Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:
Fogolari, Gino: Sculture in legno del secolo XII
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0052

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
SCULTURE IN LEGNO DEL SECOLO XII

L Molinier 1 trattando delle sculture in legno in Italia nel medio
evo, toglie a sua fonte 1’ Erculei2 e con lui trapassa rapidamente,
dando ben poche notizie di altri monumenti, dalle porte di Santa
Sabina a Roma, con tutta probabilità del secolo V, alle porte che
frate Antonio da Viterbo scolpì per ordine di Eugenio IV a San
Pietro in Vaticano.

Nel Cremi/:on subldcense 3 troviamo ricordato che l’abate Gio-
vanni, della seconda metà del secolo XI, dopo aver dotato il
monastero di sacre vesti, di calici d’argento e d’oro, fece scolpire
« in ecclesia duas cruces ligneas pietas » ed ancora « fecit arcile
ad recondendum libros sculptum mira pulcritudine ». La scultura
in legno dev’essere stata coltivata, di preferenza nei monasteri, costantemente attraverso i
secoli, come quella che era meno costosa e più richiedeva pazienza che fatica. La notizia del
Cronicon avrebbe dovuto incitare gli studiosi a ricercare se non vi fosse nelle chiese dipen-
denti dai conventi benedettini qualche frammento di tale arte ancora non distrutto dal tempo.

A Carsoli, un paese che è nominato fra i primi possessi del monastero di Subiaco, la
piccola chiesa di Santa Maria in Cellis, di un’ architettura semplice e serena a tre arcate
in pieno tondo nella facciata, conserva una porta di legno scolpita con le storie della vita
della Vergine. Giace la piccola chiesa fuori del paese, a guardia del cimitero in un avval-
lamento del terreno. La vecchia porta è stata tolta, pochi anni or sono, dal suo antico luogo
ed ufficio e ricoverata nell’ interno della chiesa sopra una parete.

Davanti a quell’antico legno che per secoli al vento al gelo al sole si è andato consu-
mando, si è raggrinzito e disseccato in fibre bianche come d’argento, si prova un vivo senso
di pietosa venerazione. Solo in qualche parte, rimasta coperta da ripari, il rilievo appare nella
sua profondità, mentre nel resto è quasi completamente piano e le figure appaiono come
ombre senza precisi contorni, le faccie non hanno tratti distinti, nè le vesti pieghe. Pure il
tutto è di un aspetto fantastico e vario che attrae.

L’artista dopo aver fatto girare intorno ai due battenti, che neppure sono eguali per
larghezza, lo stretto fregio di un viticcio curvantesi in piccoli ma vigorosi cerchi con una
foglia in mezzo, non ha diviso lo spazio in campi regolari; ma, senza misura, ha tagliati
cinque quadri da una parte e dall’altra che tra loro non rispondono, che sono più stretti nel
battente di sinistra, che non distano egualmente gli uni dagli altri, e sono divisi da fregi tutti
diversi. Sotto le figure, e a destra anche sopra e sotto gli ornati, lo scultore è andato inci-
dendo iscrizioni in caratteri capitali allungati e irregolari. Sono più di venti righe inscritte
delle quali purtroppo pochissime sono ancora leggibili.

1 E. Mounier, Histoire générale des arts appliqués legno. Roma, 1885.

à Vindustrie. II. Meubles, pag. 59. 3 Muratori, R. /. SS., t. XXIV. Cronica subla-

2 R. Erculei, Esposizione 1885. Intaglio e tarsia in cense, col. 938. Il passo è ricordato anche dall’Erculei.
 
Annotationen