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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Scano, Dionigi: Scoperte artistiche in Oristano: contirbuto alla storia dell'arte in Sardegna$nElektronische Ressource
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0034

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DIONIGI SCANO

grafica, 1 e fu solo verso il secolo vii che la scena si amplia, attenendosi più rigorosamente
ai testi sacri.

Nella nostra scultura Daniele, con la testa nimbata, è assiso in trono, stendendo una
mano ad un grappolo d’uva, mentre i sette leoni, tre ad una parte, quattro all’altra, sono
accovacciati ai piedi del profeta. Nello sfondo la figura del re Dario il Medo (Ciassare),
circondato da armati, completa la scena biblica.

L’aver Daniele nimbata la testa ci dà mo'do d’appurare che la scultura è posteriore
al vi secolo, poiché quest’attributo di santità presso i cristiani e di gloria presso i Romani,
impiegato come segno iconografico nelle immagini di Gesù al principio del iv secolo fu
esteso alla Madonna ed agli angeli nel V secolo, agli evangelisti ed agli apostoli verso la
metà dello stesso secolo, ed infine ai santi ed ai personaggi rivestiti d’autorità sovrana nel
susseguente secolo.

Il grappolo d’uva, nascente forse da qualche vaso ansato, è impiegato come simbolo
della terra promessa, ricordando i bei frutti che gl’inviati di Mosè portarono dal paese di
Chanan, la terra promessa che per i cristiani simboleggiava il cielo e Gesù, secondo le
parole che Giovanni mette in bocca al Salvatore: Io sono la vera vigna e mio padre è il
vignarolo, aggiungendo poco dopo : Io sono la vigna e voi (gli apostoli) ne siete i rami
(S. Giov. XV).

Nell’altro bassorilievo due leoni hanno fra le zanne due cerbiatti, la Chiesa che annienta
l’eresia, simbolo che dopo il mille vedremo esplicarsi in quei poderosi leoni collocati alle
porte delle cattedrali od a sostegno dei pulpiti medievali.

Una bella fascia ornamentale, ricca ed in pari tempo elegantemente geniale, contorna
la rappresentazione simbolica.

In questi due bassorilievi la decadenza scultorica è portata al più alto grado : s’incise
il marmo invece di scolpirlo, si solcò la superficie invece di spezzarla in molteplici piani.
Le figure di Daniele, rigido, stecchito fra i sette leoni disposti con uniformità bizantina, e
degli altri personaggi secondari non potrebbero esser maggiormente scorrette di forma e di
disegno. Esse non si staccano dal vivo dei piani con rotondità e rilievi, ma si stendono
piatte, quasi che il marmo, invece d’essere scalpellato, sia lavorato come il legno con la
pialla.

La valentia dell’artefice non trovò altro sfogo se non nella fascia ornamentale, la quale
è resa con vigore e preannunzia quella scultura decorativa dalle masse rilevate, dai fiori e
dalle foglie, distribuite con vaghissimo senso d’arte, la quale due secoli appresso si svolse
con fine magistero, e con mirabile effetto scultorico.

Dionigi Sciano.

1 A Ravenna, nel sarcofago del v secolo conser-
vantesi nel Museo Nazionale è scolpita questa scena
in una faccia laterale. Daniele, completamente vestito
e con un cappello frigio in testa, è in piedi, con le

mani in atto di preghiera, fra due leoni che placida-
mente lo guardano. (V. Storia dell’arte italiana, di
A. Venturi, voi. I, pag. 439).
 
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