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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 2
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0236

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MISCELLANEA

Questa scena del racconto è riprodotta nel dodice-
simo quadretto. — A destra il solito scoglio con casa,
ed a manca due tende, disposte 1’ una dietro l’altra
con qualche criterio prospettico. La testa di Eustachio
e quella di Teopista sono dipinte meravigliosamente.

Non potendo più dubitare Eustachio, dopo la nar-
razione, che il Cielo non gli avesse restituita la sua
sposa, fece chiamare i suoi figliuoli sotto la tenda e
disse :

« Ecco, miei figliuoli, vostra madre; ecco, mia cara
compagna, il vostro sposo Eustachio».

Nella casella tredicesima è raffigurato il momento
in cui Eustachio e Teopista abbracciano e baciano i
due giovinetti.

Dopo la sconfitta dei barbari, Eustachio fu chia-
mato a Roma da Adriano, succeduto a Traiano, per
render grazia agli dei della riportata vittoria. Eustachio
si rifiutò, dichiarandosi cristiano. — In una sala con
vòlta a crociera, è il trono ove siede l’imperatore. Alla
destra di lui, su un piedistallo cilindrico, sormontato
da un capitello corintio, è posto un idolo, presso il
quale sono due uomini con lunga barba. Adriano ad-
dita al Santo, che è all’altro lato fra alcuni personaggi,

La leggenda di Sant’ Eustachio
Sportelli dipinti a tempera
Già nella chiesa di S. Eustachio in Campodigiove

l’idolo. Eustachio, all’atto dell’imperatore, sdegnato,
volta le spalle, incrociando le braccia sul seno.

La costanza di Eustachio nella fede adirò l’impe-
ratore, il quale diede ordine che fosse dato alle belve

con la moglie e i figli ; ma le belve si prostrarono ai
piedi del Santo, come si vede nella casella quindi-
cesima.

Inasprito Adriano per tale avvenimento, fece chiu-
dere la famigliuola dentro un toro di bronzo, attorno
al quale fece accendere un gran fuoco, e in quell’or-
ribile tormento, conchiude rii Croiset, i nostri Santi
terminarono la loro vita in glorioso martirio, il 20 set-
tembre dell’anno 120.

Quest’ ultimo fatto è rappresentato nella sedice-
sima casella da un toro mal disegnato, in mezzo
alle fiamme, con i martiri su la groppa in atto di
preghiera.

Or l’artista che dipinse gli sportelli della nicchia
di Campodigiove, indubbiamente di scuola toscana,
era forse un pittore del luogo? A questa domanda, che
viene spontanea, la risposta non è facile. Certo l’epoca
dell’opera ci mette innanzi un’eletta schiera di artisti
indigeni, fra i quali meritano di essere notati, perchè
più prossimi al paesello, Nardo di Teramo, cittadino
di Sulmona, pittore e scultore, familiare di re Ladislao
mastro Giovanni, che dipinse un trittico per la chiesa
di San Orante di Ortucchio, 1 2 Giovanni di Nicola,
Giacomo e Onofrio di Colella, Mastro Filippo, anche
pittori, tutti di Sulmona. Ma di questi artisti, come altra
volta dissi a proposito dei freschi della badia Mor-
ronese, 3 mancano le opere autentiche per i necessari
confronti, ad eccezione di qualche tempera di Mastro
Giovanni ; onde non è possibile, per ora, ident'ficare
le pitture descritte.

* * *•

Appartiene alla stessa chiesa di Sant’ Eustachio un
lavoro pregevolissimo di argentieri sulnronesi della se-
conda metà del secolo xv. È una croce processionale
alta cm. 64, con una traversa lunga cm. 52, fatta di la-
miere di argento, lavorate a stozzo e a bulino, e in-
chiodate sopra un corpo di legno. Le quattro estremità
sono trilobate. Nella faccia anteriore è Cristo sopra
una piccola croce, rilevata dalle lamine che ricoprono
il legno. Nel campo dei trilobi della traversa sono Maria
e Giovanni, di altorilievo, e in quelli del fusto, 1’ Eterno
e la Maddalena. Nell’altra faccia, sopra mensola bac-
cellata, è il Redentore seduto, che benedice, e nei
quattro trilobi, gli Evangelisti con i simboli accanto.
Vi sono pure, nella traversa, tra l’incrocicchio e le
estremità, due dischi di smalto champ-levé, rappresen-
tanti San Paolo e San Pietro. Un altro disco, con il
monogamma YHS in argento dorato su fondo azzurro,
è incastrato nel fusto, proprio sotto la mensoletta che
sostiene il Redentore.

1 N. Faraglia, op. cit., doc. CCX.

2 P. Piccirilli, Monumenti marsicani: Ortucchio, in Napoli
Nobilissima, voi. IX, fase. X, 1902.

3 I freschi della cappella Caldora nella Badia di Santo Spirito
di Sulmona. Teramo, tip. del Corriere abruzzese, 1893.
 
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