MISCELLANEA
117
Donatore di cosi prezioso gioiello è stato il cav. Aldo
Noseda.
L’esposizione postuma di opere di Eieuterio
Pagliano (morto il 5 gennaio scorso), inauguratasi con
un’affettuosa ed applaudita commemorazione del pit-
tore prof. Vespasiano Bignami, è rimasta aperta nella
palazzina della Permanente per tutto il marzo e buon
tratto d’aprile. Tra quadri, bozzetti, acquarelli, cartoni,
disegni ed acqueforti il catalogo raggiungeva i 132 nu-
meri. La Galleria nazionale d’arte moderna di Roma,
i musei pubblici di Milano, molti privati e la vedova
vi avevano concorso liberalmente; la scelta e l’ordi-
namento furono ottimi: cosi fu dato di onorare degna-
mente quel grande pittore e di apprezzarne l’arte. La
sua caratteristica di pittore geniale e di patriota emer-
sero vieppiù potentemente ; tra tutto quel complesso
continuava ad attrarre e commuovere la gran tela :
La morte della figlia del Tìntoretto, dipinta nel 1861,
di proprietà del cav. Giulio Mylius ; opera popolariz-
zata dall’acquafòrte del Pagliano stesso e che rimarrà
il capolavoro di lui.
Milano, aprile 1903.
Giulio Carotti.
Notizie della Liguria.
La questione dei restauri alla Galleria Brignole»
Sale (Palazzo Rosso). 1 — Di tale questione l’arte
è stata piuttosto il pretesto che l’oggetto, ma non
abbiamo creduto poterci dispensare dal farne menzione
su queste colonne, specialmente perchè l’eco delle
discussioni (se tali potevano dirsi) è stata assai vasta
e s’è diffusa anche all’estero, dove diffìcilmente gli
studiosi avranno potuto farsi un’idea chiara dei fatti.
Perciò non sarà inopportuno che una parola definitiva
sia detta da questa rivista, la quale non ha partito
preso e che per la sua serietà e imparzialità dà affida-
mento agli studiosi.
Non faremo un lungo riepilogo dei fatti. Nell’estate
del 1901, il prof. Quinzio, direttore della Galleria, se-
gnalava al municipio la necessità di restauri ad alcuni
quadri ; e in conseguenza, la Giunta municipale (con
cautela degna di ogni lode), invitava una Commissione
ad esaminare lo stato dei dipinti, indicare la qualità
e il modo dei restauri e designare un restauratore.
La Commissione (composta, oltre il Quinzio, di quattro
direttori di gallerie dello Stato: Bandi di Vesme, Can- 1
1 Riassumo qui molto brevemente una diffusa e completa relazione
che doveva essere stampata nel presente fascicolo, se questo a causa
del noto sciopero tipografico, non fosse uscito con tanto ritardo da
far perdere alla trattazione dell’argomento buona parte della sua
opportunità. Perciò ho pensato fosse bene limitarsi a questo cenno
sommario. La questione, del resto, è stata trattata con larghezza
in parecchi giornali quotidiani italiani, specialmente genovesi, e ad
essi potrà ricorrere chiunque avesse vaghezza di prendere cognizione
più esatta della questione stessa.
talamessa, Ricci e Ridolfi, del march. D. Pallavicino
e del prof. Canevaghi, i quali però non si trovarono
mai tutti quanti riuniti) adempiè minuziosamente al-
l’incarico, designando poi a restauratore il prof. Orfei
di Bologna, dissenziente però il prof. Quinzio, il quale
voleva affidato il lavoro ad artista di Genova. L’Orfei
eseguì i restauri secondo le norme tracciategli, dal
Fibula barbarica
e altri oggetti ritrovati nel fiume Lambro
Milano, Museo archeologico
novembre 1901 all’aprile successivo, in mezzo per altro
alle vive ed assidue opposizioni del direttore Quin-
zio, il quale dichiarava l’opera dell’Orfei disastrosa
ai dipinti. Ma la Commissione in due diverse visite,
l’una a metà dei lavori, l’altra alla fine, approvò i
restauri. Molti mesi dopo un periodico genovese, re-
centemente nato, richiamava l’attenzione sopra di sè
e dei quadri restaurati con un articolo di violente cen-
sure contro l’opera dell’Orfei. L’articolo poteva esser
giudicato fin dalle prime righe (ove si parla di Perin
del Vaga come contemporaneo di Rubens e di Van
Dijck), ma ancor meglio in seguito ove, fra altro, si di-
ceva che la Commissione era composta per intero dì cri-
tici d’arte e dove l’Orfei non riceve miglior epiteto che
quello di carrettiere, ecc. Ma, generalmente, artisti e
giornalisti non credettero che per trattar di quell’argo-
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Donatore di cosi prezioso gioiello è stato il cav. Aldo
Noseda.
L’esposizione postuma di opere di Eieuterio
Pagliano (morto il 5 gennaio scorso), inauguratasi con
un’affettuosa ed applaudita commemorazione del pit-
tore prof. Vespasiano Bignami, è rimasta aperta nella
palazzina della Permanente per tutto il marzo e buon
tratto d’aprile. Tra quadri, bozzetti, acquarelli, cartoni,
disegni ed acqueforti il catalogo raggiungeva i 132 nu-
meri. La Galleria nazionale d’arte moderna di Roma,
i musei pubblici di Milano, molti privati e la vedova
vi avevano concorso liberalmente; la scelta e l’ordi-
namento furono ottimi: cosi fu dato di onorare degna-
mente quel grande pittore e di apprezzarne l’arte. La
sua caratteristica di pittore geniale e di patriota emer-
sero vieppiù potentemente ; tra tutto quel complesso
continuava ad attrarre e commuovere la gran tela :
La morte della figlia del Tìntoretto, dipinta nel 1861,
di proprietà del cav. Giulio Mylius ; opera popolariz-
zata dall’acquafòrte del Pagliano stesso e che rimarrà
il capolavoro di lui.
Milano, aprile 1903.
Giulio Carotti.
Notizie della Liguria.
La questione dei restauri alla Galleria Brignole»
Sale (Palazzo Rosso). 1 — Di tale questione l’arte
è stata piuttosto il pretesto che l’oggetto, ma non
abbiamo creduto poterci dispensare dal farne menzione
su queste colonne, specialmente perchè l’eco delle
discussioni (se tali potevano dirsi) è stata assai vasta
e s’è diffusa anche all’estero, dove diffìcilmente gli
studiosi avranno potuto farsi un’idea chiara dei fatti.
Perciò non sarà inopportuno che una parola definitiva
sia detta da questa rivista, la quale non ha partito
preso e che per la sua serietà e imparzialità dà affida-
mento agli studiosi.
Non faremo un lungo riepilogo dei fatti. Nell’estate
del 1901, il prof. Quinzio, direttore della Galleria, se-
gnalava al municipio la necessità di restauri ad alcuni
quadri ; e in conseguenza, la Giunta municipale (con
cautela degna di ogni lode), invitava una Commissione
ad esaminare lo stato dei dipinti, indicare la qualità
e il modo dei restauri e designare un restauratore.
La Commissione (composta, oltre il Quinzio, di quattro
direttori di gallerie dello Stato: Bandi di Vesme, Can- 1
1 Riassumo qui molto brevemente una diffusa e completa relazione
che doveva essere stampata nel presente fascicolo, se questo a causa
del noto sciopero tipografico, non fosse uscito con tanto ritardo da
far perdere alla trattazione dell’argomento buona parte della sua
opportunità. Perciò ho pensato fosse bene limitarsi a questo cenno
sommario. La questione, del resto, è stata trattata con larghezza
in parecchi giornali quotidiani italiani, specialmente genovesi, e ad
essi potrà ricorrere chiunque avesse vaghezza di prendere cognizione
più esatta della questione stessa.
talamessa, Ricci e Ridolfi, del march. D. Pallavicino
e del prof. Canevaghi, i quali però non si trovarono
mai tutti quanti riuniti) adempiè minuziosamente al-
l’incarico, designando poi a restauratore il prof. Orfei
di Bologna, dissenziente però il prof. Quinzio, il quale
voleva affidato il lavoro ad artista di Genova. L’Orfei
eseguì i restauri secondo le norme tracciategli, dal
Fibula barbarica
e altri oggetti ritrovati nel fiume Lambro
Milano, Museo archeologico
novembre 1901 all’aprile successivo, in mezzo per altro
alle vive ed assidue opposizioni del direttore Quin-
zio, il quale dichiarava l’opera dell’Orfei disastrosa
ai dipinti. Ma la Commissione in due diverse visite,
l’una a metà dei lavori, l’altra alla fine, approvò i
restauri. Molti mesi dopo un periodico genovese, re-
centemente nato, richiamava l’attenzione sopra di sè
e dei quadri restaurati con un articolo di violente cen-
sure contro l’opera dell’Orfei. L’articolo poteva esser
giudicato fin dalle prime righe (ove si parla di Perin
del Vaga come contemporaneo di Rubens e di Van
Dijck), ma ancor meglio in seguito ove, fra altro, si di-
ceva che la Commissione era composta per intero dì cri-
tici d’arte e dove l’Orfei non riceve miglior epiteto che
quello di carrettiere, ecc. Ma, generalmente, artisti e
giornalisti non credettero che per trattar di quell’argo-