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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 2
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Testi, Laudedeo: Intorno ai Campanili di Ravenna
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0193

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INTORNO AI CAMPANILI DI RAVENNA

175

Il G. scrive: che è costruito allo stesso modo
Sant’Apollinare N. Ma invece nella facciata antica
prevalgono mattoni lunghi m. 0.29, alti m. 0.07. Nel
tronco inferiore della torre si usarono indifferente-
mente, e senza alcun ordine, mattoni diversi. Predo-
minano le dimensioni seguenti: spessore 6 e 7 centim.
con lunghezze o larghezze variabili di m. 0,20,

0.25, 0.27 e di m. 0.29 come nella facciata del
vi secolo. È probabile che le misure di m. 0.20,

0.25 siano larghezze.

Da queste misure, mentre si rileva che nella
torre e nella fabbrica si usarono anche mattoni
identici di 6 o 7 centimetri di spessore con
centimetri 29 di lunghezza, si deduce : i° che
fra i tanti, da me ricordati, nessun mattone è
identico a quelli di San Vitale, sebbene ve ne
siano altri su per giù eguali ; 20 che mal si po-
trebbe in questo caso, con la conoscenza dei
soli materiali, determinare l’età dei singoli mo-
numenti.

I mattoni poi della torre dell’Episcopio hanno
misure speciali: m. 0.325X0-175X°-°7- In que-
sta torre non abbiamo ancora, fra mattone e
mattone, l’abbondante strato di cemento da 1
a 5 cm. e più, particolare quasi sempre alle
costruzioni dell’età giustinianea, ma la calce,
seguendo l’uso romano decadente del IV e parte
del v secolo, non vi supera mai i 5 millimetri.1

Nel battistero ortodosso (fine del iv secolo) i letti
di calce cominciano ad avere spessore variabile; in
Sant’Apollinare N. oscillano da 1 a 5 cm., in San
Vitale da 2 a 5 cm., mentre il G. troppo spiccio dice
che « la calce vi ha uno spessore uguale al sottile
mattone » (0.0045). Nella parte inferiore del campa-
nile di San Francesco da 4 a 6 cm.

Da tutte le misure esposte non può cavarsi, se-
condo me, altra conclusione probabile che cioè pel
San Vitale si fabbricarono appositamente i mattoni e
solo qualche carettata diversa si infiltrò nella costru-
zione, mentre nelle altre chiese si usarono materiali
provenienti da parecchie fornaci e quindi molto vari
di forma e dimensioni, pur non cessando di essere
contemporanei. Badiamo però che questa è pura ipo-
tesi a cui non tengo affatto. Che i materiali giuochino
dei bei tiri a chi non è prudente possiamo vedere
nella stessa pag. 163 dove il G. con molta franchezza
scrive : « Inoltre abbiamo in Ravenna altri avanzi di
torri scalarie nella Fronte Regia ad Calchi detta Pa-
lazzo di Teodorico, ma costruzione del secolo vin.
Ebbene le due torri, sono per dimensioni di mattoni
e per modo costruttivo, identiche a tutto il resto del-

1 In questi giorni, per maggiore sicurezza, ho fatto controllare
tutte queste misure dall’egregio prof. Germano Schultze, che rin-
grazio pubblicamente. La verifica concorda, anche nei millimetri,
colle misurazioni fatte da me.

l’edificio e, quel che è più simili ad alcuni campanili
rotondi ». Ma se le torri sono, secondo voi, del se-
colo viti e sono simili ad alcuni campanili, perchè
non avete elencato questi ultimi, assegnandoli almeno
al secolo vili, invece di ritenere le torri « opera im-
mancabilmente della metà del ix a tutto il x » ? Inoltre


qual buon metodo di critica vi consiglia a determi-
nare l’età d’un edificio prendendo come termine di
paragone un altro monumento la cui età è contro-
versa, almeno per una parte degli storici dell’arte?
È noto che intorno al cosiddetto palazzo di Teodorico
da parecchio tempo sì è accesa una battaglia che ri-
teniamo inutile. Parmi fosse primo il Pasolini 1 a en-
trare in lizza mettendo in dubbio che la bruna muraglia,
esistente a Ravenna, possa essere parte del palazzo
teodoriciano. Ma le ragioni addotte, per quanto in-
gegnose, non sono persuadenti. La teorica del Paso-
lini, che chiamerei tellurica, non ha alcun appoggio
nella costanza dei fatti, in un terreno instabile come
quello intorno alia città. Nessun documento la suf-
fraga, l’assegnazione popolare e la tradizione scritta,
costanti da secoli, non contraddette dallo stile del
monumento, le sono contrarie. Seguì timidamente il
Ricci, dicendolo « dei primi deH'vm secolo » poi il
Rivoira, infine il Gardella. Gli scavi recenti non hanno
provato nulla in favore di questa tesi.

Il riferirsi, come fanno alcuni, al musaico del « Pa-
latium » per concludere che il palazzo di Teodorico
non può essere l’avanzo che oggi vediamo, procede,
mi sembra, da un errore di ragionamento il quale ha
origine nella supposizione che il rudere sia ritenuto

1 Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le
Provincie di Romagna. Serie 2a, voi. i°, pag. 198 e seg.

Milano, Basilica di Sant’Ambrogio

Pianta del campanile dei monaci, fianco e facciata
 
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