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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 3
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Sordini, Giuseppe: La "capella delle reliquie" nel duomo di spoleto
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0278

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GIUSEPPE SORDINI

2 54

Capitello del tabernacolo

1 Narra la leggenda che questa Icone o immagine
(dal greco /con) rappresentante la Vergine, fosse dipinta
da San Luca, venerata in Santa Sofia a Costantinopoli,
salvata dall’imperatrice Irene, al tempo di Leone Isau-
rico l’iconoclasta, e finalmente, venuta nelle mani del-
l’imperatore Federico Barbarossa, questi la donasse
nel 1185 agli Spoletini, quando li ebbe ricevuti in grazia,
trent’anni dopo la memoranda distruzione di Spoleto,
da lui compiuta.

Non pare dubbio, invero, che il dipinto risalga ad
un’alta antichità, e che fosse un dono del Barbarossa.
I documenti più antichi relativi alla esistenza di questa
immagine in Spoleto, sono di oltre un secolo poste-
riori al Barbarossa. Sembra però che vi fosse nell’Ar-
chivio capitolare del Duomo un diploma imperiale ri-
guardante tale donativo, se dobbiamo credere ad una
solenne dichiarazione contenuta a c. 13, voi. I della
Sacra Visita Barberini già citata. Tale dichiarazione,
fatta innanzi al cardinale Barberini, nel 1610, da un ca-
nonico del Duomo, è cosi concepita: Hanc (la Icone)
dicunt dono data Ecc.ae a Federico Aenobarbo huius no-
minis primo Romano Imperatore cuius diploma cum
sigillo magno Imperiali se vìdisse saepius affirmavit
admodum R. D. Antonius Toctus Ecc.ae Cathedralìs
Canonicus coram Illmo et Rmo D. Cardinali, et loto

massimo pregio.1 Che se il Car-
dinal vescovo Maffeo Barberini
qualificò, agli inizi del XVII se-
colo, questa cappella semplice-
mente così : sacellum S.mae Ico-
nae, deve intendersi tale qualifica
come provvisoria e dipendente
da accidentalità ancora ignote,
quali potrebbero essere la co-
struzione di una nuova cappella,
o l’inservibilità dell’antica, per
cagione di terremoti o di guasti
comunque verificatisi.

Il Comune, infatti, fino dal
xiii secolo aveva costruita nella
Cattedrale, come narra il San-
si, « un’ adorna cappella dove
nel 1291 fu trasferita la vene-
rata Icone con pompa così so-
lenne che il vescovo ne diede
notizia al pontefice »;a e ad un’al-
tra cappella, ricca di statue, di
colonne e di fregi, dava principio
nell’anno 1519, della quale però,
nulla di più sappiamo di quanto
ce ne dicono il contratto e al-
cuni pagamenti a tale scopo

Capitalo et rnultis aliis virìs laicis nobilibus, dum dieta
cappella visitaretur a sua Dominatione Illtna et dixit
quod iussu Rmi D. Petri Ursini (che fu vescovo di
Spoleto dal 1580 al 1591) emissum fuit suprascriplum
Diploma ad Palatium episcopale, neque amplìus recu-
perari potuit.

La Icone è dipinta su d’una tabella di legno, rico-
perta di un finissimo tessuto. Vedi Lironi G., Notizie
storiche sul culto, ecc., Roma, Propaganda Fide, 1877 ;
e, dello stesso autore, Memorie storiche sul culto, ecc.,
Foligno, Sgariglia, 1881.

2 Sansi A., Storia del Comune, ecc., Foligno, Sga-
riglia, 1879, parte I, pag. 169. Il Sansi veramente ap-
poggia questa notizia con l’autorità dei Commentari,
del Bracceschi. Ma nel foglio 70, da lui citato, non
c’è nulla che riguardi la traslazione, la cappella e il
Duomo di Spoleto. La citazione però può essere di
seconda mano, come spesso ho dovuto rilevare nei
libri del Sansi, e non farà quindi meraviglia l’errore.
Piuttosto è degno di considerazione che la lettera del
vescovo Gerardo, Notum facimus universis, ecc., sulla
quale sembra fondarsi la notizia della cappella del 1291,
parla soltanto della consueta traslazione ad Altare, che
deve intendersi altare maggiore del Duomo, nella festa
dell’Assunta, traslazione eseguita in quell’anno con
 
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