DIONIGI SCANO
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messa in correlazione col rinvenimento della statua di Nino, ci dà modo d’asserire che fra
le città che si valsero dell’opera del caposcuola della scultura fiorentina, dobbiamo annoverare
la città di Oristano, sede del Governo d’Arborea.
Collegando quindi queste constatazioni coi caratteri stilistici delle due grandi lastre mar-
moree istoriàte rinvenute nella cattedrale di Oristano, la presunzione che esse sieno state
scolpito- da Andrea o da qualche suo allievo con i disegni del maestro non appar del tutto
senza fondamento.
* * *
Nelle due lastre istoriate è necessario scindere l’opera scultoria propriamente detta
dalla parte architettonica e decorativa. Mentre la prima s’inspira all’arte toscana, le orna-
mentazioni gotiche delle nicchiette, le cuspidi a fiore crociforme, la forma degli archi e
tante altre particolarità s’allontanano troppo da quelle tradizioni classiche che danno carat-
Daniele nella fossa dei leoni - .Frammento di scultura dell’vm o xx secolo
tere alla decorazione degli artefici toscani e che mai si disgiunsero dalle loro opere, anche
quando esse subirono l’influenza delle forme gotiche smaglianti delle cattedrali d’oltre Alpi.
I più strani animali che la fantasia medievale potea scolpire, lupi mannari grottesca-
mente orribili, mostri, visi umani su corpi di bestie, s’agitano, si contorcono e si guardano
tra le foglie rampanti e gli archi trilobati.
Abbiamo in queste linee architettoniche spiccate le forme ornamentali lombarde, che
raramente invece troviamo nell’Italia centrale, dove la gentilezza e l’innato classicismo devia-
rono quell’invasione di mostri che altrove avea inaridito i succhi nutritivi della flora deco-
rativa, che s’impernia sul classico acanto.
Siamo ben lungi dalla freschezza e leggiadria dei fascioni contornanti le imposte di
Andrea, le quali inspirarono al Ghiberti le belle fasce ornamentali che inquadrano le imposte
della porta che fu detta del Paradiso.
Questo contrasto fra le sculture e le forme architettoniche delle nostre lastre istoriate
si rileva non di rado in Sardegna e nel caso in questione può spiegarsi con la suddivisione
di un lavoro che dovea essere di non piccola mole. E probabile che per eseguire le scul-
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messa in correlazione col rinvenimento della statua di Nino, ci dà modo d’asserire che fra
le città che si valsero dell’opera del caposcuola della scultura fiorentina, dobbiamo annoverare
la città di Oristano, sede del Governo d’Arborea.
Collegando quindi queste constatazioni coi caratteri stilistici delle due grandi lastre mar-
moree istoriàte rinvenute nella cattedrale di Oristano, la presunzione che esse sieno state
scolpito- da Andrea o da qualche suo allievo con i disegni del maestro non appar del tutto
senza fondamento.
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Nelle due lastre istoriate è necessario scindere l’opera scultoria propriamente detta
dalla parte architettonica e decorativa. Mentre la prima s’inspira all’arte toscana, le orna-
mentazioni gotiche delle nicchiette, le cuspidi a fiore crociforme, la forma degli archi e
tante altre particolarità s’allontanano troppo da quelle tradizioni classiche che danno carat-
Daniele nella fossa dei leoni - .Frammento di scultura dell’vm o xx secolo
tere alla decorazione degli artefici toscani e che mai si disgiunsero dalle loro opere, anche
quando esse subirono l’influenza delle forme gotiche smaglianti delle cattedrali d’oltre Alpi.
I più strani animali che la fantasia medievale potea scolpire, lupi mannari grottesca-
mente orribili, mostri, visi umani su corpi di bestie, s’agitano, si contorcono e si guardano
tra le foglie rampanti e gli archi trilobati.
Abbiamo in queste linee architettoniche spiccate le forme ornamentali lombarde, che
raramente invece troviamo nell’Italia centrale, dove la gentilezza e l’innato classicismo devia-
rono quell’invasione di mostri che altrove avea inaridito i succhi nutritivi della flora deco-
rativa, che s’impernia sul classico acanto.
Siamo ben lungi dalla freschezza e leggiadria dei fascioni contornanti le imposte di
Andrea, le quali inspirarono al Ghiberti le belle fasce ornamentali che inquadrano le imposte
della porta che fu detta del Paradiso.
Questo contrasto fra le sculture e le forme architettoniche delle nostre lastre istoriate
si rileva non di rado in Sardegna e nel caso in questione può spiegarsi con la suddivisione
di un lavoro che dovea essere di non piccola mole. E probabile che per eseguire le scul-