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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Bibliografia artistica
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0081

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BIBLIOGRAFIA ARTISTICA

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miniature taluni dei più splendidi manoscritti ducali:
così Cosmè Tura miniò le tavole astronomiche di
G. Bianchini presentate da Borso a Federico III. Una
prova della fama acquistatasi dai miniatori ferraresi
si ha nel fatto che l’opera loro fu richiesta da altre
case principesche: Guglielmo e Alessandro Giraldi
furon chiamati ad Urbino per miniare il magnifico
codice della Divina Commedia, oggi nella biblioteca
Vaticana.

L’A. è riuscito egregiamente nel suo intento di
« animare di un soffio di vita alcuni inventari di libri
estensi del secolo xv, ricamando intorno ad essi uno
studio che avesse lo scopo di recar qualche contri-
buto alla miglior conoscenza della Rinascita ferrarese»,
e il suo libro, copioso di notizie tratte da documenti
inediti, getta luce nuova sulla cultura della corte estense
alla fine del Quattrocento.

A. Mz.

Jean (jX5Vì<k\3T>\.II église et les origines de la
Renaissance. Paris, Lecoffre, 1902.

L’A., uniformandosi allo scopo pratico della colle-
zione della Bibliothèque de l'enseìgnement de l’histoire
ecclésiastique, di cui il libro fa parte, mirò anziché a
comporre un’opera veramente originale, a fornire una
chiara e sobria esposizione dei rapporti che legarono
la Chiesa romana al nostro rinnovamento letterario e
artistico e delle influenze che tale intimo connubio
esercitò sopra le condizioni della sua politica e dei
suoi costumi nella prima metà del secolo xv.

Nella munifica protezione che Bonifacio Vili ac-
cordò ad ogni manifestazione d'arte e di coltura ; nel
fervore col quale i pontefici avignonesi ne seguirono
l’esempio, innalzando ed illustrando in breve volgere
di tempo la nuova superba metropoli della cristianità;
infine nell’opera di assidua e generosa restaurazione
che i papi della prima metà del xv secolo, Martino V,
Eugenio IV e sopra ogni altro Niccolò V, dedicarono
alla città di Roma; nel favore che presso di loro in-
contrarono artisti, eruditi, letterati di ogni provincia
d’Italia, in una misura non sempre proporzionata alle
loro virtù morali, l’A. raccoglie gli attestati delle im-
periture benemerenze del pontificato verso il Rinasci-
mento, le prove della sua mirabile influenza sopra ogni
espressione estetica, letteraria, scientifica del pensiero
italiano nel Trecento e nel Quattrocento.

Ma l’opera del Guiraud non è solo un’esposizione
apologetica del mecenatismo della Chiesa. Egli volle
ancora ricercare le riposte conseguenze di cui fu fe-
condo per l’indirizzo generale di esso, il suo stretto
connubio con l’umanesimo trionfante e la misura nella
quale potè stabilirsi una tollerabile armonia fra gli
ideali cristiani e le idee nuove.

Il risorgimento del classicismo, il culto dell’arte,
della letteratura, della filosofia antica non destarono

al loro primo apparire la diffidenza della Chiesa, che
delle ultime vestigia di esse, per tutto l’oscuro medio
evo, era stata la vigile custode. Ancora per tutta la
prima metà del Quattrocento l’opera dei suoi illustri
pontefici mirò a comporre l’equilibrio fra la necessità
suprema dell’ideale cristiano ed il culto fanatico del
mondo antico, dilagante in ogni ordine di fatti e di
pensieri.

Ma allorché nella seconda metà del secolo xv, il
fascino del mondo antico fece adottare per ogni ma-
nifestazione intellettuale della vita, le corrispondenti
forme classiche e sostituì le dottrine della filosofia
greca e romana ai precetti evangelici, l’equilibrio già
faticosamente ricercato venne meno ; lo spirito cri-
stiano fu sopraffatto dalle tendenze pagane e mate-
rialistiche della Rinascenza ed il papato giunse sino
alle estreme vicende del tempo di Sisto IV, di Ales-
sandro VI, di Giulio II e di Leone X.

Queste le conclusioni dell’A. ; le quali noi vor-
remmo accettare senza restrizione alcuna, grazie alla
diligenza ed all’acume critico col quale sono raccolte,
se non ci sembrasse rigore soverchio e parziale attri-
buire al carattere razionalista della classica cultura ri-
sorta tutta la colpa della corruzione onde fu invasa
la società del Rinascimento per opera di cause diverse
e numeróse, preparate nella lenta ed antica trasfor-
mazione della civiltà italiana.

A. Rossi.

Enrico Panzacchi: Il libro degli artisti.
Milano, Cogliati, 1902.

Perchè i nobili sforzi di coloro i quali mirano a
volgarizzare le nozioni della storia dell’arte nostra
abbiano quel successo che ognuno deve sperare, bi-
sogna non perdere di vista i due mezzi che meglio
si prestano ad innamorare di certi studi coloro che
finora sono ad essi profani : diffondere la cognizione
dei capolavori dell’arte italiana mediante numerosis-
sime riproduzioni di ogni specie e di ogni formato;
far conoscere gli artisti specialmente per quel tanto
che loro stessi hanno scritto e hanno operato e per
quello che ne han detto i contemporanei.

Il libro che ora il P. ha pubblicato con i tipi ele-
ganti del Cogliati è bel documento di questa tendenza.
All’A. sarebbe certo stato facile aggiungere un trat-
tato al numero di quelli che già si hanno ; senza fatica
egli avrebbe potuto accumulare nomi e date ; e invece'
il P. ha voluto che l’artista si presentasse da sé, che
il lettore non si accorgesse di compiere fatica intellet-
tuale, ma che, giunto in fondo al volume, si avvedesse
che qualche cosa gli è pure rimasta in fondo alla me-
moria e al cuore. Pertanto, come avviamento a cono-
scere lo spirito, le abitudini della vita, la coltura dei
nostri pittori, scultori e architetti, il libro del P. può
dirsi veramente ottimo. Chi lo leggerà con attenzione
 
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