RICORDI DI UN VIAGGIO IN ITALIA
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chi rechi sul capo la strana accon-
ciatura conica — affatto singolare
nella rappresentazione di costumi
fiorentini — quale si vede in una
delle fanciulle che salgono verso il
carro della Castità. Così nei quadri
della Galleria Crespi come nella ta-
voletta della Pinacoteca di Torino,
i visi hanno una forma oblunga,
occhi non determinati nel ciglio
inferiore, ampie labbra; le mani,
assai caratteristiche per la loro pal-
ma breve e per le dita corte e ri-
strette insieme, appaiono somiglianti
nella principessa orante e nella
Castità che trionfa; il getto del pan-
neggio ed il posarsi delle vesti sulla
terra, ha nelle due serie di quadri
molte rispondenze; infine, il co-
lore posato densamente e come a
smalto suggella tutte queste somi-
glianze.
Le due tavolette della Galleria
Crespi, eseguite con assai minore
finezza di quelle di Londra e di
Torino, debbono riferirsi ad un al-
tro periodo dell’opera del maestro
del Trionfo della Castità, il qua)®
fu a nostro avviso artista intera-
mente distinto da Bastiano Mai-
nardi.
Nell’affresco della Madonna della Cintola in Santa Croce (fìg. 15) si possono conoscere i
caratteri salienti della maniera di questo costante compagno e ligio seguace di Domenico
Ghirlandaio. Il paesaggio, benché esso pure derivi dalle opere del Ghirlandaio, è affatto insi-
gnificante, con i suoi monti senza vegetazione, fra i quali appare un grande lago ove gal-
leggia una nave con le vele raccolte ; tale esso si rivede, ben diverso dalle fresche visioni
campestri care al pittore del Trionfo della Castità, riprodotto esattamente dal Mainardi nel-
l’affresco della Cappella del Museo Nazionale di Firenze, nel tondo della Galleria Lichtenstein
(replicato in altri tondi del Louvre e del Museo di Napoli), nella tavola della collezione
Weber ad Amburgo. Nell’affresco di Santa Croce le figure dipendono strettamente dalla
maniera del Ghirlandaio, benché non abbiano punto la fermezza del disegno propria alle
opere del maestro: il tondeggiar delle forme si assottiglia; i visi dal rotondo mento si allun-
gano e si affilano; la risolutezza dei lineamenti cede ad un modellato inconsistente delle
carni; le pieghe, ampie e razionali nel Ghirlandaio, si fanno vanamente capricciose ed ora
si allungano in pesanti svolazzi, ora posandosi a terra vi si aprono a ventaglio in forma
tutta diversa da quella che si scorge nelle vesti delle donne inginocchiate entro il quadretto
della Galleria Crespi, e nel manto della Castità trionfante.
I caratteri ora definiti permettono di distinguere la cooperazione di Bastiano Mainardi
anche negli affreschi di Santa Maria Novella (ove, per esempio, la scena di San Giovanni
Battista presentato a Zaccaria, mostra chiaramente di essere stata eseguita da questo seguace
del Ghirlandaio) ma non ne lasciano confondere la maniera con quella dell’autore dei quadretti
Fig. 17 — Antonio Vivarinì e Giovanni Alamanno : Madonna
(Particolare) - Venezia, Accademia
(Fotografia Anderson)
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chi rechi sul capo la strana accon-
ciatura conica — affatto singolare
nella rappresentazione di costumi
fiorentini — quale si vede in una
delle fanciulle che salgono verso il
carro della Castità. Così nei quadri
della Galleria Crespi come nella ta-
voletta della Pinacoteca di Torino,
i visi hanno una forma oblunga,
occhi non determinati nel ciglio
inferiore, ampie labbra; le mani,
assai caratteristiche per la loro pal-
ma breve e per le dita corte e ri-
strette insieme, appaiono somiglianti
nella principessa orante e nella
Castità che trionfa; il getto del pan-
neggio ed il posarsi delle vesti sulla
terra, ha nelle due serie di quadri
molte rispondenze; infine, il co-
lore posato densamente e come a
smalto suggella tutte queste somi-
glianze.
Le due tavolette della Galleria
Crespi, eseguite con assai minore
finezza di quelle di Londra e di
Torino, debbono riferirsi ad un al-
tro periodo dell’opera del maestro
del Trionfo della Castità, il qua)®
fu a nostro avviso artista intera-
mente distinto da Bastiano Mai-
nardi.
Nell’affresco della Madonna della Cintola in Santa Croce (fìg. 15) si possono conoscere i
caratteri salienti della maniera di questo costante compagno e ligio seguace di Domenico
Ghirlandaio. Il paesaggio, benché esso pure derivi dalle opere del Ghirlandaio, è affatto insi-
gnificante, con i suoi monti senza vegetazione, fra i quali appare un grande lago ove gal-
leggia una nave con le vele raccolte ; tale esso si rivede, ben diverso dalle fresche visioni
campestri care al pittore del Trionfo della Castità, riprodotto esattamente dal Mainardi nel-
l’affresco della Cappella del Museo Nazionale di Firenze, nel tondo della Galleria Lichtenstein
(replicato in altri tondi del Louvre e del Museo di Napoli), nella tavola della collezione
Weber ad Amburgo. Nell’affresco di Santa Croce le figure dipendono strettamente dalla
maniera del Ghirlandaio, benché non abbiano punto la fermezza del disegno propria alle
opere del maestro: il tondeggiar delle forme si assottiglia; i visi dal rotondo mento si allun-
gano e si affilano; la risolutezza dei lineamenti cede ad un modellato inconsistente delle
carni; le pieghe, ampie e razionali nel Ghirlandaio, si fanno vanamente capricciose ed ora
si allungano in pesanti svolazzi, ora posandosi a terra vi si aprono a ventaglio in forma
tutta diversa da quella che si scorge nelle vesti delle donne inginocchiate entro il quadretto
della Galleria Crespi, e nel manto della Castità trionfante.
I caratteri ora definiti permettono di distinguere la cooperazione di Bastiano Mainardi
anche negli affreschi di Santa Maria Novella (ove, per esempio, la scena di San Giovanni
Battista presentato a Zaccaria, mostra chiaramente di essere stata eseguita da questo seguace
del Ghirlandaio) ma non ne lasciano confondere la maniera con quella dell’autore dei quadretti
Fig. 17 — Antonio Vivarinì e Giovanni Alamanno : Madonna
(Particolare) - Venezia, Accademia
(Fotografia Anderson)