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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Reymond, Marcel: La tomba di Onofrio Strozzi nella chiesa della trinita in Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0011

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Fig. i — Dettaglio della porta della cappella Pazzi - Firenze, Chiostro di Santa Croce

(Fotografia Alinari)

LA TOMBA DI ONOFRIO STROZZI

NELLA CHIESA DELLA TRINITÀ IN FIRENZE

ELLA classificazione dei monumenti fiorentini della prima metà
del secolo XV, in quelle ricerche che hanno lo scopo di deter-
minare nel modo più rigoroso possibile lo svolgimento dello
stile della Rinascenza, la tomba di Onofrio Strozzi (fig. 2) nella
chiesa della Trinità in Firenze è un piccolo problema ben fatto
per punger la curiosità.

Questa tomba infatti ha le più grandi analogie con l’altra di
- Giovanni de’ Medici (fig. 3) di Donatello eseguita dopo il 1429,
e tuttavia noi abbiamo un documento che dice, o sembra dire,
che la prima fu fatta nel 1418.

Che si deve pensarne ? Dobbiamo attenerci cecamente al
documento, come han fatto tutti i critici, o pure ci è permesso,
al caso di correr rischi, di fondarci sullo stile dell’opera, su quel che noi sappiamo intorno
all’evoluzione dello stile del Rinascimento, per dire che quel monumento non fu fatto verso
il 1418, ma trova il suo posto logico nella decade del 1430? Noi ci proveremo ora a sostenere
quest’ultima ipotesi. Prima d’ogni altra cosa notiamo che tutti i critici sono stati colpiti dalla
somiglianza che si riscontra tra quest’opera e quella di Donatello, tanto che la si è gene-
ralmente attribuita a uno scolaro di Donatello, senza pensare che è strano il supporre la
esistenza di uno scolaro di Donatello che avrebbe lavorato nel 1418, quando il maestro
cominciava appena la sua carriera. Se questa tomba è del 1418, bisogna considerarla non
come opera di uno scolaro di Donatello, ma di un artista che lo avrebbe preceduto e di
cui Donatello non sarebbe che un imitatore. Ora quest’opera è assolutamente unica in quella
data, e l’ipotesi non può sembrare accettabile. E poiché Donatello si è mostrato in tutte le
sue opere un prodigioso creatore, un perpetuo inventore di nuove forme, che non prendeva
mai nulla a prestito da altri, sembra assai strano e quasi inammissibile che dopo il 1429,
dovendo fare il monumento sepolcrale del padre di Cosimo de’ Medici, si contentasse di
copiare un’opera fatta più di dieci anni prima.
 
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