SCOPERTE ARTISTICHE IN ORISTANO
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1 Questa memoria inedita di una mo-
destissima opera di Andrea Pisano ha,
a mio parere, una non lieve importanza,
giacché ci fa conoscere che quest’artista,
che modellò le porte bronzee del « mio
bel San Giovanni », avea bottega di fon-
ditore. Appare da ciò inverosimile che il
veneziano Leonardo d’Avanzo — come
si pretende da molti storici d’arte — abbia
fuso le sculture modellate di Andrea,
quando a questa fusione poteva attendere
lo stesso artista.
Cristo in trono
Particolare delle sculture d’Oristano
tuttavia dallo scudo d’Arborea possiamo fissare l’epoca della loro esecuzione entro limiti suffi-
cientemente ristretti, poiché la forma a cuore e gli altri elementi araldici non lasciano alcun
dubbio al riguardo, essendo stati adoperati nella prima metà del xiv secolo. In questo spazio
di tempo fra gli altri giudici ressero la provincia di Arborea prima Ugone e poscia Pietro
e Mariano, potentissimi principi che tanta influenza ebbero nelle vicende isolane. Il primo
prestò valido aiuto alle forze aragonesi nella conquista dell’ isola, estendendo l’influenza della
sua casa in odio ai Malaspina ed ai Doria, signori di Bosa e di Alghero. Mariano, suo figlio,
gentiluomo di alti sentimenti e di larghe vedute, innalzò contro Aragona lo stendardo del-
l’indipendenza non tanto per difendere le sue terre quanto per uno scopo più alto e più
nobile, d’estendere cioè il governo nazionale, che solo nel suo giudicato era rimasto illeso,
agli altri tre giudicati, fusi nel dominio di Pisa e poi in quello della casa di Aragona. Egli
fu principe magnanimo e valoroso e delle sue doti di guerriero e di legislatore ci danno fede
le lunghe lotte da lui sostenute contro gli Aragonesi e quella Carta de logu (raccolta delle
leggi del giudicato), che venne poscia portata a compimento dalla sua figlia Eleonora. Come
tutti i principi di gran lignaggio, Mariano, iniziato al gusto del bello ed al culto dell’arte
nelle sue lunghe dimore fra le più potenti reggie d’Europa, doveva certo mantenere rela-
zioni artistiche con la Toscana, da cui si spandeva quel soffio intellettuale che diede poi
origine a quel rinnovamento dello spirito, che ebbe differenti espressioni nelle diverse parti
d’Italia.
Nè questa presunzione ha il valore di un’ipotesi più o meno fondata, poiché nella chiesa
medievale d’Ottana anni or sono *
ebbi la fortuna di rinvenire un pre-
zioso polittico, nel quale in piccoli
quadri è svolta con primitiva arte
toscana la vita panteistica del sera-
fico fraticello d’Assisi, grazioso do-
no, come rilevasi dall’iscrizione, del
giudice Mariano alla cattedrale di
Ottana. E questi rapporti hanno
una conferma nella statua di Nino,
conservantesi nel chiostro di San
Francesco di Oristano.
Di queste relazioni abbiamo in-
teressantissime tracce sin da quando
reggevail giudicato d’Arborea, Pie-
tro,- il fratello di Mariano. La fu-
sione, per opera di Andrea Pisano,
della campana donata alla catte-
drale d’Iglesias da questo principe,
se non accresce il serto di gloriache
circonda l’opera del gran maestro,1
27
1 Questa memoria inedita di una mo-
destissima opera di Andrea Pisano ha,
a mio parere, una non lieve importanza,
giacché ci fa conoscere che quest’artista,
che modellò le porte bronzee del « mio
bel San Giovanni », avea bottega di fon-
ditore. Appare da ciò inverosimile che il
veneziano Leonardo d’Avanzo — come
si pretende da molti storici d’arte — abbia
fuso le sculture modellate di Andrea,
quando a questa fusione poteva attendere
lo stesso artista.
Cristo in trono
Particolare delle sculture d’Oristano
tuttavia dallo scudo d’Arborea possiamo fissare l’epoca della loro esecuzione entro limiti suffi-
cientemente ristretti, poiché la forma a cuore e gli altri elementi araldici non lasciano alcun
dubbio al riguardo, essendo stati adoperati nella prima metà del xiv secolo. In questo spazio
di tempo fra gli altri giudici ressero la provincia di Arborea prima Ugone e poscia Pietro
e Mariano, potentissimi principi che tanta influenza ebbero nelle vicende isolane. Il primo
prestò valido aiuto alle forze aragonesi nella conquista dell’ isola, estendendo l’influenza della
sua casa in odio ai Malaspina ed ai Doria, signori di Bosa e di Alghero. Mariano, suo figlio,
gentiluomo di alti sentimenti e di larghe vedute, innalzò contro Aragona lo stendardo del-
l’indipendenza non tanto per difendere le sue terre quanto per uno scopo più alto e più
nobile, d’estendere cioè il governo nazionale, che solo nel suo giudicato era rimasto illeso,
agli altri tre giudicati, fusi nel dominio di Pisa e poi in quello della casa di Aragona. Egli
fu principe magnanimo e valoroso e delle sue doti di guerriero e di legislatore ci danno fede
le lunghe lotte da lui sostenute contro gli Aragonesi e quella Carta de logu (raccolta delle
leggi del giudicato), che venne poscia portata a compimento dalla sua figlia Eleonora. Come
tutti i principi di gran lignaggio, Mariano, iniziato al gusto del bello ed al culto dell’arte
nelle sue lunghe dimore fra le più potenti reggie d’Europa, doveva certo mantenere rela-
zioni artistiche con la Toscana, da cui si spandeva quel soffio intellettuale che diede poi
origine a quel rinnovamento dello spirito, che ebbe differenti espressioni nelle diverse parti
d’Italia.
Nè questa presunzione ha il valore di un’ipotesi più o meno fondata, poiché nella chiesa
medievale d’Ottana anni or sono *
ebbi la fortuna di rinvenire un pre-
zioso polittico, nel quale in piccoli
quadri è svolta con primitiva arte
toscana la vita panteistica del sera-
fico fraticello d’Assisi, grazioso do-
no, come rilevasi dall’iscrizione, del
giudice Mariano alla cattedrale di
Ottana. E questi rapporti hanno
una conferma nella statua di Nino,
conservantesi nel chiostro di San
Francesco di Oristano.
Di queste relazioni abbiamo in-
teressantissime tracce sin da quando
reggevail giudicato d’Arborea, Pie-
tro,- il fratello di Mariano. La fu-
sione, per opera di Andrea Pisano,
della campana donata alla catte-
drale d’Iglesias da questo principe,
se non accresce il serto di gloriache
circonda l’opera del gran maestro,1