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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 6.1903

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Fasc. 3
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Venturi, Lionello: Sulle origini della Xilografia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24148#0292

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268

LIONELLO VENTURI

Una xilografia italiana su tessuto del secolo XIv si trovava un tempo a San Maurizio nel
Vallese presso il signor d’Odet, 1 e ora è nel Museo di Berna. Raffigura, in basso, scene della
vita di Edipo ; nel mezzo, una battaglia tra cavalieri muniti d’archi e di lance ; sopra, un giardino
d’Epicuro ove, al suono del liuto e del cembalo, madonne e cavalieri danzano tenendosi per
mano e si rivolgono occhiate d’amore. L’intonazione boccaccesca, i costumi, e anche motivi par-
ticolari come il salterellare de’ cagnolini, quasi gelosi degli sguardi delle loro signore, rammen-
tano il giardino d’amore nel Trionfo della Morte di Pisa. E col celebre affresco è forse comune

10 scopo morale della rappresentazione : i giovani innamorati non si danno pensiero delle guerre
fraterne, che si svolgono appresso, nè delle sventure familiari, cui è simbolo la vita di Edipo. Le
figure del tessuto appaiono di carattere italiano, anche per i costumi della metà del secolo XIV,
e per la corrispondenza di ornamenti e di distribuzione con le nostre cassettine alla certosina.
Fino d’allora adunque l’arte della xilografia era conosciuta nel nostro paese, e usata, se non
con grande maestria tecnica, certo con meravigliosa finezza di disegno.

Ma il tessuto del signor d’Odet era per gli studiosi di stampe un’eccezione ; esso appa-
riva un secolo prima delle xilografie ad ornamento di libri, mentre durante tutto quel secolo
nessun documento diretto restava che dimostrasse la continuazione di quell’arte. Un miracolo,
che si crede avvenuto nel 1428, ci ha permesso infine di trovare il documento.

A dì 4 febbraio 1428 s’appiccò incendio a una scuola di Forlì, tenuta da Lombardino
Brusi da Ripetrosa. Tutto andò in fiamme meno le mura e una carta stampata inchiodatavi
sopra che raffigurava la Madonna attorniata da Santi. Naturalmente si gridò al miracolo;
e la carta, subito chiamata « La Madonna del Fuoco », lasciata tre giorni al suo posto,
perchè fosse dai cittadini veduta e adorata, fu trasportata con solenne processione, cui era
a capo Domenico Capranica, legato di Martino V, nella Cattedrale, ove è stata sempre con-
servata e considerata patrona di Forlì. Due testimonianze contemporanee di Giovanni Pan-
secco e di Giovanni di maestro Pedrino, 2 che non si contraddicono in nulla, e che preci-
sano egualmente bene la rappresentazione della carta e il luogo ove essa fu trasportata, non
possono lasciare dubbio alcuno sulla verità dell’accaduto.

Nè si può dubitare che la miracolosa carta sia poi stata sostituita: non l’avrebbero per-
messo i Forlivesi, che anche ora conservano grande venerazione per la loro protettrice. O almeno
a tale atto sarebbero state fatte molte opposizioni di cui avremmo certo qualche sentore.

La Madonna piegata leggermente verso il Bambino ha ai lati il sole e la luna. Sopra

11 nimbo è rappresentato Gesù sulla croce attorniato dalla Madre, da Maria Maddalena e da
San Giovanni Evangelista. A destra e a sinistra della Crocifissione è l’Annunziazione, in
cui trovo notevole il giglio fornito di radici. Sotto a Gabriele sono rappresentati San Giorgio,
San Francesco, San Cristoforo e Sant’Antonio abate e sotto l’Annunziata, un Santo vescovo,
San Lorenzo, San Giovanni Battista e San Girolamo. La parte inferiore della carta è molto
rovinata, specie nel centro, ove forse era raffigurata la Madonna seduta con ai lati i dodici
apostoli e Santa Caterina. Le varie rappresentazioni sono separate fra loro da colonnine tortili
e da fregi a quadrifogli. La misura della xilografia è di mm. 268 X 227. Sono qua e là
leggere tracce di tinteggiatura.

1 Fu illustrata per la prima volta dal Keller (Mil-
theilungen der antiquarischen Gesellschaft in Zùrich,
voi. XI).

2 La prima testimonianza è pubblicata da Dome-
nico Bolzoni (Storia della Nuova Chiesa, dedicata in
Forlì a Maria Santissima del Fuoco, Forlì, 1833); la
seconda da E. Calzini e G. Mazzatinti (Guida di
Forlì, Forlì, 1893, pag. 21). Veramente tra i due rac-
conti esiste una piccola contraddizione, ma tale da non
doverne tener conto. Si tratta del giorno in cui av-
venne l’incendio. Il Pansecco (Wcpridie nonasfebruarj;

Giovanni di maestro Pedrino, a dì 14 del dieta mese
(febbraio) la notte venendo la festa de Santa Agata. Evi-
dentemente ha ragione il Pansecco, poiché la festa di
Sant’Agata cade nel 5 febbraio e non nel 15. È un
lapsus calami o di Giovanni di maestro Pedrino, op-
pure, che mi sembra più difficile, del diligentissimo
prof. Mazzatinti che trascrisse il documento. Noterò
di sfuggita che una simile leggenda si trova ad Atene,
ove la chiesa bizantina Kapnicarea, ha preso nome da
una miracolosa testa di Madonna che rimase intatta
durante un incendio della chiesa intera.
 
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