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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 4
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0412

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MISCELLANEA

SPIGOLATURE.

L’ “ Erodiade „ di Bernardino Licinio un tempo
nella Qalleria Sciarra a Roma. — Un caso fortunato
ci ha messo in condizione di rintracciare presso il ba-
rone Lazzaroni a Parigi VErodiade che fece parte per
lunghi anni della galleria Sciarra-Colonna dove por-
tava il grandissimo nome di Giorgione. Quando
nel 1891 là galleria romana andò smembrata, il dipinto
di cui ci occupiamo fu uno dei primi a scomparire, forse
a cagione della luce onde l’aveva irradiato per tanto
tempo il nome del genio di Castelfranco, che gli ave-
vano dato unanimemente gli scrittori di cose romane,
e che Crowe e Cavalcasene 1 gli tolsero poi per inclu-
dere la pittura tra le opere di un imitatore di Gior-
gione ; di Bernardino Licinio.

Delle vicende subite dall’Erodiade scomparsa allora,
nulla si seppe più, né fu possibile conoscere in quale
collezione essa avesse finito per trovare ricetto ; non
sembrerà quindi inopportuno che si dia qui notizia
del dipinto, come non riescirà forse sgradito che della
pittura inedita finora e degna di nota per la sua pro-
venienza' e per il suo autore, non troppo bene cono-
sciuto ancora, si dia qui agli studiosi una riproduzione.

Che \’Erodiade appartenente al barone Lazzaroni
sia opera di Bernardino Licinio, come affermarono già
Crowe e Cavalcasene e confermò il senatore Morelli,2 3
senza indugiarsi né gli uni né l’altro a dare ragione del
loro asserto, ci sembra non sia possibile dubitare: forse
la giustezza dell’attribuzione sembrò loro così evidente
da non dover diffondersi a difenderla. Invero sarà suf-
ficiente confrontare il nostro quadro con qualche ri-
tratto del Licinio, particolarmente con quello della
• galleria Borghese, raffigurante la famiglia del fratello
del pittore e riprodotto nell’ultimo fascicolo de IJ Arte,'*

1 Crowe e Cavalcaselle, Gescliichle der itali, Ma/erei,L.eip-
zig, 1876, VI, pag. 3S2-353.

2 Giovanni Morelli, Della pittura italiana. Studi storico cri-
tici sulle Gallerie Borghese e Doria Pamphili, i* ediz. italiana.
Milano, Treves, 1807, pag. 247.

3 Anno VI, fase. Agosto-Ottobre 1903, pag. 304. A proposito di
questa mia noterella sul ritratto della galleria Borghese sento il
dovere di. avvertire che soltanto oggi, mentre correggo sulle bozze
impaginate queste righe, mi càpita sòtt’occhio un numero del-
VEmporium (Giugno 1903) nel quale Pompeo Molmenti, rendendo
conto anticipatamente di uno scritto di Gustavo Ludwig, che è

per rilevare le caratteristiche comuni e proprie di Ber-
nardino: le mani larghe, pallide, polpute, quasi sen-
z’ossa, con una profonda ammaccatura nel punto ove
s’innestano le dita che sono tondeggianti, appuntite;
le braccia forti, costruite grossolanamente, dal gomito
assai sporgente, dall’avambraccio massiccio, dalle ma-
niche lunghe fino a nascondere del tutto il polso che,
quando scoperto, appare difettoso, i panni piuttosto
aderenti al corpo, le pieghe a zig-zag assai vivace-
mente lumeggiate, le spalle cadenti (a pioggia come
direbbe un pittore), i capelli delle figure femminili bi-
partiti nel mezzo, con una sottile treccia che attraversa
il capo nel senso della larghezza, e delimitanti la fronte
con una linea non ondulata, ma assai regolare che fa
apparire i capelli come staccati dalla pelle, ecc., ecc.

Inoltre, se si guarderà con un po’ d’attenzione il
dipinto non sarà diffìcile riconoscere nel volto del car-
nefice i lineamenti del fratello del pittore e in quello
di Erodiade dagli zigomi sporgenti, dalla mascella ro-
busta, dagli occhi pensosi e dalle labbra sottili le fat-
tezze della cognata, quali ci appariscono nel quadro
della Borghese. Anzi, osservando che i due congiunti
dei quali il pittore si servì di modello nell’Erodiade
di Parigi dimostrano in questo quadro all’ incirca la
stessa età che palesano nel gruppo della galleria Bor-
ghese, si può trarne che ambedue le pitture risalgano
circa allo stesso tempo, che, secondo noi, è il tempo
migliore dell’artista.

Come è noto, una replica di questo soggetto con
qualche variante e con l’aggiunta di un’ancella si con-
serva nella collezione Leuchtenberg di Pietroburgo, e
noi possiamo offrirne una riproduzione grazie a una
fotografia comunicataci gentilmente dal dott. Néou-
stroieff che appunto in questo fascicolo illustra le prin-
cipali opere di quella ragguardevolissima collezione.

Nella seconda edizione della pittura l’artista ha trat-
tato con maggior cura il fondo che ha reso più vario
nel paesaggio montuoso, nei dettagli architettonici, ma
la tecnica si palesa anche più superficiale, le figure

stato poi pubblicato nell’Ottobre u. s. nell’appendice al volume 1903
del Jahrbuch dei Musei prussiani, riferisce tra l’altro avere il
Ludwig osservato che il quadro della Borghese rappresenta, non
la famiglia di B. Licinio, ma quella del fratello del pittore.
 
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