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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Venturi, Adolfo: Le primizie del Caradosso a Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0010

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ADOLFO VENTURI

ricavare. nella figura di San Pietro, il tripode drappeggiato, il vaso, e più completa una testa
del fondo. I due bassorilievi di Londra e di Parigi sono ad evidenza delle riduzioni incom-
piute; niuno potrebbe comprendere l’atteggiamento del manigóldo, che incalza San Pietro,
nella subita trasformazione. Perchè va verso il tripode come uno che sospinga un altro
che lo preceda?

Le portelle del reliquarioi delle catene a San Pietro in Vincoli, e le riduzioni delle due
scene principali a Londra e a Parigi, sono le opere prime del Caradosso, come ci assicura
il riscontro dello stipo, certo del tempo medesimo. Non potrebbe credersi che, a distanza
di anni, il valente orafo e scultore, riproducesse come da una stampa lo stesso busto. Egli
era tanto ricco di motivi che solo in un tempo prossimo poteva trarre prò di uno stesso
modello ad ornamento di opere diverse. Venuto a Roma, nella sua giovinezza, egli si erudì,
si vestì delle antiche forme, e Giuliano della Rovere, allora cardinale, ebbe le primizie
dell’arte sua. Sappiamo che il Caradosso alli 29 di gennaio del 1480 era a Milano; ma che il
primo ricordo di lui è nella serie d’autografi di artisti dell’Archivio di Stato di quella città,
in data del 16 di aprile 1490.1 Solo da quell’anno pareva sin qui iniziarsi la vita artistica
del Caradosso, che invece si svolse nella sua giovinezza a Roma, tra la classica antichità,
ch’egli poi seppe diffondere in Lombardia, dalla corte di Lodovico il Moro. Quando, già
vecchio, lavorò per Giulio II e Leone N, le portelle del reliquario delle catene a San Pietro
in Vincoli dovettero sembrargli un segno felice della sua educazione artistica. I posteri attri-
buendo quelle ai Poliamolo, e pure errando, mostrarono di tenerle in onore, poi che ai grandi
maestri fiorentini ritennero doversi attribuire l’opera fine, sottile, nobilissima del maestro di
Lombardia. Al Courajod potè sembrare troppo calcata sull’antico ; ma a chi guardi senza
preconcetti parrà un esempio dell’ imitazione spontanea, vivace che dei classici fecero i
maestri del quattrocento ; una prova di più dell’adattamento dell’antico col nuovo senza urti
e senza eccessive sottomissioni. Un orafo raffinato, come il Caradosso, recava il tributo gio-
vanile, elegante dell’arte sua a Roma madre.

Adolfo Venturi.

F. Malaguzzi, Artisti lombardi a Roma nel Rinascimento, in Repertorium fùr Kunstwissenschaft, 1902.
 
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