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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 3
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Colasanti, Arduino: Arte contemporanea: la va esposizione internazionale d'arte in Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0301

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ARTE CON TEMPORANEA

LA V: ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE IN VENEZIA.

A prima domanda che ognuno, il quale abbia visitato l’Esposi-
zione internazionale di arte che per la quinta volta si è aperta
in Venezia, sente rivolgersi, è questa: La mostra presente è mi-
gliore o peggiore di quelle che l’hanno preceduta? Quale è il
carattere che la distingue dalle altre? Quale il capolavoro che
apre nuovi orizzonti all’ arte, rivelando formule inesplorate di
tecnica e mai vedute forme di bellezza?

Perchè il pubblico da noi, pur troppo, giudica a questo modo;
in ogni esposizione non vede che un esercizio della sua intelli-
genza per classificare le opere in due grandi categorie : opere belle
e opere brutte, senza pensare che una Esposizione può dirsi
riuscita soltanto quando ad essa sia dato di significare un parti-
colare momento della evoluzione dell’arte. Essa dovrà dire pertanto quali forme assumono
le idealità di un popolo in un dato momento della sua storia, dovrà cioè essere innanzi tutto
limitata nel luogo e nel tempo.

Come risponde a queste condizioni la quinta Esposizione d’arte della città di Venezia?

Due appunti sono stati mossi principalmente al Comitato ordinatore della Mostra : da una
parte, si è detto, abbondano le opere degli artisti defunti, dall’altra gli stranieri son troppo
poco rappresentati in confronto agli italiani. Ma chi vorrebbe negare che l’arte dei giorni
nostri ha il suo fondamento nei lavori di artisti ormai lontani da noi e che molti dei ten-
tativi che oggi ci sembrano nuovi ripetono la loro origine da altri tentativi non meno glo-
riosi, se pur meno fortunati?

Fra le opere degli artisti defunti figurano oltre alcune ottime cose di Mosè Bianchi e
del Costa, sette disegni e un quadro di Luigi Serra, otto disegni e un quadro di Domenico
Morelli, dieci acquerelli di Giacinto Gigante, otto sculture di Giovanni Battista Amendola
e diciannove quadri di Otto Faber du Faur.

Ora, se non tutti conoscono il nome del Serra, rapito alla gloria e alle speranze del-
l’arte in età di quarantadue anni, quanti hanno esaminato i disegni di lui esposti nella sala
Emiliana dell’Esposizione di Venezia, hanno potuto convincersi come ad un temperamento
felice sia dato di fondere in una sola e personale espressione di vigoria e di bellezza la ricerca
diligente della natura, l’esperienza scientifica di ogni prospettiva e lo studio, anzi la fami-
liarità dei più forti disegnatori del nostro Rinascimento. Chè, se pure nel quadro I Coronari
a Roma l’effetto dell’insieme è un poco sacrificato alla cura minuziosa del particolare e alla
convenzionalità della tecnica, i sette disegni ci offrono un’ idea adeguata degli innumerevoli
 
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