INTORNO AI CAMPANILI DI RAVENNA
I 7 I
a tutto sesto, tale e quale come in molti campanili
ravennati e in quello di Classe in ispecie. Fiancheggia
la torre, perpendicolarmente alla basilica, un porti-
cato che certo vuol rappresentare quel corpo spor-
gente ad archi, ora in gran parte scomparso, che prece-
deva il gran quadriportico di Sant’Apollinare. La
torre, nel musaico, termina aperta e orizzontalmente,
come le antiche torri faree, delle quali esistono esempi
numerosi lungo i litorali d’Italia: notevole fra tutte,
e per antichità veneranda, quella che esiste tuttora qui,
al capo Peloro.
Ora il G. ha scherzato allegramente a pagina 162
contro l’ipotesi, molto ragionevole del resto, del pro-
rale, non era neanche nuova e il G. non può igno-
rare che la tradizione cittadina e molti scrittori ra-
vennati ritengono da lungo tempo, che la gran torre
quadrangolare, la quale serve di base al campanile di
Santa Maria in Porto fuori, abbia appartenuto al faro
romano di Classe. E il Ricci stesso, 1 così caro al G.
aveva detto fin dal 1898 che nel musaico di Classe
« era figurato il porto colle torri faree ». È noto a
tutti come la torre primitiva di Santa Maria in Pomposa,
che era sul litorale, fosse una fortissima torre farea 2
alla quale solo nel 1063 si sostituì il grave campanile
lombardo che sussiste ancora.
Il prof. Venturi non si riferiva certo a tutte le torri
Porto e Castello di Classe (Musaico) - Ravenna, Sant’Apollinare Nuovo
(Fotografia Abitari)
fessore Venturi « che quelle torri servissero in ori-
gine da faro e da difesa ». 1 II. G. con molta piace-
volezza osserva che « a Ravenna si sarebbero dovuti
avere dieci, venti, trenta fari a gruppi talora di due
o tre, appena distanti fra di loro una cinquantina di
metri ». 2 Ma questo, secondo me, non è modo di
confutare uno scrittore che non aveva scritto nulla
di preciso, ma con molta prudenza aveva detto sol-
tanto: «ci fa pensare». L’ipotesi poi, come è natu-
rata una città, nel centro di essa si eleva una grossa torre cilin-
drica, di fianco ad una basilica absidata. La torre, aperta in alto,
ha finestre arcuate, tale e quale come nel musaico ravennate.
Questo codice dal Montfaucon e recentemente dal Kondakoff, fu
assegnato al vii secolo. Come ognuno vede molto prima del IX o
x secolo. Ma poiché l’età del codice, sebbene garantita da due au-
torità di primo ordine, non è determinata con precisione matema-
tica, ci accontentiamo di citarlo senza trarne alcuna deduzione.
Rileviamo che tali forme tradizionali si ripeterono più tardi a
puntino nel campanile di Pisa (1174), il quale termina con un
piano circolare aperto senza copertura visibile e relativamente,
poiché la torre pende, orizzontale. In essa il tetto è nascosto dal
labbro superiore murario. Anche l’aspetto esterno tutto ad archi
concorda perfettamente col musaico ravennate e colla miniatura
dei Cosmas.
1 .Vknturi, loc. cit., 162.
2 (Bardella, pag. 162.
interne di Ravenna, le quali per altro non furono
mai in quei tempi « nè venti nè trenta », ma soltanto
a quelle « erette come torri faree o di difesa sulle
coste del mare ». 3 II G. non doveva dimenticare che
la basilica di Sant’Apollinare sorgeva presso le mura
dell’antica città o castello di Classe, che poco lontano
c’era il porto, figurato anche nel musaico e che un
faro era dunque necessario, se pure non ve ne erano
parecchi più o meno importanti, dato il basso fondo
marino ; cosa del resto che avviene anche ai nostri
giorni in ogni porto. Perchè non poteva servire a
quest’uso la torre vicina alla basilica? Perchè, inten-
diamoci bene, non è giusta nè esatta l’osservazione
del G. avverso il Venturi sulla « forma leggera delle
torri, lontana le mille miglia da ogni carattere di for-
tezza ». 4 Infatti la torre di Sant’Apollinare in Classe
1 Emporium, loc. cit., pag. 476, clic. 1898.
2 Federici, Rerum Pomposiauarum historia.
3 Venturi, ibidem. Il G. non è troppo esatto quando dice, se-
guitando : « che il mare prima del vi secolo era lontano un buon
miglio da Ravenna nella parte più vicina». Veda il Fantuzzi,
Mon. Rav , voi. V, pag. 235, e rileverà che la parte posteriore del
palazzo teodoriciano era nel 1098 ancora vicina alla spiaggia.
4 Gardella, loc. cit., pag. 162.
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a tutto sesto, tale e quale come in molti campanili
ravennati e in quello di Classe in ispecie. Fiancheggia
la torre, perpendicolarmente alla basilica, un porti-
cato che certo vuol rappresentare quel corpo spor-
gente ad archi, ora in gran parte scomparso, che prece-
deva il gran quadriportico di Sant’Apollinare. La
torre, nel musaico, termina aperta e orizzontalmente,
come le antiche torri faree, delle quali esistono esempi
numerosi lungo i litorali d’Italia: notevole fra tutte,
e per antichità veneranda, quella che esiste tuttora qui,
al capo Peloro.
Ora il G. ha scherzato allegramente a pagina 162
contro l’ipotesi, molto ragionevole del resto, del pro-
rale, non era neanche nuova e il G. non può igno-
rare che la tradizione cittadina e molti scrittori ra-
vennati ritengono da lungo tempo, che la gran torre
quadrangolare, la quale serve di base al campanile di
Santa Maria in Porto fuori, abbia appartenuto al faro
romano di Classe. E il Ricci stesso, 1 così caro al G.
aveva detto fin dal 1898 che nel musaico di Classe
« era figurato il porto colle torri faree ». È noto a
tutti come la torre primitiva di Santa Maria in Pomposa,
che era sul litorale, fosse una fortissima torre farea 2
alla quale solo nel 1063 si sostituì il grave campanile
lombardo che sussiste ancora.
Il prof. Venturi non si riferiva certo a tutte le torri
Porto e Castello di Classe (Musaico) - Ravenna, Sant’Apollinare Nuovo
(Fotografia Abitari)
fessore Venturi « che quelle torri servissero in ori-
gine da faro e da difesa ». 1 II. G. con molta piace-
volezza osserva che « a Ravenna si sarebbero dovuti
avere dieci, venti, trenta fari a gruppi talora di due
o tre, appena distanti fra di loro una cinquantina di
metri ». 2 Ma questo, secondo me, non è modo di
confutare uno scrittore che non aveva scritto nulla
di preciso, ma con molta prudenza aveva detto sol-
tanto: «ci fa pensare». L’ipotesi poi, come è natu-
rata una città, nel centro di essa si eleva una grossa torre cilin-
drica, di fianco ad una basilica absidata. La torre, aperta in alto,
ha finestre arcuate, tale e quale come nel musaico ravennate.
Questo codice dal Montfaucon e recentemente dal Kondakoff, fu
assegnato al vii secolo. Come ognuno vede molto prima del IX o
x secolo. Ma poiché l’età del codice, sebbene garantita da due au-
torità di primo ordine, non è determinata con precisione matema-
tica, ci accontentiamo di citarlo senza trarne alcuna deduzione.
Rileviamo che tali forme tradizionali si ripeterono più tardi a
puntino nel campanile di Pisa (1174), il quale termina con un
piano circolare aperto senza copertura visibile e relativamente,
poiché la torre pende, orizzontale. In essa il tetto è nascosto dal
labbro superiore murario. Anche l’aspetto esterno tutto ad archi
concorda perfettamente col musaico ravennate e colla miniatura
dei Cosmas.
1 .Vknturi, loc. cit., 162.
2 (Bardella, pag. 162.
interne di Ravenna, le quali per altro non furono
mai in quei tempi « nè venti nè trenta », ma soltanto
a quelle « erette come torri faree o di difesa sulle
coste del mare ». 3 II G. non doveva dimenticare che
la basilica di Sant’Apollinare sorgeva presso le mura
dell’antica città o castello di Classe, che poco lontano
c’era il porto, figurato anche nel musaico e che un
faro era dunque necessario, se pure non ve ne erano
parecchi più o meno importanti, dato il basso fondo
marino ; cosa del resto che avviene anche ai nostri
giorni in ogni porto. Perchè non poteva servire a
quest’uso la torre vicina alla basilica? Perchè, inten-
diamoci bene, non è giusta nè esatta l’osservazione
del G. avverso il Venturi sulla « forma leggera delle
torri, lontana le mille miglia da ogni carattere di for-
tezza ». 4 Infatti la torre di Sant’Apollinare in Classe
1 Emporium, loc. cit., pag. 476, clic. 1898.
2 Federici, Rerum Pomposiauarum historia.
3 Venturi, ibidem. Il G. non è troppo esatto quando dice, se-
guitando : « che il mare prima del vi secolo era lontano un buon
miglio da Ravenna nella parte più vicina». Veda il Fantuzzi,
Mon. Rav , voi. V, pag. 235, e rileverà che la parte posteriore del
palazzo teodoriciano era nel 1098 ancora vicina alla spiaggia.
4 Gardella, loc. cit., pag. 162.