ARTE CONTEMPORANEA
L’ESPOSIZIONE DELLA «PROMOTRICE» IN ROMA.
A Mostra artistica delle tre società che vanno sotto il nome di
« Promotrice », aperta due anni or sono durante il grande con-
vegno di Parigi, si è inaugurata nel palazzo delle Belle Arti da
un mese, alla vigilia dell’Esposizione internazionale di Venezia.
E il successo che allora coronò l’opera solerte degli ordinatori
anche quest’anno, a malgrado di una coincidenza che poteva
riuscir fatale, promette di sorridere alla Esposizione della « Pro-
motrice ». Successo d’arte innanzi tutto, ma anche successo di
pubblico, che, scuotendo la tradizionale apatia, è accorso nume-
roso a visitare le sale, nelle quali sono adunate molte centinaia
di opere d’arte. Anzi, se un rimprovero deve muoversi a coloro i quali hanno mostrato
di voler ordinare l’Esposizione con criteri differenti dalla tradizione, è appunto quello di aver
dato ricetto ad un numero troppo grande di quadri e di sculture. Sì che, accanto alla serie
rilevante dei lavori i quali, notevoli per varietà e per merito intrinseco, annunciano e confer-
mano attitudini veramente preziose, si accumulano i tentativi degli inesperti e il ciarpame
con cui il commercio tende insidie alla borsa dei visitatori.
L’espressione più penosa di questa miseria intellettuale è proprio rappresentata da quel-
l’Associazione degli Acquarellisti che ha avuto giorni di promettente giovinezza e che ogni
anno va più decisamente accostandosi al dilemma in cui son riposte le sorti della sua stessa
esistenza: o riformarsi o morire. Perchè non bastano gli acquarelli del Nardi e del Petiti,
elegiache visioni di valli solitarie e silenziose, non bastano le vivaci e felici impressioni di
Pio Joris e del Battaglia o gli angoli luminosi di campagna in cui il Roesler-Franz profonde
tutta la sentita genialità del suo felice temperamento, per giustificare 1’esistenza di una società
che dovrebbe raccogliere intorno a sè tutte le giovani forze e trarne quella feconda virtù
di rinnovamento in cui è il segreto dell’avvenire.
A buon conto, fra i migliori acquarelli dell’Esposizione rimangono sempre quelli del
Bazzani, riproducenti musaici, statue, ruderi dei monumenti più belli dell’arte pagana e cri-
stiana, con quel sentimento profondo della verità e con quella sapienza prospettica che è
propria dell’autore. Ma, fuori di ogni vincolo di società, fuori di ogni influenza di scuola e di
gruppo, trionfano nella Esposizione romana il paesaggio e il ritratto : forme della pittura
nelle quali, meglio che in ogni altra, è possibile agli artisti esercitarsi in continui tentativi
di virtuosità tecnica e nella ricerca di nuove formule atte ad esprimere il rapporto che intercede
fra i colori e la luce.
E tra i paesisti ecco il D’Achiardi con un Mattino scintillante di sole e fresco di rugiade,
ecco Camillo Innocenti con una marina di un realismo che non è rinuncia alla individualità del
pittore. Il sole brucia la spiaggia, su cui alcune donne indugiano ; poche vele, lontano, rom-
L’ESPOSIZIONE DELLA «PROMOTRICE» IN ROMA.
A Mostra artistica delle tre società che vanno sotto il nome di
« Promotrice », aperta due anni or sono durante il grande con-
vegno di Parigi, si è inaugurata nel palazzo delle Belle Arti da
un mese, alla vigilia dell’Esposizione internazionale di Venezia.
E il successo che allora coronò l’opera solerte degli ordinatori
anche quest’anno, a malgrado di una coincidenza che poteva
riuscir fatale, promette di sorridere alla Esposizione della « Pro-
motrice ». Successo d’arte innanzi tutto, ma anche successo di
pubblico, che, scuotendo la tradizionale apatia, è accorso nume-
roso a visitare le sale, nelle quali sono adunate molte centinaia
di opere d’arte. Anzi, se un rimprovero deve muoversi a coloro i quali hanno mostrato
di voler ordinare l’Esposizione con criteri differenti dalla tradizione, è appunto quello di aver
dato ricetto ad un numero troppo grande di quadri e di sculture. Sì che, accanto alla serie
rilevante dei lavori i quali, notevoli per varietà e per merito intrinseco, annunciano e confer-
mano attitudini veramente preziose, si accumulano i tentativi degli inesperti e il ciarpame
con cui il commercio tende insidie alla borsa dei visitatori.
L’espressione più penosa di questa miseria intellettuale è proprio rappresentata da quel-
l’Associazione degli Acquarellisti che ha avuto giorni di promettente giovinezza e che ogni
anno va più decisamente accostandosi al dilemma in cui son riposte le sorti della sua stessa
esistenza: o riformarsi o morire. Perchè non bastano gli acquarelli del Nardi e del Petiti,
elegiache visioni di valli solitarie e silenziose, non bastano le vivaci e felici impressioni di
Pio Joris e del Battaglia o gli angoli luminosi di campagna in cui il Roesler-Franz profonde
tutta la sentita genialità del suo felice temperamento, per giustificare 1’esistenza di una società
che dovrebbe raccogliere intorno a sè tutte le giovani forze e trarne quella feconda virtù
di rinnovamento in cui è il segreto dell’avvenire.
A buon conto, fra i migliori acquarelli dell’Esposizione rimangono sempre quelli del
Bazzani, riproducenti musaici, statue, ruderi dei monumenti più belli dell’arte pagana e cri-
stiana, con quel sentimento profondo della verità e con quella sapienza prospettica che è
propria dell’autore. Ma, fuori di ogni vincolo di società, fuori di ogni influenza di scuola e di
gruppo, trionfano nella Esposizione romana il paesaggio e il ritratto : forme della pittura
nelle quali, meglio che in ogni altra, è possibile agli artisti esercitarsi in continui tentativi
di virtuosità tecnica e nella ricerca di nuove formule atte ad esprimere il rapporto che intercede
fra i colori e la luce.
E tra i paesisti ecco il D’Achiardi con un Mattino scintillante di sole e fresco di rugiade,
ecco Camillo Innocenti con una marina di un realismo che non è rinuncia alla individualità del
pittore. Il sole brucia la spiaggia, su cui alcune donne indugiano ; poche vele, lontano, rom-