MISCELLANEA
205
Zoccolo d’imposta delle colonne del portale
(Vedi nella pianta la lettera a)
la torretta o piccolo campanile eretto dai Cistercensi
per dare dei segni durante le salmodie. Questa prima
apparizione di campanile propriamente detto trova, a
mio credere, spiegazione nel fatto che la piccola tor-
retta costrutta sull’apice dell’arcata, sopra il centro
cioè della croce, non era staticamente in grado di fun-
zionare da vero e proprio campanile.
* * *
Tornando alla chiesa di Santa Maria della Vittoria,
dopo i recenti scavi si rilevarono le seguenti caratte-
ristiche :
i° La linea mediana della nave longitudinale non
coincidente col mezzo dell’altare maggiore.
20 II presbiterio ha una lieve inclinazione a sini-
stra, seguendo cioè l’allegoria del crocefisso che re-
clina il capo sulla spalla sinistra.
30 La nave trasversa, inclinata su quella longitu-
dinale, ha una lieve deviazione da sud-est a nord-ovest,
a somiglianza cioè della chiesa abbaziale di Chiaravalle
milanese.
40 Le braccia della nave trasversa disuguali ed
irregolari negli angoli e nei lati.
50 I piloni delle navi longitudinale e trasversa siti
a distanze disuguali.
6° Il fronte della chiesa volto all'occidente.
Le irregolarità sopra indicate sono caratteri-
stiche dello stile monastico il quale impronta non
poche chièse d’Italia, non escluse quelle abruz-
zesi e pugliesi, come ad esempio la chiesa sita ai
piedi del castello di Celano nella quale si ravvisa
la porta d’ingresso posta non nel mezzo della fac-
ciata, la rosa non rispondente verticalmente al
mezzo della porta, l’altare maggiore spostato dalla
linea mediana della nave. Tali irregolarità in
pianta ed in alzati non turbavano l’effetto sceno-
grafico dell’insieme costruttivo di si pregevoli
monumenti.
La libertà e la trascuranza ai precetti di sim-
metria e di euritmia è dovuta quindi al carattere
e allo spirito più libero di quegli antichi architetti
i quali, alieni dall’uniformità, si compiacquero
forse dell’anormalità per esprimere le loro con-
cezioni misteriose e possenti.
Lorenzo Fiocca.
A proposito della origine tedesca di Pietro
Alamanni. — Il comm. Carlo Lozzi, in un articolo
inserito ne L’Arte del maggio-giugno del 1902,
rimettendosi al parere illuminato di valenti cono-
scitori che assegnarono, con tutta certezza, a Pie-
tro Alamanni una predella d’altare eseguita sotto
il pontificato di Sisto IV per i francescani di Mon-
terubbiano e firmata « Petrus Alm’ de Ghoetbei »
ne dedusse, seguendo il parere del prof. Giulio
Cantalamessa, che il pittore avesse italianizzato l’ap-
pellativo alamannus con cui era conosciuto, facendone
di poi il proprio cognome.
L’ipotesi naturalissima, confortata dalla mancanza
di un casato consimile a quello assunto dal pittore
tanto negli atti pubblici, quanto nelle cronache di
Ascoli, crèdo debba comunemente accettarsi.
Riguardando i miei appunti, tratti dai libri dell’Ar-
chivio Priorale di Macerata, mi è occorso di rileggere
due note di pagamento fatte nei primi mesi del pon-
tificato di Sisto IV (p ag. 1471, 12 ag. 1484) a un « Ma-
gìstro petro todesco » per la pittura delle armi del
legato.
La prima nota, nel volume 173 dei Camarlenghi, è
posta fra le spese di agosto e settembre 1471; la se-
conda, intestata con leggera variante: <iMag.ro petro
teotonico... prò integra solutione armorum pìctorum »,
è del 14 novembre dello stesso anno.
Che questo Pietro todesco o teotonico sia tutt’uno
con Pietro Alamanni, non mi pare vi possa essere
dubbio. Però che il pittore girovagasse per le Marche
e giungesse a Macerata con quella sola abilità di co-
lorire gli stemmi, sembra poco probabile. Preferisco
credere che sin dal 1471 egli fosse sufficientemente
abile nel ritrarre la figura e nel comporre quadri, sia
che stesse sotto la direzione del Crivelli, sia che altri-
L'Arte. VI, 26.
205
Zoccolo d’imposta delle colonne del portale
(Vedi nella pianta la lettera a)
la torretta o piccolo campanile eretto dai Cistercensi
per dare dei segni durante le salmodie. Questa prima
apparizione di campanile propriamente detto trova, a
mio credere, spiegazione nel fatto che la piccola tor-
retta costrutta sull’apice dell’arcata, sopra il centro
cioè della croce, non era staticamente in grado di fun-
zionare da vero e proprio campanile.
* * *
Tornando alla chiesa di Santa Maria della Vittoria,
dopo i recenti scavi si rilevarono le seguenti caratte-
ristiche :
i° La linea mediana della nave longitudinale non
coincidente col mezzo dell’altare maggiore.
20 II presbiterio ha una lieve inclinazione a sini-
stra, seguendo cioè l’allegoria del crocefisso che re-
clina il capo sulla spalla sinistra.
30 La nave trasversa, inclinata su quella longitu-
dinale, ha una lieve deviazione da sud-est a nord-ovest,
a somiglianza cioè della chiesa abbaziale di Chiaravalle
milanese.
40 Le braccia della nave trasversa disuguali ed
irregolari negli angoli e nei lati.
50 I piloni delle navi longitudinale e trasversa siti
a distanze disuguali.
6° Il fronte della chiesa volto all'occidente.
Le irregolarità sopra indicate sono caratteri-
stiche dello stile monastico il quale impronta non
poche chièse d’Italia, non escluse quelle abruz-
zesi e pugliesi, come ad esempio la chiesa sita ai
piedi del castello di Celano nella quale si ravvisa
la porta d’ingresso posta non nel mezzo della fac-
ciata, la rosa non rispondente verticalmente al
mezzo della porta, l’altare maggiore spostato dalla
linea mediana della nave. Tali irregolarità in
pianta ed in alzati non turbavano l’effetto sceno-
grafico dell’insieme costruttivo di si pregevoli
monumenti.
La libertà e la trascuranza ai precetti di sim-
metria e di euritmia è dovuta quindi al carattere
e allo spirito più libero di quegli antichi architetti
i quali, alieni dall’uniformità, si compiacquero
forse dell’anormalità per esprimere le loro con-
cezioni misteriose e possenti.
Lorenzo Fiocca.
A proposito della origine tedesca di Pietro
Alamanni. — Il comm. Carlo Lozzi, in un articolo
inserito ne L’Arte del maggio-giugno del 1902,
rimettendosi al parere illuminato di valenti cono-
scitori che assegnarono, con tutta certezza, a Pie-
tro Alamanni una predella d’altare eseguita sotto
il pontificato di Sisto IV per i francescani di Mon-
terubbiano e firmata « Petrus Alm’ de Ghoetbei »
ne dedusse, seguendo il parere del prof. Giulio
Cantalamessa, che il pittore avesse italianizzato l’ap-
pellativo alamannus con cui era conosciuto, facendone
di poi il proprio cognome.
L’ipotesi naturalissima, confortata dalla mancanza
di un casato consimile a quello assunto dal pittore
tanto negli atti pubblici, quanto nelle cronache di
Ascoli, crèdo debba comunemente accettarsi.
Riguardando i miei appunti, tratti dai libri dell’Ar-
chivio Priorale di Macerata, mi è occorso di rileggere
due note di pagamento fatte nei primi mesi del pon-
tificato di Sisto IV (p ag. 1471, 12 ag. 1484) a un « Ma-
gìstro petro todesco » per la pittura delle armi del
legato.
La prima nota, nel volume 173 dei Camarlenghi, è
posta fra le spese di agosto e settembre 1471; la se-
conda, intestata con leggera variante: <iMag.ro petro
teotonico... prò integra solutione armorum pìctorum »,
è del 14 novembre dello stesso anno.
Che questo Pietro todesco o teotonico sia tutt’uno
con Pietro Alamanni, non mi pare vi possa essere
dubbio. Però che il pittore girovagasse per le Marche
e giungesse a Macerata con quella sola abilità di co-
lorire gli stemmi, sembra poco probabile. Preferisco
credere che sin dal 1471 egli fosse sufficientemente
abile nel ritrarre la figura e nel comporre quadri, sia
che stesse sotto la direzione del Crivelli, sia che altri-
L'Arte. VI, 26.