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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 2
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Di Marzo, Gioacchino; Mauceri, Enrico: L' opera di Domenico Gagini in Sicilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0166

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G. DI MARZO - E. MAUCERI

personalità artistica, e qualora si incontrasse, sia nelle chiese di Palermo, sia in quelle
dell’isola, qualche statua della Vergine, di tipo prettamente quattrocentistico, si rimaneva
perplessi se dovesse attribuirsi a lui o ai suoi valenti compagni.

D’altra parte, rispetto al carattere e allo svolgimento della scoltura siciliana, per tutto
il corso del secolo XVI, non si poteva nemmeno istituire un confronto fra la maniera di
Antonello Gagini nella sua origine e quella del padre, per vedere quali rapporti tecnici
e stilistici intercedessero fra loro, che cosa avesse ereditato il figlio nella fresca età giova-
nile, e come poi si fosse andato trasformando durante la sua lunga carriera artistica.

Non avendo però un’esatta e, per quanto fosse possibile, intera cognizione della genesi
della scoltura gaginesca, non si poteva rispondere se non negativamente o incertamente alle
domande che si affacciavano alla mente dello studioso della scoltura siciliana nel suo periodo
di grande sviluppo, al quale pervenne per opera di Antonello Gagini.

* * *

Da documenti ricaviamo come Domenico fosse presente in Palermo sin dal 1463.1

Disceso dalla fertile e deliziosa valle luganese, che tanti scultori diede all’arte lombarda,
egli venne nel Mezzogiorno, allora non ricco di artisti, chiamato forse insieme con gli altri
pel grandioso lavoro dell’arco di Castelnuovo a Napoli.

Fra i documenti pubblicati per la prima volta dal Minieri Riccio 2 e pochi anni fa rior-
dinati dal Fabriczy,3 troviamo appunto il nome di un Dominico Lombardo insieme con un
Pere de Milana, congiunto forse di Giorgio de Milana, il quale lavorò molto in Sicilia ; e
noi crediamo probabile che si tratti del Gagini, chiamato appunto in qualche atto notarile
farcitivi Lombardie. Se si accettasse questa congettura, si potrebbe anche supporre ch’egli
si fosse trattenuto, per qualche tempo, in Roma, e che ivi fosse conosciuto dagli artisti, che
ebbero una parte principale nell’arco, come Isaia da Pisa e Paolo Romano. Conforta questo
nostro sospetto il fatto non solo della vicinanza e degli scambi continui di Napoli con Sicilia,
ma anche la ragione che non troviamo memoria di Domenico Gagini in Palermo, come
poc’anzi si è detto, prima del 1463.

Da quell’anno sino al 1492, data della morte dell’artista, intorno alla quale oramai non
può esservi il benché menomo dubbio dopo la recente scoperta di un altro documento,4

1 La prima notizia è del i° agosto 1463 ind. XI nel
testamento di un magister Banchius de Saragusia Ara-
gonia (Saragozza), dove, fra le altre disposizioni, si
legge : Item legavit magistro Dominico scultori ima-
ginum marmoris, violettam unam sonandi. (Atti di not.
Antonino Aprea, a. 1462-63, ind. XI, foglio 767, vo-
lume C3, n. 818. Archivio di Stato in Palermo).

2 Gli artisti ed artefici che lavorarono in Castel-
nuovo a tempo di Alfonso 1 e Ferrante I di Aragona.
Napoli, 1876, pag. 6.

3 Nel Jahrbuch der Koniglichen Preussischen Kunst-
sammlungen (XX, fase. I e II).

4 Eodem ij° marcii xj° Ind. 1492. Ioannes de Ga-
ginis, civis Panhormi, filius et heres universalis unius
benefìcii inventarii quondam magistri Dominici de Ga-
ginis, coram nobis tam suo quam tutorio et guberna-
torio nomine Anthonelli de Gaginis eius fratris cohe-
redis virtute testamenti dicti quondam magistri Do-
minici, celebrati manu notarii Nicolai de Bonamoneta
xv die Augusti xe Ind. proxime, ut constitit... modo,

via et forma quibus melius potuit, sponte constituit,
fecit et sollemniter ordinavit in suum et dicti Joan-
nelli (corr. Antonelli) veros, legitimos et indubitatos
procuratores et certos numpeios speciales et ad in-
frascripta generales honorabilem Gasparem Sirium,
eius cognatum, et magistrum Andream Manchinum,
marmorarium, praesentes et omnes huiusmodi procu-
rationes in se volontarie suscipientes et quilibet eorum
in solidum ad se personaliter conferendum ad qua-
scumque terras, civitates et loca huius regni Sicilie et
ibi petendum, exigendum, recuperandum, recipiendum
et habendum ac recepisse confitendum vice et nomine
dicti constituentis nominibus quibus supra, ab omnibus
et singulis debitoribus ipsius quondam magistri Domi-
nici omne id totum et quidquid eidem constituenti no-
minibus quibus supra per dictos debitores debetur et
debebitur in futurum ex quibusvis contractis obligacio-
nibus, etc. Testes m. Antonius Balestra, ni. Lucius de
Ansaldo et Antonius Buycta. Not. Matteo Fallerà. Reg.
a. 1492, 93 Ind. xi, n. 1753. Arcb. di Stato in Palermo.
 
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