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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 1
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Miscellanea
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118

MISCELLANEA

Pace del principio del secolo xvi
Milano, Museo Poldi Pezzoli

mento fossero necessarie nè cultura storica, nè com-
petenza speciale, nè serietà di osservazione : poiché
si denunciava un vandalismo artistico, e in Italia, esso
doveva esser vero a priori. Si sollevò dunque un vasto
pettegolezzo in cui, coerentemente alla mossa, retorica
e inciviltà si dettero la mano per la difesa dell’arte
e della nazione, e molti censurarono, senza neppure
aver veduto, quasi tutti poi senza mostrare alcuna co-
gnizione della materia. Ma persone di sicura autorità
hanno poi confermato la buona riputazione professio-
nale dell’Orfei, ed hanno ravvisato ne’ suoi restauri
una scrupolosa esecuzione, conforme ai dettami me-
glio ammessi, difettosa quando mai per una tal quale
timidezza nel completare l’operazione di restauro, ove

La chiesa e il chiostro di Sant’Andrea. —

Già l’anno scorso, in questo stesso periodico
(anno V, pag. 261) il dott. Antonio Taramelli
ebbe giuste parole di rammarico e di rimpro-
vero per la demolizione a cui è stato destinato
il chiostro di Sant’Andrea ; adesso dobbiamo
aggiungere che il rammarico si fa maggior-
mente sentire man mano che vien resa più
evidente la gravità della perdita.

Il municipio ha disposto (e crediamo non
errare attribuendone il merito alla solerzia del
prof. Giovanni Campora) che non soltanto
siano fatti i rilievi del chiostro per poterlo
almeno ricomporre altrove, ma che essi si
estendano anche alla chiesa, e che gli affreschi
che ne decorano le volte siano salvati. E per
cura specialmente del prof. Campora, coadiu-
vato con molta genialità per la parte tecnica
dall’ architetto Grondona, si è venuta oggi
lentamente riconoscendo la chiesa, la quale, sebbene
malmenata in più tempi, si manifesta non meno pre-
ziosa del chiostro. Di forma basilicale a tre navate
(lunga m. 32 e larga 12, circa), con tre cabsidi in fondo,
con volta a crociera su quattro pilastri a fasci, con le
navate divise da archi rotondi impostati su colonne di
marmo a capitelli romani, essa fu costruita, come si
è potuto rilevare dai dati storici e stilistici, tra la fine
del decimo e il principio dell’undecimo secolo ; ma
ebbe, dal Quattrocento in poi, tutte le trasformazioni
e mascherature immaginabili, talché nessuno avrebbe
potuto supporre che, sotto le sconclusionante appa-
renze di quel tempio (perfino diviso in due, orizzon-
talmente), celavasi ancora, e ancora riducibile, l’antica

si mostra l’esecutore troppo preoccupato di
eventuali accuse di rifacimenti. E così, ciò che
di poco gradevole trovano oggi i censori, in
quei quadri non è il segno di cattivi restauri,
ma dei deperimenti che v’erano: riflessione
che sarebbe venuta naturale a molti se, nel
fare un ingenuo confronto fra il prima e il
poi, avessero anche pensato alla differenza che
c’è tra il visitare i quadri di una Galleria per
gustare ciò che hanno di bello, e l’esaminare
1 segni di deterioriamento, quando qualcuno
ha indicato quali sono (specialmente poi per
una galleria difettosa di luce e di disposizione
come quella del Palazzo Rosso).

Non parliamo dell’altra risibile parte della
questione riguardo ai così detti « diritti della
città di Parigi», perchè non ha consistenza:
ci basta di augurare che tali incidenti, poco
lodevoli per chi li promuove, servano almeno
di ammaestramento e, per quanto inopportuni,
giovino a tener desta l’attenzione per la con-
servazione delle opere d’arte.
 
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