Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:
Miscellanea
DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0108

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
IOO

MISCELLANEA

Disegno attribuito a Timoteo della Vite
Oxford, Collezione Taylor

tempi di Carlo Magno e la sua storia è quella di molti
conventi benedettini.

Fino dai tempi di Ludovico Pio cominciano i pri-
vilegi a favore di quel tempio il cui patrimonio si
estendeva su tutto il territorio tra i fiumi Ombrane,
Orcia ed Asso oltre una parte di litorale e di paludi
nella maremma. Nel secolo x la badia era così ricca
che Lotario II nel 938 poteva assegnare a titolo di
regalo nuziale alla bella Adelaide mille piedi (mansi)
sul patrimonio ad essa appartenente.

Insieme con le grandi ricchezze territoriali l’abbazia
acquistò ben presto le immunità giurisdizionali e riuscì
a sottrarsi alla dipendenza vescovile mettendosi sotto
l’immediata e diretta protezione della Sede Aposto-
lica. Nel periodo imperiale e feudale gli abati di San-
t’Antimo, col titolo di conti del sacro romano Impero
esercitarono un potere quasi sovrano su tutto il ter-

ritorio di Montalcino e presero parte
alle guerre, alle paci, alle alleanze
come gli altri signori feudali.

Le medesime cause notissime che
dappertutto altrove ridussero dap-
prima e poi abbatterono il dominio
temporale dei chierici, scemarono ed
abbatterono la potenza dei monaci
di Sant’Antimo durata fino al cadere
del secolo xm. In questo stesso se-
colo si palesa anche qui quella rilas-
satezza della disciplina monastica
che Dante fa lamentare da San Be-
nedetto. Nel 1298 papa Bonifazio Vili
si determinò a dare la badia a’ Gu-
glielmiti nella speranza che questi
compissero il miracolo di stabilirvi
le antiche ed obliate virtù e sotto
Guglielmiti essa si mantenne sino
al 1462 nella quale epoca fu soppressa
da Pio II.

Testimone eloquente di tanti se-
coli di storia sopravvive ora la gran-
diosa rovina del nudo tempio.

Esso è diviso in tre navate assai
svelte e lunghe, i cui archi a intero
sesto sono sorretti da colonne so-
pra le quali corre una galleria con
grandi finestre. Cosa veramente de-
gna di attenzione per la storia del-
l’arte ci sembra il capitello di una
delle colonne rappresentante Daniele
nella fossa dei leoni.

Intorno alla tribuna fra un semi-
circolo di colonne sono gli altari ;
tutto lavoro a pietre di candido ala-
bastro calcareo e di travertino del
contiguo poggio di Castelnuovo.

Oltre lo stile architettonico con-
servasi un bel documento atto a provare che questo
lavoro deve essere anteriore al 1118, epoca in cui fu
scolpito, a caratteri romani, sulla predella dei gradini
dell’altar maggiore e sulla colonna contigua alla tri-
buna, un istromento di donazione fatta da uri conte
Bernardo a favore del suo erede, e ciò allo scopo di
rendere più solenne l’atto notariale stipulato poco
innanzi in Montesindoli presso Siena. Di squisito lavoro
sono le due porte l’una di fianco, l’altra di facciata : que-
st’ultima fattal’artno 1292 e ricca di fregi e di ornamenti.

L’abbazia di Sant’Antimo non ha ancora trovato
il suo illustratore. Peraltro visitandola ci fu data una
lieta speranza : da tempo si prepara ad illustrarla il
cav. Canestrelli, ben noto pel suo ottimo studio sul-
l’abbazia di San Galgano.

Speriamo che questa speranza possa avverarsi presto.

Alfredo Moscatelli.
 
Annotationen