MISCELLANEA
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la realtà, quale credetti di poterla stabilire. Delle due leggi della simmetria non tacciano completamente,
tavolette, piuttosto mediocre è quella di Biccherna, Questa tavoletta è attribuita ad uno dei più illustri rap-
attribuita a Giovanni di Paolo,1 in cui è dipinta l’in- presentanti dell’arte senese durante il Rinascimento,
coronazione di Pio II. La rappresentazione è concepita meglio conosciuto però come architetto e come inge-
elementarmente assai ; di studio dell’ambiente neppur gnere che come pittore, Francesco di Giorgio Martini.1
Affresco nel palazzo Piccolomini a Pienza
(Fotografia Lombardi)
si può discorrere ; le figure del papa è degli otto car-
dinali, due dei quali gli pongono la tiara sulla fronte
e gli altri lo fiancheggiano, sono campate in aria e
paiono tutte uscite dal medesimo stampo, con quella
fisonomia dall’espressione infantile stereotipata, al-
quanto più giovanile e spianata in quelle a sinistra,
alquanto più accigliata e senile in quelle a destra del
riguardante. Miglior lavoro è la tavoletta di Gabella,
giuntaci un po’ deteriorata, ov’ è dipinto il pontefice
che impone il cappello cardinalizio al nipote Francesco
Todeschini-Piccolomini. Qui le figure non riposano nel
vuoto, ma son situate in una sala col soffitto a casset-
toni, con le pareti decorate da un fregio a soggetti mi-
tologici — un vero ambiente del Rinascimento — ove
sono aggruppate con una certa varietà, sebbene le
1 Lisini, op. cit. Non apparisce se il Lisini intenda alludere a
Giovanni di Paolo di Grazia dal Poggio Malavolti (vedi su questo
artista, Milanesi, Documenti per la storia dell’arte senese. Siena,
1854-56, voi. I, pag. 48; voi. II, pag. 241,301,340, 389; Borghesi
e Banchi, Nuovi documenti per la storia dell' arte senese. Siena, 1898,
pag. 135, 182, 233).
Lavoro non volgare è la miniatura del codice senese,
ove il Pontefice è rappresentato sedente nel trono in
atto di benedire, mentre davanti gli stanno genuflessi
Antonio Piccolomini, arcivescovo di Siena, ed un per-
sonaggio ignoto. 2 Ma se queste figure di Pio II, dalla
testa grossa e dalla mediocre statura, non contraddi-
cono alla descrizione del Campano, nessuna può dirsi
somigliante alla medaglia del Guazzalotti, e neppure
hanno alcun punto di contatto preciso tra loro. Sola-
mente si può ammettere — meno che per la miniatura
corsiniana, affatto fantastica — che siamo davanti a
concezioni inspirate più o meno lontanamente dalla
realtà.
Se esaminiamo l’immagine di Pio II negli affreschi
del Pinturicchio, ci si presenta una concezione ideale
che ha molteplici manifestazioni. Il giovane cavaliere
robusto, quasi tarchiato, che mostra allo spettatore
la faccia disinvolta, anzi un tantino cinica (affresco I),
1 Lisini, op. cit.
2 Forse il canonico autore della compilazione.
L’Arte. VI, 25.
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la realtà, quale credetti di poterla stabilire. Delle due leggi della simmetria non tacciano completamente,
tavolette, piuttosto mediocre è quella di Biccherna, Questa tavoletta è attribuita ad uno dei più illustri rap-
attribuita a Giovanni di Paolo,1 in cui è dipinta l’in- presentanti dell’arte senese durante il Rinascimento,
coronazione di Pio II. La rappresentazione è concepita meglio conosciuto però come architetto e come inge-
elementarmente assai ; di studio dell’ambiente neppur gnere che come pittore, Francesco di Giorgio Martini.1
Affresco nel palazzo Piccolomini a Pienza
(Fotografia Lombardi)
si può discorrere ; le figure del papa è degli otto car-
dinali, due dei quali gli pongono la tiara sulla fronte
e gli altri lo fiancheggiano, sono campate in aria e
paiono tutte uscite dal medesimo stampo, con quella
fisonomia dall’espressione infantile stereotipata, al-
quanto più giovanile e spianata in quelle a sinistra,
alquanto più accigliata e senile in quelle a destra del
riguardante. Miglior lavoro è la tavoletta di Gabella,
giuntaci un po’ deteriorata, ov’ è dipinto il pontefice
che impone il cappello cardinalizio al nipote Francesco
Todeschini-Piccolomini. Qui le figure non riposano nel
vuoto, ma son situate in una sala col soffitto a casset-
toni, con le pareti decorate da un fregio a soggetti mi-
tologici — un vero ambiente del Rinascimento — ove
sono aggruppate con una certa varietà, sebbene le
1 Lisini, op. cit. Non apparisce se il Lisini intenda alludere a
Giovanni di Paolo di Grazia dal Poggio Malavolti (vedi su questo
artista, Milanesi, Documenti per la storia dell’arte senese. Siena,
1854-56, voi. I, pag. 48; voi. II, pag. 241,301,340, 389; Borghesi
e Banchi, Nuovi documenti per la storia dell' arte senese. Siena, 1898,
pag. 135, 182, 233).
Lavoro non volgare è la miniatura del codice senese,
ove il Pontefice è rappresentato sedente nel trono in
atto di benedire, mentre davanti gli stanno genuflessi
Antonio Piccolomini, arcivescovo di Siena, ed un per-
sonaggio ignoto. 2 Ma se queste figure di Pio II, dalla
testa grossa e dalla mediocre statura, non contraddi-
cono alla descrizione del Campano, nessuna può dirsi
somigliante alla medaglia del Guazzalotti, e neppure
hanno alcun punto di contatto preciso tra loro. Sola-
mente si può ammettere — meno che per la miniatura
corsiniana, affatto fantastica — che siamo davanti a
concezioni inspirate più o meno lontanamente dalla
realtà.
Se esaminiamo l’immagine di Pio II negli affreschi
del Pinturicchio, ci si presenta una concezione ideale
che ha molteplici manifestazioni. Il giovane cavaliere
robusto, quasi tarchiato, che mostra allo spettatore
la faccia disinvolta, anzi un tantino cinica (affresco I),
1 Lisini, op. cit.
2 Forse il canonico autore della compilazione.
L’Arte. VI, 25.