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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 2
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Testi, Laudedeo: Intorno ai Campanili di Ravenna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0183

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INTORNO AI CAMPANILI DI RAVENNA

A un breve sunto comparso nel
periodico La Lettura 1 ebbi no-
tizia indiretta di una memoria
del signor O. Gardellasui «Cam-
panili ravennati » pubblicata
nella Rassegna d’arte. 2 Ricer-
cato il numero della Rivista
che lo conteneva con mia di-
screta meraviglia mi vidi tirato in ballo a pag. 163 e
forse, o senza forse, assieme al prof. Venturi a pag. 168.
Ma io spero che il signor Gardella mi permetterà,
senza aversene a male, di continuare a preferire la
compagnia di Rohault de Fleury, del Cattaneo, del
Hubsch, del Kraus e del Venturi alla sua e anche a
quella, non meno rispettabile del resto, del signor Ri-
voira. Saremo «menti piccole», archeologi testardi
(pag. 168) « con poche idee » (idem), cervelli fossiliz-
zati, aggiungo io, se gli può far piacere, ma « fino a
quando, come scrivevo,3 documenti storici inoppugna-
bili non vengano a darci torto, continueremo ad as-
segnare la maggior parte degli antichi campanili di
Ravenna alla fine del v o al vi secolo » anche dopo
« la serie di prove e di fatti » osservata dal G. (pag. 167)
poiché confidiamo di poter dimostrare, che almeno
Ja torre di Sant’Apollinare in Classe è anteriore ai
musaici della stessa basilica e anche all’erezione della
chiesa stessa e che in Ravenna esiste una torre ro-
tonda costruita prima dell’anno 433.

Non perchè il G. abbia trattato con poco garbo 4
coloro che dissentono dalla sua opinione, tutta perso-

1 La Lettura, anno 1903, n. 3, pag. 271-272.

2 Rassegna d’arte, anno II, n. 11-12, pag. 161-168.

3 Archivio storico italiano, dispensa I, 1902, Firenze.

4 Non è lecito ad alcuno trattare con tanta superiore sufficenza
un archeologo di grande valore quai’è Giorgio Rohault de Fleury
e meno che mai al G. il quale, se è benemerito dei monumenti ra-
vennati per averli disegnati, esplorati e curati con grande amore,
in fatto di archeologia e di storia è rimasto pur sempre all’alfabeto.
Il Fleury scrisse : « Che la chiesa di San Giovanni e Paolo esisteva
già con la torre nel vi secolo, sotto il nome di San Martino ». Il
G. lo riprende cosi : « Che cosa abbia autorizzato il Fleury ad af-
fermare l’esistenza di quella torre nel vi secolo ed anche che Vat-
tuale chiesa dei Santissimi Giovanni e Paolo era in origine intito-

nale, ma perchè la questione elegante e bella appas-
siona, almeno così dice La Lettura, gli animi degli ar-
tisti e dei cultori d’arte: vediamo un poco se fra le
ragioni addotte dal G. ve ne sia qualcuna veramente
attendibile, meravigliandomi fin d’ora che una reda-
zione, quale vanta la Rassegna d’arte, non abbia ri-
levato subito la discordanza fra le osservazioni del
G. e la verità attestata dagli storici e più dai monu-
menti ravennati, la cui storia dovrebbe essere ben de-
terminata nella mente d’ogni cultore dei nostri studi.

* * *

Cosi scrivevo il 31 marzo al direttore della Ras-
segna inviandogli il manoscritto, che accettò. Ma in
seguito vennero limitazioni e condizioni, tanto che ri-
tirai subito la memoria, domandando al direttore di
questo periodico « ospitalità incondizionata ». Ospita-
lità tosto concessa ampiamente, signorilmente. Ecco
perchè uno scritto d’indole polemica vede la luce in
sede che non parrebbe quella sua naturale e propria.

* * *

Se non sapessi che il G. è un vecchio veterano, il
quale lavorava già da molto tempo quando non so-
gnavo neppure di venire al mondo, dovrei cominciare
col fargli parecchi appunti pel modo, secondo me,
poco scientifico seguito da lui nella trattazione del
tema. Ma il farlo mi sembrerebbe grave ingiustizia.
Quindi mi limiterò ad oppugnare, dimostrandole in-
fondate, insussistenti o eccessive, le osservazioni ed

lata a San Martino resta per noi un mistero. È certo che a Ravenna,
dove abbondano i documenti e gli scrittori di cose patrie non se ne
sa nulla». Non è questo il luogo di discutere se Venanzio Fortu-
nato (2' metà del vi secolo) nella vita di San Martino con le pa-
role : « Est ubi Basilicae culmen Paul! atque Joannis, etc. etc. » abbia
voluto parlare del tetto della chiesa o della torre, è certo però che
fin dal 1869 il ravennate dott. Gaspare Ribuflì nella seconda edi-
zione della sua « Guida di Ravenna » scriveva di San Giovanni e
Paolo a pag. 43 : « Di origine ignota. Da alcune memorie si trova
che esisteva nel secolo vi dedicata in allora a San Martino». Il
Ribuffi non era forse uno scrittore di cose patrie? Si noti che la
prima edizione del suo libro è del 1835. Nella seconda il Ribuffi
molto aggiunse e variò, ma il passo da noi riferito rimase tal quale.

L’Arte. VI, 21.
 
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