lòmmità : pilaflri di pietra, ed archi avreb-
bero occupata una gran parte del sito. Ve-
ro è, che predò Sifilino nel racconto deli’
Elefante poco fa accennato, chiamali quel-
la suprema parte apside , che d’ ordinario
Viene a dir’ arco, o volta ; ma può' quivi
intenderli non di vani archeggiati, ma dell’
interno soffitto fatto a volta : però da Ter-
tulliano in un passo, di cui parleremo al-
trove, quella parte fu indicata col nome
di camere, che in Latino viene a dir volte.
Vitruvio nel sòpraddotto passo la chiamò
portico , tale in sodanza essendo, benché
d’altra materia, e più aperto degli altri.
Così chiamolla anche Calpurnio ne’ versi
già riferiti , di questa in essi dovendoli in-
tendere, ove nomina il Portico impiafìrato d'
miniti Os,o. Anzi nell’Egloga istessa di cesi ciò es-
Poniiut pressamente, ove il passo sia ben letto, e
ben’inteso:
Vidimili in Ccelum traiibùs spetfacula textii
S urgere, Tarpeium prope defpediantia culmen,
Immenfofque gradui.
Spefftacida lignifica qui quasi stanzini, né’

quali appare, che le logge fòdero compar-
tite. Così, è da intender Plauto ,. ove ha Cure. a.
che il vento buttò giù gli Spettacoli r e Ci- f
cerone, ove dice, che si eccitò1 applauso ty/.
negli Spettacoli tutti, e Livio ,, ove che nel
Circo ognun si fece i /aoz Spettacoli • Quefle l,b-l'
flanze erano lavorate trabiliti textis, come
dee leggerli ; il qual modo di parlare è pre-
so da Virgilio, ove dice, che il cavallo di
Troia fu fabricato Roborìbui textii. Vide
Calpurnio adunque nell’ Anfiteatro gradi
immensi , e logge più alte della cima del
colle Tarpeo, quali eran compofle di tra-
vature. Perciò è, che s’indoravano; e que-
sta è la circonferenza interiore del Teatro , Ub. e?,
cui fece dorar tutta Nerone per occasion di
Tiridate, men bene essèndo tradotto-m* Si- nràaa
silino, che facesse dorar nel di dentro il6iv ■.
Teatro tutto all’ intorno. tótum fe™
In tutti questi liti capiva molto bene il
numero di spettatori da Vittore enunziato.
Troppo più ne conteneva il Circo, mentre
badava a cencinquanta mila sin quel di Tar-
quinio, se dobbiam credere a Dionisio, e nb. 3.
il Massimo di Cesare ne contenea dugen-
quaranta mila per detto di Plinio; ma non i-36-ms.
era ciò di maraviglia alcuna , essendo lun-
go tre stadii : ben maraviglia fu il farne da-
re sopra ottanta mila in sì pocospazio, qual
era in paragone quello del? Anfiteatro. An-
zi il Circo fu ingrandito ancora più da Tra-
iano.
La conformazione del Romano può far-
ci arguire, qual fosse nella superior parte
anche quella del? Anfiteatro Veronese: ma
con avvertire , che delli due spazj in al-
to, quali corrispondevano alli due portici
esterni inferiori, il Veronese non ne avea
che uno, non essèndo qui raddoppiato il re-
cinto, come in quello. Doveaci però essèr
di meno gran parte de’gradi di legno, poi-
ché le logge nel? alto erano un neceffario
compimento, ed ornato. Quali quefle per
l’appunto si fodero, non ardirei d’afferma-
re. Si osservano in alquanti de’pezzi anti-
chi ne’più alti gradi spazj uniformi contra-
segnati, e sempre di tre piedi emezo; ven-
gono fino alla metà del grado, e lasciana
tanto sito da potervi ancora comodamente
sedere: in alcuni son’anche due buchi qua-
si per imperniature. Non si sospetti, che
ne restino indicati pilaflri di pietra, dando
in contrario, che il pavimento non di la-
dre, nè soflenuto da volta di muro, ma si
conosce era di legno ; perchè i modiglioni
prominenti per di dentro, e formati dalle
flessè pietre, che per di fuori formano il
fregio del terzo piano , sono incavati per
traverso, e adattati per dar ricetto a trava-
ture: veggonsi ancora nella faseia, eh’è ad
dsi
 
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