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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Scano, Dionigi: Scoperte artistiche in Oristano: contirbuto alla storia dell'arte in Sardegna$nElektronische Ressource
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0019

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SCOPERTE ARTISTICHE IN ORISTANO

CONTRIBUTO ALLA STORIA DELL’ARTE IN SARDEGNA.

ell’influenza che Pisa esercitò nelle vicende politiche e nelle
manifestazioni artistiche della Sardegna, più che i pochi docu-
menti conservati negli archivi ed i nomi degli architetti ricordati
in iscrizioni lapidarie, persuadono le tante chiese medievali sparse
nell’isola che vi lasciò la civiltà dei pisani, i cui nepoti, alla lor
volta, additano nel celebre battistero alcune superbe colonne
trasportate dai lidi sardi.1

In queste chiese sono così evidenti i caratteri costruttivi e
stilistici dell’architettura toscana da non lasciar dubbio alcuno
sull’educazione artistica degli architetti che eressero questi mo-
numenti, che, se non eccellono per vastità di forme, interessano
sempre per vaghezza di concezione e per delicatezza d’esecuzione. Molte di queste manife-
stazioni d’arte pisana assurgono a tale finezza e leggiadria da ritenere negli artisti che le
designarono una genialità ed una valentia non comuni. Ed in queste chiese diedero adito
allo sfogo dei loro sentimenti poetici, modesti ed ignoti scalpellini che ne abbellirono i capitelli,
i fregi e le fasce, profondendo in queste ornamentazioni le grazie più squisite dello scalpello.

Le sculture statuarie o figurate sono invece in limitato numero, e queste poche sono
lavori mediocri che farebbero prova della scorrettezza e della decadenza dell’arte scultorica
in Sardegna, se le ricerche e gli studi artistici nell’isola avessero avuto uno sviluppo tale
che ci permettesse di pervenire ad un giudizio sintetico. Da ciò siamo ben lungi, ed un
giudizio serio e prudente sulle condizioni artistiche dell’isola nel medioevo non è possibile
emettere, senza andare incontro all’eventualità d’essere smentiti da scoperte ulteriori, sorgendo
ad ogni piè sospinto, sfuggiti all’attenzione degli studiosi, nuovi monumenti che aggiungono
pregevoli ed inaspettati elementi alla storia ed al patrimonio artistico isolano. E da notarsi,
d’altra parte, che la mancanza e la deficienza scultorica sarebbero in contradizione col pregio
e col numero delle chiese erette da artefici e da maestranze lombarde e pisane nell’isola.

E infatti inverosimile che ad una fioritura architettonica, di cui possiamo tutt’oggi valutare
l’imponenza del numero e la grazia dell’arte, non abbia corrisposto una qualsiasi estrinse-
cazione scultorica e che questa limitisi a poche lastre tombali del nostro Museo ed alle storie
bibliche intagliate da Guglielmo nel grandioso pulpito che Guglielmo di Capraia, nobile
cittadino di Pisa e giudice di Arborea, fece scolpire per l’antica cattedrale di Cagliari,
dedicata, come la primaziale di Pisa, alla Gran Madre di Dio.

Pisa, che erasi segnalata per conquiste politiche e commerciali e le di cui galee sol-
cavano il mare dal Tirreno alle coste dell’Asia Minore, Pisa, che assurse a tale grandezza

D. Santoro, Le colonne del duomo e del battistero di Pisa, in Fanfulla della Domenica, anno XII, n. 34.
 
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