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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 2
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Di Marzo, Gioacchino; Mauceri, Enrico: L' opera di Domenico Gagini in Sicilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0165

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L’OPERA DI DOMENICO G AGI NI

IN SICILIA

OMENICO Gagini da Bissone,1 sul lago di Lugano, ha una grande
importanza nella storia della scoltura siciliana, non solo perchè
capostipite di una famiglia di artisti che, per tutto il Cinquecento,
tenne il primato, o diremo meglio, quantunque la parola non sia
bella, il monopolio dell’arte nell’isola, ma anche perchè, dopo
le indagini fatte, egli appare come uno dei più valorosi fra gli
scultori continentali che qui in gran numero si stabilirono.

Fino ai primi decenni del secolo scorso, codesto artista, nel
suo tempo tanto famoso, era assolutamente sconosciuto, e del
suo casato figurava come appena noto il valoroso Antonello,
figlio di lui. Paolo Giudice, nel 1839, scoprì un documento dal
quale sorse, come una rivelazione tutta nuova, il nome di Do-
menico;2 * * questi, con tale contratto del 1482, si obbligava a compiere un’arca marmorea per
le reliquie di San Gandolfo in Polizzi. Dopo codesto chiaro letterato, che erroneamente chiamò
palermitano lo scultore lombardo, perchè così lo vide indicato nell’atto contrattuale dalla cit-
tadinanza acquistata nella capitale dell’ isola, furon continuate le ricerche negli archivi ; ma
non molti documenti se ne trassero e di quel poco nemmeno si rinvennero le opere relative,
eccettuato un piccolo fonte battesimale in Salemi, compiuto nel 1463, il quale, del resto,
altro non rappresenta che un semplice lavoro ornamentale di poca importanza.5

Distrutto il mausoleo di Pietro Speciale eseguito da Domenico nel 1463, nella chiesa
di San Francesco di Assisi; perduta la sontuosa decorazione della cappella di Santa Cri-
stina nel Duomo, che, secondo i cronisti locali e gli scrittori di cose sacre, era un museo
dell’arte palermitana del Rinascimento, solo gli avanzi dell’arca di Polizzi eran rimasti a
testimoniare l’opera sua. Si supponeva, è vero, che egli dovesse rappresentare un valore,
giacché solo una mano bene educata nell’arte poteva trattare così elegantemente il marmo,
e rendere morbidissima la figura giacente di San Gandolfo, come pure in piccolo rilievo i
vari momenti della sua vita. Ma, dopo tutto, di Domenico non si aveva ancora completa la

1 Esso è un piccolo villaggio composto di marmorari e

di pescatori. Vi sono ancora molti colà col cognome dei

Gagini, ma nessuna memoria si conserva intorno agli
scultori di Sicilia. L’archivio delia parrocchia di San
Carpoforo non contiene libri anteriori alla seconda

metà del secolo xvi, essendone stati distrutti molti in
una pestilenza. Vi hanno invece memorie dei Gagini
scultori ed architetti, che lavorarono in Firenze e in

Torino nei secoli xvm e xix.

2 Sopra Domenico Gagini, scultore siciliano: let-
tere I e II di Paolo Giudice a Saverio Cavallari. (Effe-
meridi scientifiche e letterarie per la Sicilia, Palermo,
1839-40, tomo XXVII, pag. 127-130 e tomo XXXI,
pag. 19-23).

J Vedi Di Marzo, 7 Gagini e la scoltura in Sicilia
nei secoli XV e"XVI. Palermo, 1880, voi. I, pag. 75
e II, pag. 21.
 
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