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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Fogolari, Gino: Sculture in legno del secolo XII
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0063

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SCULTURE IN LEGNO DEL SECOLO XII

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di Città di Castello, ma nella vivacità popolare e nella minuzia descrittiva di alcune scene,
come in quella dei pastori e dell’adorazione dei Re magi, già sente i nuovi tempi. La leggenda
dell’Epifania raccontata diffusamente, con i Re a cavallo e i Re avvisati in sogno, non si
trova che di rado nei monumenti di arte bizantina, mentre è tanto amata dall’arte romanica.
Doti speciali del nostro artista sono quelle di scolpire con ardita forza di colpi e con un ben
inteso senso della lontananza, non che di giovarsi mirabilmente dei colori.

Pur troppo senza il conforto di alcuna notizia storica locale, nella deficenza di consi-
mili sculture che ci permettano di distinguere tempi e scuole, noi dobbiamo accontentarci
di fissare approssimativamente verso la fine del xii secolo, l’età dell’altare di Alatri.

Della scultura in legno troppe opere sono sparite e troppe rimangono ancora ignorate nei
piccoli paesi e nelle chiese povere ; perchè sia possibile di scriverne la storia. Spesso avviene
che la devozione popolare trasformi, coprendole di vesti, offendendole con corone, ridipingen-
dole, antiche statue di legno, sì da renderle irriconoscibili a chi non le esamini attentamente.
Ad esempio, nella piccola chiesa di Santa Maria in Colle di Carsoli, vi è una madonna di legno
stretta e lung'a, come quelle che abbiamo vedute, anch’essa seduta in trono col bambino sulle
ginocchia, anch’essa dipinta. Ma io trovai quella madonna coperta di vesti che la gonfiavano
in modo da farla parere in piedi, piccola e grossa. Potei accertarmi che nel legno era stata
scolpita con tutti i suoi vestiti, e vidi sotto le parrucche posticcie i capelli segnati e dipinti
dallo scultore; ma non potei procedere più oltre nell’esame.

Nel desiderio di trovare termini di confronto con quella d’Alatri io sono andato a vedere
anche la statua di legno di san Clemente nella piccola basilica dei benedettini di San Clemente
al Vomano, presso il paesello di Guardia negli Abruzzi. Il Bindi nomina la statua nei suoi
Monumenti abruzzesi, e ne dà una riproduzione, eseguita, come vedremo, con troppa libertà
e fantasia. Anch’essa è fatta in massima parte di un solo pezzo di legno incavato, alta un
metro e quaranta centimetri, larga solo quaranta e profonda al massimo, appena venti centi-
metri. Stava anticamente entro un apposito altare di legno, dipinto con rustica semplicità, del
quale ancora si vedono alcune parti gettate in un angolo della chiesa ; ora è posta sull’altare
di mezzo, sotto il ciborio che la ricopre per metà. Guardandola dal basso, appare stranamente
camuffata; sembra che il mento, parte delle gote e le labbra sieno coperti da una schiuma
bianca e sulla testa le si alzi uno strano cappello lungo a punta. Il disegnatore del Bindi copiò
quello strano cappello, e intorno al alle labbra segnò decisamente due baffi che dànno alla
figura un aspetto molto strano (Tav. io). Ma, salendo ad esaminare da vicino si scopre che
il cappello è di cartone e posticcio, e sotto nasconde la tiara tagliata nel legno e dipinta con
una corona d’oro radiata. La faccia, che ha negli occhi espressione di forza e gravità, è
scolpita naturalisticamente con grosse gote^ pendenti; ma il colore incarnato è caduto in
parte e lascia apparire lo stucco bianco che colla sua lucentezza dà, a prima vista, quel-
l’aspetto di schiuma che il disegnatore copiò come barba. Poiché il legno scelto non era
sufficientemente largo, fu ingrossato. con gesso e con una forte tela che ricopre lo scheletro
di legno nella parte del vestito. La statua è tanto deperita che male si può giudicare dell’effetto
complessivo ch’essa, doveva produrre;.ma è importante, perchè ci mostra la varietà dei mate-
riali che servivano, nei secoli xii e XIII, agli scultori in legno, a meglio finire e ad ornare
le loro figure. Proprio dell’arte conventuale è il ricorrere a simili espedienti che sarebbero
spiaciuti ad uno scultore avezzo alla rude sincerità della pietra. Ma l’arte della scultura in
legno nel Xii secolo è unitamente plastica e pittorica, come abbiamo potuto constatare, e
s’ingegna come meglio può a produrre grandi effetti con poca spesa, e giunge talvolta a
opere veramente ammirevoli, come la Madonna e gli sportelli di Alatri.

Gino Fogolari.
 
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