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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 2
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Venturi, Adolfo: Maestri Ferraresi del Rinascimento
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0143

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MAESTRI FERRARESI DEL RINASCIMENTO

A collezione pittorica de’ Costabili andò dispersa ai quattro venti,
e non è quasi più possibile di ricostruirla, neppure idealmente;
l’altra, Saroli-Lombardi, è stata ospitata nel palazzo del duca Va-
rano ; la quadreria de’ Barbi-Cinti fu venduta alla spicciolata ;
quella del Santini corre pericolo di essere tra breve disfatta.

Queste quattro collezioni riparavano alla grande dispersione
de’ dipinti ferraresi, fattasi dai cardinali legati sin dalla fine del
secolo xvi; ma pur troppo, tranne quella de’Saroli-Lombardi,
la minore di tutte, le altre non servono o non serviranno più a
colmare le grandi lacune della raccolta civica ferrarese, nelle serie
degli antichi maestri del Rinascimento. Non sarà vano per ciò
dar conto de’ quadri principali delle collezioni Saroli-Lombardi e
Santini, e di riprodurli ne L’Arte, servendoci delle belle fotografie dell’Anderson, fatte appo-
sitamente per noi.

La collezione Santini vanta un dipinto di Cosmè Tura, di rara conservazione, rappresen-
tante il beato Giacomo della Marca (fig. i). Veramente sembra strano che il monaco morto
nel 1476, a Napoli, e beatificato nel 1624, ricevesse già nel Quattrocento a Ferrara gli onori
degli altari. E in parte atteggiato come il Sant’Antonio da Padova, di Cosmè, nel Museo del
Louvre, tenendo con una mano lo stelo del giglio e sollevando la tonaca come per proce-
dere più liberamente. Qui però la sinistra tiene il fiore, solleva l’abito e regge il libro, che
in generale Sant’Antonio ha nella destra, qui aperta invece a benedire. Potrebbesi chiedere
se Sant’Antonio da Padova, e non il beato Giacomo della Marca, sia rappresentato nel
quadro ; ma difficilmente si verrebbe a una conchiusione certa, perchè Cosmè Tura nell’at-
teggiare il beato, venuto in fama a Ferrara per riflesso delle notizie de’ suoi miracoli giunte _
dalla Corte di Napoli alla duchessa Eleonora, poteva bene, in mancanza di modelli, rendere
un tipo comune di santo monaco e dargli finanche atteggiamenti e attributi usati per il
Sant’Antonio da lui altre volte dipinto.

Il Sant’Antonio da Padova del Museo del Louvre, frammento d’un polittico, non può
essere, come suppone il Mandach,1 il quadro dipinto qualche anno prima del 1490 da Cosmè
Tura per monsignor d’Adria, cioè per il vescovo Costabili, dovendo questo rendere soltanto
l’immagine del taumaturgo, un Sancto Antonio da fiaduaf Ora, tenuto conto che la figura
della galleria Santini forma un quadro a sè, che è vista quasi di fronte, non volta di tre
quarti a destra, come quelle de’ santi delle tavolette disposte a sinistra dell’immagine cen-
trale d’un polittico, si può domandare con maggior ragione se invece del beato Giacomo
della Marca non rappresenti Sant’Antonio da Padova, tanto più ch’essa reca lo stelo col 1 2

1 Cu. de Mandach, Saint Antoine de Padoue et t’art cote / d'Este, in Atti e Memorie della Règia Deputa-

italien. Paris, 1899. zìone di Storia patria per le provinole di Romagna,

2 A. Venturi, L’arte ferrarese nel periodo d’Er- Bologna, 1888.

L’Arte. VI, 17.
 
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